Incontro con i carcerati: non è mai tardi per crescere

Lo scorso 13 Novembre la nostra classe ha potuto partecipare all’incontro con i carcerati di Opera e Bollate. L’incontro si divideva in due momenti. Inizialmente i carcerati hanno messo in atto la rappresentazione de “il Mito di Sisifo” reinterpretato alla luce delle loro esperienze. Questa visione è stata filtrata dal loro percorso di reinserimento nella società, che li ha portati a riconoscere le cause di fondo dei loro errori e del loro comportamento. Proprio il loro comportamento è stato motivo di discussione nella seconda parte dell’incontro.

Dal dibattito è emerso il motivo della scelta del mito: in particolare abbiamo constatato che ognuno di loro si immedesimava nel protagonista, Sisifo, che con una punta di presunzione e arroganza, fa di tutto per opporsi al potere centrale, gli dei. La particolarità dello spettacolo consisteva nel fatto che la crescita morale sarebbe dovuta avvenire non solo nello spettatore che apprendeva da persone che hanno già avuto esperienze negative, ma anche dai carcerati che mettendo in scena una trasposizione dei loro errori e della loro vita passata hanno rielaborato i loro errori e le loro scelte.

Ciò che risulta incongruente è il fatto che l’interpretazione data dai carcerati non corrisponde esattamente all’impressione suscitata in noi; infatti mentre Sisifo, secondo una visione morale, si ribella per una giusta causa, i detenuti si concentravano sul fatto che Sisifo non avrebbe dovuto ribellarsi all’autorità (gli dei) ma ha agito lo stesso per un mancato insegnamento da parte dell’autorità stessa: questa avrebbe dovuto infatti permettergli durante la sua crescita come uomo di imparare e assimilare i suoi doveri relativi alla vita nella società. Un altro aspetto dell’incontro che ha lasciato perplessi molti di noi è che il fine della discussione sembrava fosse volto più a una crescita morale dei carcerati piuttosto che un’effettiva informazione nei nostri confronti. Durante la discussione infatti lo psicologo cercava con insistenza di fare in modo che i carcerati parlassero della loro esperienza piuttosto che concentrarsi sugli spunti o le perplessità degli studenti, che da come ci era stato presentato l’incontro sarebbe dovuto essere il motivo reale dello spettacolo.

Tuttavia la conoscenza delle vicende dei carcerati ha fatto si che noi capissimo l’importanza dell’educazione che ognuno di noi riceve dalla propria famiglia e dalla società e dall’ambiente in cui cresce.

Simone De Cocco, Alessio Ripamonti e Matteo Bollo

Sisifo

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