Comprendere l’Islam?

Frontespizio di Comprendre l'islam
Comprendre l’islam ou plutôt: pourquoi on n’y comprend rien è un agile libro opera di Adrien Candiard (Parigi 1982).
Candiard, dopo essersi dedicato alla politica ed aver scritto, tra le altre cose, un libro su Berlusconi, decide nel 2006 di entrare nell’ordine domenicano. Nel 2012 è presso il convento del Cairo e diviene membro dell’Institut dominicain d’études orientales dove approfondisce gli studi di islamologia.

Il libro è davvero illuminante. Non si tratta di una trattazione sistematica, quanto di un tentativo di individuare da una parte i fraintendimenti cui sono facilmente portati gli occidentali nel loro rapporto con l’Islam e, dall’altra, le molteplici tensioni interne ad una religione per nulla monolitica.

Per chi non conosce il francese, esiste una traduzione italiana Comprendere l’Islam. O meglio, perché non ci capiamo niente, emi editrice.

Frontespizio di Comprendere l'Islam

Da Rozzano verso il cielo

in volo

Sorvolare i cieli d’Italia non è solamente prendere in mano un volante e dirigersi da un punto A a un punto B. Essere un pilota è ben altro: conoscenza generale e buona cultura sono alla base del problem solving. Lo studio costante non solo sui libri, ma anche su indagini di incidenti già avvenuti e da tante altre fonti permette di rafforzare e migliorare le scelte in situazioni di difficoltà.
Dopo la prima licenza da pilota privato, sto proseguendo lo studio per le prossime licenze del trasporto aereo e quella commerciale.
Ringrazio i professori del Calvino per gli insegnamenti, scolastici e di vita, che mi hanno trasmesso.

pilotando

accanto all'aereo aereo

Un mito…

Quante volte me lo sono sentito dire? Tanto numerose che non le so contare.
Parlo del professor Colavolpe, docente di Disegno e Storia dell’Arte. Per anni i nostri studenti lo hanno definito “un mito…”
E ora, proprio al mito è dedicata la sua prima mostra artistica personale in corso fino al 28 novembre 2021 presso la galleria di via Lanzone, 23 a Milano.
Tante volte ho visto le foto dei suoi quadri pubblicate sul suo sito web. Ma vederle dal vero è un’altra cosa: un’esperienza estetica da non perdere.

ARCò

Un bell’articolo del quotidiano Avvenire: https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/niente-cemento-ma-pneumatici-e-tubi-riciclati-per-le-scuole-costruite-da

Della cooperativa ARCò fanno parte due nostri ex alunni: Valerio Marazzi e Diego Torriani.

Una citazione dal loro sito web:

ARCò è una cooperativa fondata da un gruppo di ingegneri e architetti impegnati nella progettazione architettonica, urbana e del paesaggio basata su principi di sostenibilità ambientale.

I suoi progetti si fondano sulla ricerca della sostenibilità sociale, economica e ambientale, per questo per ogni intervento si scelgono le tecniche più appropriate allo specifico luogo, che consentano l’indipendenza del processo costruttivo da parte delle comunità locali e si prediligono percorsi che consentano l’utilizzo di materiali riciclati o naturali, l’impiego di fonti di energia rinnovabile e principi passivi di architettura bioclimatica. Questo approccio ha portato ARCò ad incontrare il mondo della cooperazione internazionale per affrontare e risolvere con le proprie competenze problemi in situazioni di emergenza umanitaria.

I lavori di ARCò sono apparsi su diverse monografie, sulle principali riviste di settore, e hanno ricevuto riconoscimenti internazionali quali il Premio Fondazione Renzo Piano per Giovani Talenti e l’Holcim Awards for Sustainable Construction.

I membri del gruppo si dedicano da tempo alla didattica collaborando con istituti quali l’Università degli Studi di Pavia, Politecnico di Milano e di Torino, Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), l’Istituto Europeo del Design (IED) di Torino e la S.O.S. School of Sustainability di Bologna.

LICEO CLASSICO A ROZZANO E LICEO SCIENTIFICO A NOVERASCO: UN “FLOP” E UN FATICOSO SUCCESSO

Fin dall’inizio della propria attività come scuola autonoma, il nostro Istituto si è mosso per articolare e diversificare la propria offerta formativa, affinché l’utenza potesse contare su molteplici possibilità e per contribuire a contenere il fenomeno del “pendolarismo” studentesco.

Nell’anno scolastico 2000/2001, i Professori Sergio Cappellini e Lorenza Marchesini avevano lavorato al progetto “Scuola e Territorio”, analizzando i flussi degli alunni in uscita dalle scuole medie del Distretto Scolastico 94 e fornendo, quindi, gli elementi conoscitivi necessari per poter avanzare all’Amministrazione Provinciale richieste di  attivazione di nuovi percorsi scolastici.

La prima iniziativa in tale direzione non ebbe il successo sperato, ma consentì di “prendere le misure” alla macchina burocratica dell’Amministrazione Provinciale. Fu infatti proposta l’attivazione del Liceo Classico a Rozzano, contando, in particolare, su potenziali iscritti provenienti dalla scuola media di Basiglio. Le domande di iscrizione al nuovo indirizzo, per l’ipotetico avvio dell’indirizzo a settembre 2002, furono soltanto 8, e la Provincia non rinnovò la propria autorizzazione per l’anno successivo, preferendo soddisfare la richiesta dell’Istituto “Allende” di Milano, che peraltro disponeva di spazi a sufficienza, mentre la scuola di Rozzano si avviava verso la saturazione.

Oltre a farci meglio comprendere come muoverci con l’Amministrazione Provinciale, la lezione ci servì anche per capire che non dovevamo trascurare due variabili importanti: la diffidenza dell’utenza verso le scuole di nuova istituzione e l’appeal delle scuole (e in particolare dei licei) di più lunga tradizione. Imparammo anche ad accettare il punto di vista della Provincia, i cui uffici, pur apprezzando il nostro dinamismo, avevano una visione d’insieme più ampia della nostra.

A Noverasco, invece, l’anno successivo riuscimmo ad avviare il Liceo Scientifico, grazie anche al convinto sostegno dell’Assessore all’Istruzione e alla Cultura del Comune di Opera, Riccardo Borghi.

L’Istituto Agrario continuava a caratterizzarsi come indirizzo scolastico “di nicchia”, e faticava a tenere in vita due corsi completi. Vi era pertanto ampia disponibilità di spazio, e nulla lasciava presagire la saturazione degli spazi che avrebbe avuto luogo un po’ di anni più tardi.

Ricordo che, quando si contrattava con la Rappresentanza Sindacale di Istituto la suddivisione sui due plessi del personale collaboratore scolastico, era difficile soddisfare il desiderio della “squadra” di Noverasco di non perdere unità e tacitare, viceversa, le recriminazioni (tutt’altro che infondate) dei colleghi di Rozzano: ma, a loro vantaggio, giocava soprattutto il fatto di essere, appunto, una squadra compatta ed equilibrata, volonterosa ed efficiente. Mi piace qui ricordare i loro nomi, sperando di non sbagliare: Lucia De Benedittis, Carmine Fedele, Dina Gambatese, Vincenza Orlando, Mario Panico e la “decana” Antonetta (sic) Tramontano, che andò in pensione quasi oltre ogni ragionevole limite di età. In occasione della prima delle feste di primavera “Di fiore in fiore” a cui  partecipai, promisi loro che la scuola si sarebbe riempita, ma l’inizio non fu facile.

Le iscrizioni alla neonata 1E del Liceo Scientifico erano il minimo indispensabile, e sull’effettivo avvio della classe non poco influì la Professoressa Gabriella Brutto, che diede esempio agli altri genitori, un po’ scettici, affidandoci sua figlia.

Oltre alla mancanza di tradizione, sulla classe di nuova istituzione pesava l’incognita del personale docente; per parare il colpo impegnammo diversi colleghi di ruolo dell’Agrario.

L’insegnamento della matematica fu assunto da Maria Grazia Bernasconi; l’inglese, da Graziella Trotta; le 13 ore di materie letterarie furono suddivise fra Daniela Nicoletti, Leonardo Truglio e Giulia Terzaghi, che nel corso del tempo passò nell’organico del nuovo Liceo di cui avrebbe costituito, nel tempo, il punto di riferimento.

2002, IL “BOOM” DELLE ISCRIZIONI

Riprendo, dopo una pausa piuttosto lunga, a pubblicare i qualche mio contributo utile a ricostruire qualche momento significativo della piccola storia della nostra scuola, dopo vent’anni dalla sua istituzione: ricorrenza che non poteva cadere in periodo peggiore, e
non nascondo che gli effetti depressivi della situazione che tutti stiamo vivendo ha avuto a che fare con il lungo silenzio che ho mantenuto.
Per rinfrancarci un po’ il morale, rievochiamo il bel risultato della campagna di iscrizioni del 2002, quando il “Calvino” consolidò la sua presenza nel proprio ambito territoriale.
Nel precedente articolo “Le fatiche dell’obbligo” abbiamo parlato del “progetto avventura”; il suo avvio contribuì a determinare un numero di iscrizioni all’istituto tecnico commerciale (93) poco meno che doppio rispetto a quello registrato nell’anno precedente, mentre le domande per il liceo scientifico toccarono quota 125: massimo storico.
Era quindi pienamente confermata l’importanza dell’acquisita autonomia: Rozzano camminava spedita sulle sue gambe, senza che altri istituti potessero più intervenire a deciderne le sorti.
È vero che il numero delle nuove iscrizioni è un indicatore, seppur molto grezzo, della buona salute di una scuola: quindi, questi dati furono salutati con grande soddisfazione; ma la crescita che si profilava ci poneva dinanzi a due problemi.
Il primo è rappresentato dall’esigenza di assicurare ai nuovi studenti un livello qualitativo del servizio pari a quello assicurato in precedenza, che – è lecito supporre – è stato valutato positivamente da chi si è iscritto e desidera fruirne. Con le regole vigenti nella scuola in materia di assunzione del personale, non era certo un problema da poco: ma si risolse positivamente perché acquisimmo per trasferimento docenti di alta professionalità. Inoltre, i cosiddetti “precari”, che ogni anno devono scegliersi la scuola, al “Calvino” sono sempre tornati volentieri, perché, quando dimostravano di avere buone qualità professionali, vi trovavano un ambiente accogliente e godevano della stessa stima e considerazione riservata agli insegnanti “di ruolo”.
Il secondo problema è la disponibilità di spazio: se le classi in uscita sono cinque e quelle in entrata dieci, nell’immediato può non sussistere (e di fatto, per il momento, non c’era), ma si presenterà sicuramente in futuro: e per di più non può essere risolto dalla scuola con le sue sole forze, ma deve essere preso in carico e affrontato dall’ente territoriale competente (la Provincia di Milano, oggi Città Metropolitana), che chiamammo sollecitamente in causa.
Incontrammo Sandro Aldisio, assistente dell’Assessore Paola Frassinetti, e i tecnici dell’edilizia scolastica, chiedendo che l’ampliamento dell’edificio scolastico di Rozzano venisse messo in programma.
La benevola attenzione della Provincia si sarebbe concretizzata, parecchi anni dopo, nell’ampliamento dell’ala est dell’edificio: ne parleremo in una prossima occasione.
A questa situazione evolutiva faceva contrasto il calo delle iscrizioni all’Istituto Tecnico Agrario di Noverasco, che quell’anno furono solo 36 e consentirono la formazione di due sole classi prime: mentre una sede si riempiva, l’altra si svuotava e disponeva di ampi spazi inutilizzati.
Bisognava riempirli: ne riparleremo.

MARILENA PASCALI

Mi è appena giunta la triste notizia della scomparsa, dopo lunga malattia, di Maria Filomena Pascali, la prima “vicaria” del “Calvino”, Docente di diritto ed economia e mia preziosa collaboratrice per diversi anni. Saggezza, bonomia e simpatia aggiungevano ulteriore valore alla sua indiscussa professionalità. Con i “vecchi” del “Calvino” ne condivido il grato ricordo e mi unisco al cordoglio della famiglia.

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