COSTITUZIONE MATERIALE

L’articolo 1 della Costituzione della Repubblica italiana deve essere così riformulato: l’Italia è una Repubblica (l’aggettivo “democratica” lo toglierei perché francamente mi sembra superato) fondata sui certificati medici. Questi ultimi infatti servono per ogni genere di cose. Nel mondo del pubblico impiego rappresentano uno strumento di proseguimento della lotta sindacale con altri mezzi (piloti e assistenti di volo Alitalia), un mezzo per sottrarsi al lavoro (invalidità di dubbia natura) e un modo per prolungare le ferie o i “ponti” già previsti in calendario. Purtroppo il ricorso ai certificati di comodo ha delle localizzazioni geografiche a tutti note, ma che non possono essere citate perché altrimenti scattano le accuse di “razzismo”, di “processo alle intenzioni”, di “fare di tutte le erbe un fascio” eccetera. Se poi si tratta di invalidi, peggio ancora: sei qualificato praticamente come nazista.
Perciò, andiamo pure avanti così: truffiamo allegramente lo Stato (cioè i concittadini), e facciamo mancare, nel nostro caso ai ragazzi, i servizi a cui hanno (avrebbero) diritto. Tanto, troveremo sempre un politicante o un sindacalista che ci protegge e lancia anatemi contro chi dice la pura e semplice verità, che del resto tutti sanno.
Peccato, però, che in questo modo si getti discredito su tanti lavoratori seri ed onesti, e soprattutto su una parte del nostro paese che non ha certamente bisogno di essere ulteriormente screditata da chi fa, del tutto gratuitamente e con grande pervicacia, un’efficacissima propaganda elettorale per la Lega Nord.

3 commenti su “COSTITUZIONE MATERIALE”

  1. Gli sfoghi si possono capire, ma costruiscono poco. Servono di più le scelte concrete nella vita quotidiana.
    Può essere frustrante? Può esserlo. Ma le doglianze un po’ generiche su politici e sindacalisti non aiutano.
    Se ci sono problemi specifici, la RSU della scuola è disponibile a discuterne.

  2. Sarcasmo per sarcasmo, io modificherei l’incipit della Costituzione scrivendo che la nostra è una repubblica telecratica fondata sul conflitto d’interessi. E aggiungerei che è anche fondata sul lavoro precario, che mi pare una realtà non meno significativa dell’abuso di certificati medici mendaci e di permessi straordinari.
    La legislatura testé iniziata temo che, senza abolire significativamente il malvezzo delle assenze di comodo, accentuerà il tasso di precarietà del lavoro per le nuove generazioni e renderà più evidente il primato della telecrazia.
    Non so quali politicanti siano direttamente complici degli abusi compiuti dai lavoratori dipendenti, ma non ho l’impressione che coloro che (i “pianisti”) sono avvezzi a barare sui banchi del Parlamento – votando anche per i colleghi di partito assenti perché impegnatissimi a farsi i fatti propri – abbiano una particolare sensibilità a perseguire l’assenteismo.
    Quanto ai sindacalisti, è di moda (soprattutto dopo il caso Alitalia e l’intemerata di Montezemolo) farne i capri espiatori di ogni guasto. Riconosco che probabilmente un maggior rigore sarebbe necessario. Per quel che riguarda il nostro istituto, devo sottolineare il senso di responsabilità che ha caratterizzato l’attività delle RSU che hanno sempre avuto come primo obiettivo l’interesse della scuola.

  3. Se ci sono “scelte concrete di vita quotidiana” che non so fare e non ho fatto rispetto al problema delle assenze di comodo, sono disponibilissimo a imparare e ovviamente a discutere: attendo quindi proposte serie e concrete. Sulla R.S.U. di istituto non ho niente da eccepire e infatti niente ho detto.
    Il sindacato dovrebbe essere un po’ più chiaro e netto nell’emarginare chi non rispetta i propri doveri (ma le tessere…); i politici dovrebbero invece produrre norme più severe in materia (ad esempio non pagare i primi tre giorni di malattia). Chi omette di intervenire di fatto tutela chi non deve essere tutelato.

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