Incontro con ONG Vento di Terra

Venerdì 16 Marzo abbiamo avuto il piacere di incontrare Massimo Annibale Rossi, membro della cooperazione internazionale “Vento di Terra”, che svolge la sua attività nei territori di frontiera con lo scopo di difendere i diritti umani e dell’ambiente.

La protagonista dell’incontro è stata la Palestina, terra martoriata nel corso della storia. La situazione in questo lembo di terra continua ad essere allarmante. Le origini del conflitto risalgono alla Prima Guerra Mondiale. Con la dichiarazione di Balfour del 1917, la Gran Bretagna dichiarò l’intenzione di destinare una porzione di questo territorio a tutti gli ebrei sparsi per il mondo e nella stessa Palestina. Questa dichiarazione però si scontrava con gli accordi presi con gli arabi (i britannici avevano promesso la Palestina a questi ultimi). Iniziarono così i primi atti di violenza ed opposizione fra popolazione araba ed ebraica. La situazione continuò a svilupparsi ed espandersi, tanto che oggi l’88% del territorio è in possesso di Israele.

Questo conflitto ha comportato l’isolamento e la frammentazione della popolazione palestinese, la privazione di diritti e una condizione di “senza patria”. Inoltre Israele impone pesanti restrizioni sull’economia e continua tutt’oggi a vietare la costruzione di altri campi e di scuole (arrivando addirittura ad erigere un muro), in particolare nella Striscia di Gaza.

I primi a subire gli effetti di questa drammatica situazione sono i bambini, i quali, ritrovandosi quotidianamente davanti agli occhi le conseguenze del conflitto, dello squilibro e dello spazio negato, rischiano di sviluppare a loro volta una forma di aggressività e di perdere la loro identità culturale.

In questo scenario perciò la scuola assume grande importanza, perché oltre ad insegnare nuove nozioni, permette di conoscere quali siano i valori più importanti e consente inoltre di rafforzare un’identità.

A tal fine “Vento di Terra” ha dato vita al progetto “Scuola di gomme” con l’obiettivo di costruire delle scuole, utilizzando semplici materiali che i volontari avevano a disposizione, come ad esempio i pneumatici.

La scuola è un simbolo che rappresenta il futuro, offre ai bambini un luogo sicuro e accogliente.
La vita di questi bambini non è facile, in quanto a causa dei bombardamenti hanno visto perdere tutto ciò che avevano, ed è possibile comprenderlo tramite le loro testimonianze:

“Sogno di vivere in una casa grande, dove posso avere la mia stanza da sola, dove nessuno mi disturba e dove posso tranquillamente giocare e dormire”

(Marah, 12 anni)

“Nel campo vorrei che ci fossero i giardini con degli alberi e dei fiori, ristoranti per le famiglie e centri per il divertimento, campi da gioco e biblioteche”

(Rawan, 12 anni)

Sono i bambini i futuri uomini chiamati a fare delle scelte, e la loro mentalità, che grazie alle scuole è più aperta, permetterà loro di compiere delle scelte fondate sulla pace.

Questo è un piccolo grande passo per salvare il conflitto e rendere possibile lo sviluppo di questa terra.

Sviluppo è “evoluzione”. Noi persone ci possiamo identificare come esseri “evoluti” perché siamo sempre riusciti, sin dai tempi antichi, ad adattarci e a crescere, migliorando le nostre condizioni sotto tutti i punti di vista.

Pertanto dobbiamo chiederci: perché noi umani, così “evoluti”, continuiamo a farci del male reciprocamente per il possesso di un “pezzo di terra”, quando la miglior soluzione è la condivisione? Perché decidere di distruggere il futuro di migliaia di giovani, togliendo loro il diritto di ricevere un’istruzione?

Perché, se siamo così tanto evoluti, ci ostiniamo a voler portare avanti una guerra che nessuno può vincere, da solo?

Con questo non vogliamo denunciare tutto quello che di sbagliato sta accadendo nel mondo, o più nello specifico in Palestina. Ma, essendo un pensiero, vogliamo far pensare e riflettere. Riflettere su quanto noi persone siamo incoscienti e materialisti. Su come, in un’epoca di continua ed insistente condivisione sui social network, non siamo capaci di condividere la vita, quella reale.

 

Tagliabue D., Talamona V., Vasquez G., Vella M., Vitalini S., IV B ITE

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