La Carta dello Studente- versione 2.0

Ciao a tutti!! Vorrei informare il preside che è in corso il bando per
poter ricevere le nuove carte dello studente dell’iniziativa “io studio”.
Sul sito ho letto che vi sono tante altre agevolazioni, comprese
promozioni TIM e VODAFONE.
Pregherei il Preside di dare un’occhiata al link sottostante
http://iostudio.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/e12311c2-ee5b-11de-81c0-8f213b98cd64/Lettera%20-%20Bando%20Versione%202.0.pdf

Grazie e Buone Feste!

PS: il bando scade il 16 Gennaio

Buone Feste

Invio a tutti i miei migliori auguri di Buone Feste ! Se mi permettete, lo faccio utilizzando …

Il mago di Natale
di Gianni Rodari

S’io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l’alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all’Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po’ di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.

Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.

In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d’ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an’roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.

In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?

Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.

Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.

Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.

Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.

però non lo sono
che posso fare?

Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

Situazione paradossale.

Giornata di riposo all’università. Ultimo giorno di lezione al Calvino. Quale migliore occasione per andare a salutare gli ex professori? Peccato che all’entrata vengo bloccato da 3 collaboratrici scolastiche che mi impediscono l’accesso all’istituto. ” Sei un esterno, non puoi entrare. E’ una norma di sicurezza.” Spiego il fatto di essere un ex studente e di essere li esclusivamente per salutare i miei ex professori ma niente, impassibili mi invitano ad allontanarmi dall’istituto. Un pò turbato e dispiaciuto mi allontano quando noto che le porte esterne della scuola sono semi-aperte. Vedo la mia ex professoressa di arte e ci scambio volentieri due chiacchere. Intanto non posso fare a meno di notare ragazzi che fanno pupazzi di neve in giardino durante l’ora di lezione. Se fossi stato un esterno volenteroso di combinare qualche danno, l’avrei potuto fare entrando tranquillamente dalle porte aperte ai lati. C’è ben poca coerenza.. Invece di stare col mitra puntato su un ex studente che vuole salutare gli ex professori, forse farebbero meglio a controllare ben altro..

Colgo l’occasione per fare gli auguri di Natale al Preside, ai docenti e a tutti gli studenti del Calvino.

Fantocci e feticci

Mi sembra quasi un obbligo verso me stesso dover commentare i fatti di questi giorni, in particolare ciò che è stato definito un attentato nei confronti di Sua Maestà Eccellentissima il Cav. Silvio Berlusconi.

Umanamente parlando non posso far altro, anzi devo mio malgrado esprimere la mia solidarietà per questo arzillo vecchietto di 70 e passa anni; per quanto sia forte l’odio nei suoi confronti non avrei mai immaginato che sarebbe mai capitato un episodio simile.

Giovanni Tartaglia è un uomo fatto a pezzi mediaticamente: accuse indiscriminate da ogni lato, giudizi assolutistici che si sprecano su questo povero uomo.
Attenzione, non si fraintenda il mio povero come un tentativo di difenderlo: ma un uomo di 42 anni, psicolabile e in cura da più di dieci anni, non avrebbe il diritto di un regolare processo, anziché le solite baruffe televisivamente schierate? Non meriterebbe un processo in aula anziché sui vari tg e sugli speciali di Studio Aperto?

Oggi leggevo il nome di un gruppo su Facebook: “La differenza tra Berlusconi e Tartaglia è che il secondo sarà processato”: non mi pare di dover né di poter aggiungere altro.
Sempre su Facebook ho deciso di compiere un altro gesto facilmente travisabile: un mio amico mi ha inviato un link per poter diventare Fan di Tartaglia: ebbene, ho accettato.
Ma non ho accettato perché condivido ciò che ha fatto, né perché in me frullano pensieri omicidi o quant’altro; ho accettato perché so che quest’uomo verrà mediaticamente fatto a pezzi, verrà umiliato e distrutto, saranno tirati in ballo i suoi familiari e tutti i suoi trascorsi. E poiché trovo che peggio di questo non possa capitargli – come due denti scheggiati e il setto nasale rotto – a lui va tutto il mio appoggio.

Bossi ha parlato di “congiura contro Silvio”, e Bondi ieri sera al telegiornale sembrava sul punto di scoppiare a piangere; ci ha pensato Di Pietro ad attizzare le fiamme con la frase “Berlusconi istiga alla violenza”; UDC e PDL in coro hanno espresso il loro sdegno per queste dichiarazioni, e in fondo posso anche capirle… Anzi no.

Non posso capirle perché trovo inammissibile che un uomo di politica al proprio comizio, durante una contestazione di Liberi Cittadini, urli “Vergogna! Vergogna! Noi questo non lo faremmo mai!”, e che lo stesso sia indagato per aver tentato la corruzione di quattro senatori del vecchio governo Prodi.

Trovo inammissibile che un uomo di politica attacchi i magistrati senza ritegno quando sono celebri casi di tangenti versati agli stessi per non finire in galera.

Trovo inammissibile che quest’uomo voglia dare lezioni all’opposizione sulla correttezza politica quando proprio lui durante il governo Prodi parlava di “spallata al governo” e di elezioni anticipate.

Quest’uomo non incita alla violenza in effetti: incita all’odio, al tentativo di arginarlo, incita l’elettore a odiare le istituzioni; ecco perché sostengo che Tartaglia sia il braccio armato della mente “intellettuale” di tanti di noi.

Purtroppo però il re più forte di prima: Schopenhauer sosteneva che ciò che non uccide rende più forte: ecco a voi, signori e signore, la dimostrazione del teorema!
Due denti scheggiati, il setto nasale rotto, ma le spalle più forti, il carisma che cresce, le turbe si levano in onore del re e tentano di linciare il sicario nazionale.

Il re è vivo e vegeto, sta bene e ha perso una battaglia, ma sta vincendo la guerra.
Non è con queste azioni che il re cadrà, nemmeno fosse sopraggiunta la sua morte; un uomo muore solo quando viene dimenticato.

Guarisci, caro nemico

Valentino Gallo

IL GIORNO DI NATALE NEL 2009

ai tempi di oggi andrebbe così ….meditate gente!

25 dicembre 2009

“Trovato neonato in una stalla – La polizia e i servizi sociali indagano”
“Arrestati un falegname e una minorenne”

BETLEMME, GIUDEA –

> L’allarme è scattato nelle prime ore del mattino, grazie alla
> segnalazione di un comune cittadino che aveva scoperto una famiglia accampata in una stalla.
> Al loro arrivo gli agenti di polizia, accompagnati da
> assistenti sociali, si sono trovati di fronte ad un neonato avvolto in
> uno scialle e depositato in una mangiatoia dalla madre, tale Maria H.
> di Nazareth, appena quattordicenne.
> Al tentativo della polizia e degli operatori sociali di far salire la madre e il bambino sui mezzi blindati delle forze
> dell’ordine, un uomo, successivamente identificato come Giuseppe H. di
> Nazareth, ha opposto resistenza, spalleggiato da alcuni pastori e tre
> stranieri presenti sul posto.
> Sia Giuseppe H. che i tre stranieri, risultati sprovvisti
> di documenti di identificazione e permesso di soggiorno, sono stati
> tratti in arresto. Il Ministero degli Interni e la Guardia di Finanza
> stanno indagando per scoprire il Paese di provenienza dei tre
> clandestini. Secondo fonti di polizia i tre potrebbero infatti essere
> degli spacciatori internazionali, dato che erano in possesso di un
> ingente quantitativo d’oro e di sostanze presumibilmente illecite. Nel
> corso del primo interrogatorio in questura gli arrestati hanno riferito
> di agire in nome di Dio, per cui non si ecludono legami con Al Quaeda.

> Le sostanze chimiche rinvenute sono state inviate al laboratorio per
> le analisi. La polizia mantiene uno stretto riserbo sul luogo in cui
> è stato portato il neonato. Si prevedono indagini lunghe e difficili.
> Un breve comunicato stampa dei servizi sociali, diffuso in mattinata,
> si limita a rilevare che il padre del bambino è un adulto di mezza età,
> mentre la madre è ancora adolescente. Gli operatori si sono messi in
> contatto con le autorità di Nazareth per scoprire quale sia il rapporto
> tra i due. Nel frattempo, Maria H. è stata ricoverata presso
> l’ospedale di Betlemme e sottoposta a visite cliniche e psichiatriche.
> Sul suo capo pende l’accusa di maltrattamento e tentativo di abbandono
> di minore. Gli inquirenti nutrono dubbi sullo stato di salute mentale
> della donna, che afferma di essere ancora vergine e di aver partorito
> il figlio di Dio. Il primario del reparto di Igiene mentale ha dichiarato
> oggi in conferenza stampa: “Non sta certo a me dire alla gente a cosa
> deve credere, ma se le convinzioni di una persona mettono a repentaglio
> – come in questo caso – la vita di un neonato, allora la persona in
> questione rappresenta un rischio sociale. Il fatto che sul posto siano
> state rinvenute sostanze stupefacenti non migliora certo il quadro.
> Sono comunque certo che, se sottoposte ad adeguata terapia per un paio
> di anni, le persone coinvolte – compresi i tre trafficanti di droga –
> potranno tornare ad inserirsi a pieno titolo nella società.”
> Pochi minuti fa si è sparsa la voce che anche i contadini
> presenti nella stalla potrebbero essere consumatori abituali di droghe.
> Pare infatti che affermino di essere stati costretti a recarsi nella
> stalla da un uomo molto alto con una lunga veste bianca e due ali sulla
> schiena (!), il quale avrebbe loro imposto di festeggiare il neonato.
> Un portavoce della sezione antidroga della questura ha così commentato:
> “Gli effetti delle droghe a volte sono imprevedibili, ma si tratta
> senz’altro della scusa più assurda che io abbia mai sentito da parte di
> tossicodipendenti.”

PIAZZA FONTANA: QUARANT’ANNI

Mi farebbe molto piacere che non passasse inosservato il quarantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana, che il 12 dicembre 1969 costò la vita a 17 persone, la cui sola colpa era quella di trovarsi all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano.
Sotto un tavolo situato nel salone in cui, per consuetudine, si radunavano ogni venerdì pomeriggio per uno scambio di idee numerosi imprenditori agricoli, una mano a tutt’oggi ignota collocò l’ordigno esplosivo che provocò la strage.
Ricordo distintamente che quel pomeriggio stavo studiando nella mia camera (ero in terza liceo) e ricordo molto bene anche il rumore dell’esplosione, arrivato fin lì nonostante la mia abitazione si trovasse oltre la cerchia filoviaria, dunque a qualche chilometro di distanza dal luogo dell’esplosione. Pochi minuti dopo, iniziarono a urlare le sirene delle autoambulanze che, dalla vicina sede della “Croce d’Oro”, si recavano verso il luogo della strage.
Fu per Milano un vero colpo al cuore della città, perché gli infami attentatori, per collocare i loro ordigni, avevano scelto luoghi e persone altamente simbolici e ricchi di significati.
Si colpirono le banche (un altro ordigno fu trovato, e fatto frettolosamente brillare, in Piazza della Scala, alla Banca Commerciale Italiana), cuore del sistema economico allora in continuo sviluppo; si uccisero degli imprenditori, protagonisti del boom economico di allora; si scelse Piazza Fontana fors’anche per la sua prossimità all’Università Statale di via Festa del Perdono, sede del Movimento Studentesco protagonista del ’68 italiano, nel tentativo di addossare alle frange estreme di quel movimento (gli anarchici) le responsabilità dell’attentato.
Soprattutto, si scelse di colpire la capitale economica del Paese, quella Milano che oggi “noi vecchi” vagheggiamo in un ricordo un po’ nostalgico: città operosa ed orgogliosa del proprio sviluppo, governata da un’amministrazione efficiente; città duramente colpita dalla guerra (la cui fine non era poi così lontana), che aveva saputo risollevarsi grazie all’intraprendenza dei Milanesi; città contraddistinta da un’alto senso della moralità, grazie a un’etica del lavoro e del sacrificio diffusa in tutti gli strati sociali; città accogliente, che riceveva e alloggiava, pur con fatica e contraddizioni, le masse operaie in arrivo dal Sud; città integrata nel sistema industriale e sul mercato europei, a cui guardavano costantemente tantissimi imprenditori ricchi di fantasia e di iniziativa.
La bomba di Piazza Fontana segnò per sempre la città; oggi, col senno di poi, si può anche affermare che rappresentò una perdita di innocenza, il punto di inizio di un’involuzione.
Ai funerali di stato, purtroppo i primi di una lunga serie, partecipai insieme a tutti i miei compagni (fra le vittime della strage vi era il padre della nostra insegnante di Lettere) e non fu una scampagnata, come erano state tante altre manifestazioni utili a evitare qualche giorno di scuola: l’atmosfera era cupa, la giornata – come spesso a Milano – grigia, Piazza del Duomo affollata e militarmente occupata da polizia e carabinieri, accesso alla Cattedrale transennato; regnavano il silenzio e il raccoglimento, ma soprattutto lo sgomento e l’incredulità.
La strage del 12 dicembre 1969 fu l’inizio di una triste stagione di violenza e di odio.
Pochi giorni dopo (il 15 dicembre) morì in Questura l’anarchico Giuseppe Pinelli, volando giù da un balcone durante una pausa degli interrogatori a cui erano sottoposti gli anarchici, i primi sospettati dell’attentato: malore? suicidio? o addirittura omicidio?
Mistero mai chiarito: ma per gli estremisti di sinistra il commissario di polizia Luigi Calabresi fu sbrigativamente definito “assassino”, e contro di lui fu montata un’insistente campagna di stampa, una continua incitazione all’odio che si concluse due anni e mezzo dopo con il suo assassinio sotto casa, il 17 maggio 1972.
Una lunga scia di sangue segue dunque la strage di Piazza Fontana: un torbido miscuglio di derive estremistiche che sfociano nel terrorismo “rosso” e in quello “nero”, di attentati di cui non si individuavano mai i colpevoli, di trame eversive dei servizi segreti; uno stillicidio quotidiano di aggressioni per la strada, di manifestazioni di piazza con violenti scontri con la polizia: e, ovviamente, giovani vittime lasciate sul terreno.
Erano giovani della vostra età o poco più: poliziotti come Antonio Annarumma e Antonio Marino, studenti come Claudio Varalli, Giannino Zibecchi, Sergio Ramelli, Saverio Saltarelli, Franco Serantini, Roberto Franceschi, Alberto Brasili… e quanti altri nomi si potrebbero citare!
Non dimenticatelo e non dimenticateli.

Spreco

oggi 10/12 dopo essere andato a prendere con mio padre la famigerata password di pitagora, mentre stavo andando alla macchina ho notato a diversi metri d’altezza sopra la mia testa, una luce: erano i lampioni. I lampioni da stadio, che nella notte illuminano la nostra rosea scuola, erano accesi anche alle 14.10 con un sole accecante. Ora mi chiedo: a che scopo mettere i pannelli solari sui parcheggi, se poi si tengono accesi lampioni a (credo) 12 lampade alogene (che si sa sono quelle che consumano di più)?