Il Mito

La parola “Mito” significa “racconto”: un racconto fantastico che ha lo scopo di spiegare com’è iniziato il mondo e come si è evoluto con il passare del tempo.
Narra in genere di Dei che attraverso diverse azioni hanno formato gli astri, il cielo, la terra, gli oceani, le montagne o di eroi che hanno formato le società civili.

Nasce dal bisogno dell’uomo di rispondere a domandeprofonde (“chi sono?, cosa ci faccio qui? qual’è lo scopo della mia esistenza?”), ma anche per soddisfare bisogni religiosi ed esigenze morali. L’uomo, non conoscendo le leggi della natura che lo circonda, per evitare di perdersi e cadere vittima della paura della sua esistenza e dei misteri della vita, crea i miti con i quali si costruisce un senso della realtà, dà un significato a ciò che lo circonda e trova qualcosa in cui credere che possa dargli sicurezza nell’affrontare i dilemmi della vita.

Prima della filosofia c’erano i miti. I miti non venivano discussi come si fa con la filosofia, ma venivano ascoltati e tramandati. Con questi si tentava di dare una spiegazione agli eventi naturali e a superare la paura della morte.
La filosofia ha il compito di sostituire i miti creati dalla fantasia per creare teorie più credibili e ragionevoli. Il mito fa sì che l’uomo creda in un essere soprannaturale che protegge gli uomini e promette loro un’esistenza dopo la morte (questo perché così l’uomo si sente più sicuro e non ha più paura del mondo). Invece la filosofia, come la scienza, cerca di spiegare la natura usando la ragione.

Alcuni miti potrebbero essere spiegazioni fantastiche di eventi realmente accaduti. In ogni antica cultura, dall’America all’estremo oriente sono stati scoperti miti molto simili. Un esempio è il mito del diluvio universale, ritrovato in 64 culture differenti, e anche tra popoli che non hanno mai avuto un contatto tra loro come i sumeri e i maya o gli arabi e i nativi delle Hawaii.
Attraverso i miti, inoltre, si può capire come era impostata la mentalità di diversi popoli, ovvero vedere e capire con quale spirito affrontavano il mondo e la natura circostante.

Il diluvio - miniatura

Mitologia giapponese

La mitologia giapponese è molto diversa da quella nostrana poichè si basa su credenze shintoiste invece che greche o cristiane e, perciò, vanta un pantheon di oltre 8000 Kami (divinità o spiriti) di cui alcuni sono stati creati grazie all’influenza della Cina.
In generale la mitologia parla della creazione degli dei o del Giappone con le sue isole, successivamente si trasforma e inizia a trattare le origini della famiglia reale, ritenuta “divina”, infatti l’ideogramma giapponese (天皇), significa appunto “imperatore divino” (天 significa celeste).
Anche i giapponesi hanno diversi miti simili a quelli greci come, ad esempio, il mito della creazione o della terra dei morti alla quale si accede dopo la morte. In particolare quest’ultima si differenzia da quella greca poiché è uguale alla terra ma c’è l’oscurità eterna.

Ecco il mito della creazione del Giappone:

Le divinità diedero alla luce due esseri, Izanagi (essenza maschile) ed Izanami (essenza femminile), incaricandoli di creare la prima terra.Per aiutarli in tale compito venne donata loro anche un’alabarda chiamata Amanonuhoko (Albarda Celeste della Palude).
Dunque, Izanagi ed Izanami si recarono al ponte che collegava cielo e terra (l’Amenoukihashi, Ponte Fluttuante del Cielo) e mescolarono il mare sottostante con l’alabarda ingioiellata. Alcune gocce d’acqua precipitarono e si trasformarono nell’isola di Onogoro, dove i due scesero ad abitare.
Eressero un pilastro (Amenomihashira) e attorno ad esso costruirono un palazzo (Yahirodono) quando decisero di avere dei figli. Dunque iniziarono a girare attorno al pilastro in direzioni opposte finché non s’incontrarono: la divinità femminile salutò per prima, “offendendo” un po’ Izanagi, che decise di giacere comunque con lei. Ebbero quindi due bambini, Hiruko (bambino debole) e Awashima (isola pallida), malformati e non considerati divinità.
Misero dunque i bambini in una barca e li abbandonarono in mare aperto, pregando gli dei sommi per capire per quale motivo fossero nati figli simili, se fossero una punizione per aver fatto qualcosa di sbagliato: venne detto loro che avrebbe dovuto salutare prima la divinità maschile; i due tornarono al pilastro, si ripetè il rito, Izanagi salutò per primo e nacquero figli di stirpe divina: le Ōyashima, ovvero le otto grandi isole del Giappone, e in seguito numerose altre isole e molte divinità.
Izanami morì dando alla luce Kagututi (incarnazione del fuoco) e venne sepolta sul monte Hiba; Izanagi uccise Kagututi per la disperazione, generando con la sua morte dozzine di altre divinità.
[Fonte: http://shoujodaikazoku.forumfree.it/?t=57266237]

Izanagi e Izanami
Dipinto di Kobayashi Eitaku, 1880-90 (MFA, Boston). Sulla destra Izanagi con la lancia Ame-no-nuhoko e sulla sinistra Izanami.

E guerra fu

Le cause che diedero inizio alla Prima Guerra Mondiale, come tutti sappiamo, furono moltissime: politiche, culturali, sociali… Ma la scintilla che fece esplodere il conflitto fu l’attenato contro il futuro erede al trono d’Austria Franceso Ferdinando e sua moglia Sofia. Fra ‘800 e ‘900 l’uccisione di regnanti in Europa non era un evento raro, ma si trattava sempre di fatti circoscritti, per cause e conseguenze, ai confini interni degli Stati. Così non avvenne per l’assassinio dell’Arciduca austriaco. L’attentato infatti fu utilizzato dal governo di Vienna come il casus belli e diede formalmente inizio alla Grande Guerra.

Esisteva un gruppo politico chiamato “Giovani Bosniaci” composto da giovani membri di alcune società segrete tra Serbia e Austria-Ungheria, che aveva come idea di fondo quella di eliminare l’impero asburgico con un movimento rivoluzionario per porre fine alla dominazione austriaca sulla penisola balcanica. Tra questi c’era Gavrilo Princip.

Il 28 giugno 1914, l’Arciduca e la moglie si trovavano in visita in Bosnia per poter osservare le manovre miltari ed assistere all’inaugurazione di un museo a Sarajevo. L’attentato era stato preparato attentamente: un uomo era posizionato ad un’alta finesta di un palazzo per poter mirare , ma non riuscì nel suo intento perchè vi era troppa gente che ostacolava il successo del colpo; un altro membro del gruppo, mentre la vettura dell’arciduca passava a bassa velocità sul lungofiume dell’Appel, lanciò una bomba a mano, però mancò la vettura, provocando comunque molti feriti tra gli ufficiali e il popolo. Pensando che tutto fosse fallito, i Giovani attentatori abbandonarono l’impresa. Per il successivo spostamento si decise che le automobili dell’arciduca dovessero viaggiare a velocità più elevate e cambiare la strada precedentemente decisa, per evitare altri attentati. L’autista della vettura di Ferdinando e della moglie commise però un errore di percorso e si arrestò per cercare la giusta direzione. In quel momento, per puro caso, Princip si trovava lì, appena fuori da un negozio di alimentari, e sparò due colpi dal marcapiede a lato della vettura, colpendo Sofia al petto e Ferdinando al collo, unico punto non protetto dal giubbottino antiproiettile. Le vittime morirono nel trasferimento per i soccorsi. Le ultime parole pronunciate da Ferdinando furono: “Sofia cara, non morire! Resta in vita per i nostri figli!” (“Sopherl! Sopherl! Sterbe nicht! Bleibe am Leben für unsere Kinder!“)

Chiara M. e Chiara C.

Gavrilo princip
    assassino di Ferdinando e Sofia