La ghigliottina, la pena di morte “umanitaria”

Era il 1791 quando l’Assemblea Costituente francese approvò la proposta presentata dal dottor Joseph-Ignace Guillotin circa due anni prima: “ogni condannato a morte avrà la testa tagliata”.
Precedentemente questo era un “privilegio” destinato solo ai condannati aristocratici, che venivano decapitati, a differenza del popolo, della gente comune. Infatti, fino all’approvazione della proposta, i criminali erano generalmente messi a morte sul rogo, con il supplizio della ruota o tramite impiccagione.
Tutti questi tipi di esecuzioni rispondevano al significato che la mentalità dell’antico regime attribuiva alla pena di morte: essa doveva essere occasione di espiazione per il criminale; dunque doveva consistere in un supplizio corporale (un vero e proprio tormentoso cerimoniale, una tortura) che si concludeva quasi sempre con l’esecuzione capitale (o, in pochi casi, con la morte per agonia, per dissanguamento, …). Era quindi strettamente necessario che la pena di morte non apparisse come una semplice privazione del diritto alla vita: il condannato doveva morire mediante una serie di sofferenze, che erano commisurate alla gravità del reato che aveva commesso.
Fu grazie all’Illuminismo e alla Rivoluzione Francese che nacque l’idea che le pene corporali (la tortura pre-esecuzione) dovessero essere sostituite con la detenzione in carcere, e che la morte dovesse avvenire nel modo meno crudele possibile. Da qui l’origine della proposta del dottor Guillotin. Egli si rifiutò però di aiutare l’Assemblea nella soluzione pratica, che prevedeva la costruzione di una “democratica” macchina dispensatrice di morte.
Fu dunque chiesto aiuto al dottor Antoine Louis, segretario perpetuo dell’Accademia di Chirurgia: egli scrisse una relazione su come dovesse essere costruita la macchina, che riporto qui di seguito:

«Il paziente poserà la testa su un ceppo di otto pollici di altezza, quattro di spessore, e uno di larghezza. Coricato sul ventre, avrà il petto sollevato dai suoi gomiti e il suo collo sarà senza disagio nell’incavatura del ceppo. Posto dietro la macchina, l’esecutore allenterà i due capi che sostengono la mannaia e farà cadere dall’alto lo strumento che, per il suo peso e per l’accelerazione della velocità, separerà la testa dal tronco in un batter d’occhio.»

Il lavoro manuale fu infine assegnato a Tobias Schmitt, un fabbricante di pianoforti tedesco che si aggiudicò la contesa con un carpentiere, Guidon, il quale aveva richiesto una retribuzione di 5660 livres, giustificandosi con il fatto che si trattava di un’ opera sgradevole da realizzare. Il preventivo vincente fu di sole 960 livres.
La realizzazione richiese una settimana circa. La ghigliottina fu inaugurata dall’esecuzione di un criminale comune, ma venne utilizzata successivamente soprattutto per nemici politici; la macchina mantenne sede fissa presso la zona del Carrousel (anche se l’idea iniziale era quella di erigere il patibolo dove il crimine era stato commesso).

esecuzione di Maria Antonietta
Esecuzione di Maria Antonietta il 16 ottobre 1793

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