Dodici anni dopo Pico

Cari studenti del Calvino del 2018, mi chiedono dalla regia di scrivervi due righe… E chi sono io per dire di no al Prof Paganini?

Vi sembrerò vecchissimo, sono ormai passate almeno una dozzina di primavere dal mio ultimo giorno di liceo.

Come ho impiegato tutto questo tempo? Sono riuscito a iscrivermi a medicina a Pavia, e a completarla nei tempi. A tal proposito vorrei confortare gli aspiranti medici che dovessero leggermi: entrare rischia di essere la parte più difficile, ci vuole tanta determinazione e anche un po’ di fortuna… Ma gli studi non richiedono nessun tipo di mente geniale, solo molta pazienza e una vaga tendenza all’autolesionismo. Traduco: se l’idea di passare giorni interi sui libri mentre fuori c’è uno scintillante sole di giugno e i vostri amici sono a grigliare sul Ticino non vi spaventa… Benvenuti a bordo.

Dopo l’università sono faticosamente riuscito ad iscrivermi alla scuola di specializzazione in pediatria: mi piaceva l’idea di non specializzarmi su una parte delle corpo, ma su un’età! Al momento sono iscritto al quarto anno e il progetto, una volta specializzato, è di restare in ambito ospedaliero. Credo di essere fortunato, amo il mio lavoro: e anche se ogni tanto le madri con cui mi trovo ad avere a che fare in pronto soccorso cercano di evocare il mio istinto omicida (esempio: arrivando alle 3 del mattino per caduta del primo dentino da latte), ho avuto anche i miei piccoli momenti da ER (chiamate nel cuore della notte dalla sala parto) e da specializzando senza frontiere, riuscendo a lavorare per due mesi in Senegal. Ovviamente la quotidianità non è questa: ma il bilancio rimane positivo.

Ma, come dice Pif, facciamo un passo indietro. E torniamo al caro vecchio liceo di Rozzano.

Sono già stato abbastanza autocelebrativo, e non credo vogliate essere asfissiati anche dai miei teneri ricordi liceali… Per quanto vi assicuro che la nostra classe di casi umani fosse veramente eccezionale. Ho pensato fosse più interessante fare un parallelismo tra la vita al liceo e la vita… “dopo”!

I professori: sicuramente ne avrete qualcuno che vi capisce, vi stimola più degli altri (nel mio caso non smetterò mai di ringraziare la Prof Mollo). Godetevelo, approfittatene, perché difficilmente troverete persone così inizio futuro. Rispettate i professori più esigenti (ogni riferimento  alla Prof Schiavo è puramente casuale), perché è grazie a loro che non avrete paura di rimboccarvi le maniche… E sappiate che le interrogazione programmate del Prof Paganini sono un ottimo training per gli esami universitari!

Purtroppo so bene che non tutti i docenti sono fantastici… Mi ricordo le terribili e noiosissime lezioni di scienze, l’antipatia e il disinteresse che mi trasmetteva chi ci faceva lezione. Tenete anche quello! Fate tesoro della vostra rabbia e frustrazione e reagite, perché il mondo del lavoro è pieno di gente così!

Posso dirmi fortunato: i miei amici di ieri sono anche quelli di oggi. É chi era compagno di banco, di stanza in gita, e dei primi giretti in moto.. Adesso è testimone di nozze, compagno di birra.. E di giretti in moto.

Avevamo un giornalino, si chiamava La curiera: eravamo in due co-direttori e un “grafico” che si occupava dell’impaginazione. Il mio vecchio socio è ormai è una giornalista affermato, e lo stesso si può dire del nostro caro grafico, attualmente un grafic – designer di primo livello. Posso vantarmi di essere stato il loro primo collega! Mica poco, no?

Qualche anno mi occupai anche di organizzare un gruppo per l’autogestione: andare dal preside a proporre progetti come questi è oggi diventato interagire col primario per cambiare le cose che non funzionano in ospedale o nella scuola di specialità.

Concludo, mi sembra di avervi tediato a sufficienza. L’ultima raccomandazione è: godetevi questi anni, godetevi gli amici, e se siete così fortunati da aver professori appassionati (leggi: Prof Colavolpe), rubate tutto quello che potete e fatevi aprire la mente. Nella vita fa sempre comodo.

Saluti, in bocca al lupo!

Giovanni Pieri

PS: se qualcuno si stesse domandando chi fosse questo misterioso Pico del titolo.. Non ha che da sfogliare i vecchi numeri de “La curiera“.

6 commenti su “Dodici anni dopo Pico”

  1. Che dire Gio,
    rileggendo torno a più di diec’anni fa e mi viene un nodo in gola!

    Come diceva bene il nostro futuro pediatra, alcune persone te le porti dietro una vita anche senza birrette e giri in moto.
    Ho avuto la fortuna di poter portare avanti per 2 anni il giornalino scolastico “La Curiera” ispirato da un Van de Sfroos non ancora famoso in tutta Italia.
    Ma la fortuna più grande è aver avuto a che fare con persone che mi hanno dato tanto essendo semplicemente ciò che erano, ragazzini di 17 anni.

    Passeggiando per Pavia, davanti al duomo ho visto un panettone agghindato con con un personaggio a me noto. Pico!
    Non so se sei stato tu Gio o meno, so che l’ho fotografto e l’ho spacciato per tuo a tutti i miei amici, ricordandomi di anni fantastici vissuti al Liceo.
    Non ha importanza cosa fai, ma come la fai e con chi la fai.
    Io l’ho fatta in maniera positiva e con gente fantastica.
    E questo è solo l’inizio!

    vita alla vita

    1. Vecchio amico Passaro! Quanta saggezza elargisci alla (anche) tua veneranda età!
      Che piacere sentirti!
      Un saluto e un abbraccio chi ha raccolto la pesante eredità giornalistica dei tempi!
      Sperando te la passi per il meglio, ti auguro in bocca al lupo per tutto!

      PS: su quel Pico in Duomo.. Silenzio stampa 😛

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