Sono passati 22 anni da quando ho varcato per l’ultima volta, da studentessa, il cancello del liceo che oggi conoscete come Calvino. All’epoca si chiamava ancora Liceo Scientifico Salvador Allende e io, come molti di voi oggi, affrontavo ogni giorno cercando di districarmi tra compiti, verifiche, ansie, interrogazioni e sogni confusi e grandi amicizie e risate.
Quegli anni li ricordo con infinita gioia. Nonostante le fatiche e i momenti in cui avrei voluto mollare tutto, sono stati cinque anni fondamentali. Lì ho costruito amicizie vere, ho incontrato insegnanti che, con le loro parole, i loro sguardi e il loro incoraggiamento si sono impressi nella mia mente e nel mio cuore.
E sì, ricordo ancora con un certo terrore le interrogazioni su Kant e Marx con il professor Paganini e il suo mitico quadernino delle interrogazioni di recupero, che appariva sulla cattedra come un libro dei destini. Ogni volta era un piccolo brivido, spesso seguito da una nuova interrogazione di recupero. Ma il motivo per cui sono riuscita a ottenere un solido 30 al primo tentativo, all’esame di filosofia alla Cattolica è proprio grazie a tutti quei tentativi, tutte le ripetizioni, tutta quella perseveranza instancabile per “riprovare”.
Come dimenticare le temutissime versioni di latino con la professoressa Longhi, capaci di mettere in crisi anche i più preparati, o i compiti di matematica della professoressa Strati, che ti facevano sudare freddo già leggendo il primo esercizio? Ricordo che io ci mettevo due ore intere per provare a capirci qualcosa, mentre tre o quattro delle mie compagne finivano in meno di un’ora, risolvendo anche più esercizi di quelli richiesti… e ovviamente tutti corretti. Io, invece, quando andava bene, riuscivo a strappare un 5 e mezzo.
Non vi nascondo che, durante gli anni del liceo, tendevo a rifugiarmi nelle materie che mi risultavano più semplici, lasciando da parte quelle che mi facevano sentire insicura — come la matematica. Mi spaventava, mi sembrava lontana da me. Eppure, oggi, ironia della sorte, è proprio la matematica una delle materie che insegno con più entusiasmo! Ogni volta che la propongo ai miei alunni, non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato bello, allora, affrontarla con più fiducia, senza chiudermi davanti alla sua complessità.
Dopo il diploma ho seguito un percorso universitario in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, convinta che il laboratorio fosse il mio destino. Ma col tempo ho capito che il mio vero mondo era un altro: era fatto di risate spontanee, di domande che spiazzano, di occhi che si illuminano per le cose più semplici. Di quel modo speciale che hanno i bambini di guardare il mondo, senza filtri, con stupore vero — uno sguardo che noi adulti, purtroppo, finiamo troppo spesso per dimenticare. Così ho cambiato rotta e mi sono iscritta a Scienze della Formazione Primaria. Ed è lì che ho trovato me stessa.
Oggi sono una maestra e vivo a Chieti, lontana da Rozzano, ma con il cuore ancora legato a quei corridoi, a quelle aule, a quei banchi in cui tutto è iniziato. E ogni mattina entro in classe con il desiderio di trasmettere ai miei alunni non solo conoscenze, ma fiducia, passione e coraggio. Coraggio di provare, di sbagliare, di ricominciare. Il mio vero obiettivo non è che imparino enormi quantità di nozioni, ma che si appassionino allo studio, alla vita, al piacere di scoprire.
Vorrei che affrontassero la scuola con più coraggio e serenità di quanto sia riuscita a fare io, e che capissero fin da piccoli che imparare non è un dovere, ma una possibilità bellissima.
Se oggi scrivo a voi, studenti del Calvino, è perché un po’ vi capisco. So cosa vuol dire sentirsi in difficoltà, pensare di non farcela, o di essere “portati solo per certe materie”. Ma lasciatemi dire una cosa: non abbiate paura delle fatiche. Non sentitevi in ritardo se non capite tutto subito. Va bene così. Le difficoltà fanno parte del percorso, e gli errori, anche se danno fastidio, sono le guide migliori che possiamo avere. Ci mostrano dove possiamo crescere, dove stiamo imparando davvero.
E fidatevi dei vostri professori. Lo so, a volte sembrano severi, distanti… ma la verità è che sono lì per aiutarvi, non per giudicarvi. Un brutto voto non dice nulla su chi siete, è solo una fotografia di un momento. Usatelo per capire come migliorare, non come etichetta da portarvi addosso. Abbiate il coraggio di chiedere spiegazioni, di parlare, di farvi sentire. La scuola è anche vostra.
Il liceo scientifico, con tutte le sue sfide, i suoi schemi e i suoi ragionamenti rigorosi, mi ha aperto la mente. Mi ha insegnato a guardare anche le materie umanistiche con spirito critico e curioso. E oggi, quel modo di pensare lo porto con me ogni volta che entro in classe, anche quando leggo una fiaba ai miei alunni. Perché sì, anche in una storia c’è logica, anche dietro un numero può nascondersi poesia.
E allora, vivete questi anni fino in fondo. Prendete tutto il buono che il liceo vi offre. Sbagliate, riprovate, sperimentate. Coltivate le vostre passioni, anche quelle che vi sembrano strane o fuori posto. E soprattutto: seguite il vostro cuore.
È lui che vi porterà, un giorno, esattamente dove dovete essere.
Con affetto,
Cristina Geroli
EX studentessa spaventata ora maestra innamorata della scuola.