2002, IL “BOOM” DELLE ISCRIZIONI

Riprendo, dopo una pausa piuttosto lunga, a pubblicare i qualche mio contributo utile a ricostruire qualche momento significativo della piccola storia della nostra scuola, dopo vent’anni dalla sua istituzione: ricorrenza che non poteva cadere in periodo peggiore, e
non nascondo che gli effetti depressivi della situazione che tutti stiamo vivendo ha avuto a che fare con il lungo silenzio che ho mantenuto.
Per rinfrancarci un po’ il morale, rievochiamo il bel risultato della campagna di iscrizioni del 2002, quando il “Calvino” consolidò la sua presenza nel proprio ambito territoriale.
Nel precedente articolo “Le fatiche dell’obbligo” abbiamo parlato del “progetto avventura”; il suo avvio contribuì a determinare un numero di iscrizioni all’istituto tecnico commerciale (93) poco meno che doppio rispetto a quello registrato nell’anno precedente, mentre le domande per il liceo scientifico toccarono quota 125: massimo storico.
Era quindi pienamente confermata l’importanza dell’acquisita autonomia: Rozzano camminava spedita sulle sue gambe, senza che altri istituti potessero più intervenire a deciderne le sorti.
È vero che il numero delle nuove iscrizioni è un indicatore, seppur molto grezzo, della buona salute di una scuola: quindi, questi dati furono salutati con grande soddisfazione; ma la crescita che si profilava ci poneva dinanzi a due problemi.
Il primo è rappresentato dall’esigenza di assicurare ai nuovi studenti un livello qualitativo del servizio pari a quello assicurato in precedenza, che – è lecito supporre – è stato valutato positivamente da chi si è iscritto e desidera fruirne. Con le regole vigenti nella scuola in materia di assunzione del personale, non era certo un problema da poco: ma si risolse positivamente perché acquisimmo per trasferimento docenti di alta professionalità. Inoltre, i cosiddetti “precari”, che ogni anno devono scegliersi la scuola, al “Calvino” sono sempre tornati volentieri, perché, quando dimostravano di avere buone qualità professionali, vi trovavano un ambiente accogliente e godevano della stessa stima e considerazione riservata agli insegnanti “di ruolo”.
Il secondo problema è la disponibilità di spazio: se le classi in uscita sono cinque e quelle in entrata dieci, nell’immediato può non sussistere (e di fatto, per il momento, non c’era), ma si presenterà sicuramente in futuro: e per di più non può essere risolto dalla scuola con le sue sole forze, ma deve essere preso in carico e affrontato dall’ente territoriale competente (la Provincia di Milano, oggi Città Metropolitana), che chiamammo sollecitamente in causa.
Incontrammo Sandro Aldisio, assistente dell’Assessore Paola Frassinetti, e i tecnici dell’edilizia scolastica, chiedendo che l’ampliamento dell’edificio scolastico di Rozzano venisse messo in programma.
La benevola attenzione della Provincia si sarebbe concretizzata, parecchi anni dopo, nell’ampliamento dell’ala est dell’edificio: ne parleremo in una prossima occasione.
A questa situazione evolutiva faceva contrasto il calo delle iscrizioni all’Istituto Tecnico Agrario di Noverasco, che quell’anno furono solo 36 e consentirono la formazione di due sole classi prime: mentre una sede si riempiva, l’altra si svuotava e disponeva di ampi spazi inutilizzati.
Bisognava riempirli: ne riparleremo.

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