Archivi categoria: Mito

Mito e realtà

Il mito è un racconto in cui vengono narrate le gesta di dei ed eroi leggendari. Questo serve a rispondere in modo simbolico a diverse domande che l’uomo si pone, come ad esempio le origini del mondo, dell’umanità, di un popolo, ma è anche un modo per descrivere la realtà, ad esempio i fenomeni atmosferici. Infatti, per l’uomo primitivo, la natura, la vita, la morte e tutto ciò che lo circondava, apparivano come una serie di eventi senza senso e il mito era quindi un modo per aiutare a conoscere la realtà.

Sono molti i miti che si sono formati prima dell’invenzione della scrittura, e che sono simili tra loro, pur appartenendo a diversi popoli geograficamente collocati in luoghi differenti. Ad esempio, in alcuni miti dell’America si raccontano storie simili a quelle di altri miti dell’Asia, dell’Africa o dell’Europa; cambiano diversi fattori, cambiano alcuni particolari ma l’intreccio e il significato delle storie restano gli stessi.
Uno dei miti che è stato riscontrato in molte civiltà è quello del diluvio universale. Però il mito non va confuso con altre narrazioni quali la leggenda morale, la favola sentimentale, l’episodio storico romanzato o favole su terre felici, in quanto essi divennero “istituzioni” religiose fondamentali: il loro contenuto era perciò condiviso e ritenuto importante da tutti, soprattutto durante la civiltà greca e quella romana, sotto cui si riscontra un congruo numero di miti, alcuni molto simili tra loro, in quanto, oltre a ciò che viene detto prima, la religione greca era stata “inglobata” da quella romana.

Penso che il mito sia una forma di spiegazione che gli uomini dei tempi antichi usavano per capire alcuni fenomeni che allora erano inspiegabili, di cui una parte sono oggi stati “spiegati” grazie al progresso scientifico, come ad esempio fenomeni naturali; infatti è un mezzo per arrivare a una conoscenza superiore di sé e della realtà.

Cosa è il mito?

Il mito è un racconto, spesso dominato dal pensiero magico, inventato soprattutto nell’antichità, per chiarire dei fatti a cui non si riusciva a dare una spiegazione.
I protagonisti di questi racconti sono persone con poteri soprannaturali per esempio degli dei, che la maggior parte delle volte hanno sembianze umane.
I miti possono riguardare parecchie cose, come la creazione del mondo, la nascita degli dei, l’origine di una realtà naturale (come la vita e la morte), inoltre ci sono i cosiddetti miti storici che hanno il ruolo di definire le origini di una civiltà o di una famiglia (come per esempio il mito di Enea).
Esistono anche miti di carattere filosofico come il mito di Er (Platone), ma, in generale, il mito è diverso dal pensiero filosofico. La filosofia procede con argomenti razionali, mentre il mito accoglie spunti fantastici.
Bisogna fare attenzione a non confondere la parola mito con favola, infatti i due termini sono molto diversi, il primo ha un’impronta sacrale, esso deve essere considerato come verità, il secondo invece è presentato come un racconto di pura fantasia.

Enea vince Turno in un dipinto di Luca Giordano
Enea vince Turno in un dipinto di Luca Giordano

Il mito…

Per comprendere che cos’è un mito abbiamo preso spunto da una frase citata da Mircea Eliade, scrittore rumeno autore di diversi libri:

Il mito è un testo sacro; si riferisce ad un avvenimento che ha avuto luogo nel tempo primordiale, il tempo favoloso delle origini. È dunque sempre il racconto di una “creazione”: si narra come qualcosa è stato prodotto, come ha cominciato a essere.

Ritratto di Mircea Eliade (1907-1986) su un francobollo moldavo
Ritratto di Mircea Eliade (1907-1986) su un francobollo moldavo

Un esempio di mito che riguarda la creazione è quello in cui si narra che Dio, in sette giorni, creò il nostro pianeta: dal cielo alla terra, dagli animali agli uomini, dal buio alla luce. Tutto in sei giorni ed infine al settimo giorno si riposò. Continua la lettura di Il mito…

La storia del Silenzio

Forse nessuno sa la vera origine del silenzio.
La storia risale ad un tempo remoto. È ambientata in una terra quieta e desolata, in un punto che su qualsiasi carta d’oggi non si trova.
In questa terra si trovava un piccolo villaggio dove la vita trascorreva tranquillamente sotto l’attenta guida di un vigoroso capo di nome Silente.
Il capovillaggio aveva una figlia di nome Janira. La fanciulla frequentava segretamente un contadino. I due erano innamorati e avrebbero voluto sposarsi. Purtroppo i due innamorati non sapevano che il matrimonio della ragazza era stato concordato già dal tempo della sua nascita con il figlio di un ricco mercante del villaggio.
Quando Janira scoprì di essere stata data in sposa senza che il padre le avesse mai detto niente, in segno di protesta, decise di smettere di rivolgere la parola a chiunque se non al suo amato contadino. Tuttavia il suo amato disapprovava la scelta della ragazza: l’amava davvero e, proprio per questo, pensava che il matrimonio con un ricco fosse il meglio per lei. Così chiuse ogni rapporto con lei.
Il comportamento del contadino spezzò il cuore di Janira che decise come gesto estremo di togliersi la vita impiccandosi. Il padre Silente vedendo a cosa era arrivata la figlia a causa sua decise di imporre al suo villaggio un silenzio eterno, dove ogni rumore, voce o suono erano proibiti. Poi, per punirsi, il capovillaggio si fece tagliare la lingua e l’urlo del suo dolore fu l’ultimo rumore che si udì in quel villaggio.

Emanuele Paolini Luca Carluccio

Mito e Filosofia

I miti, si sa, non raccontano avvenimenti reali; nascono poiché, in tempi antichi, l’uomo aveva bisogno di spiegazioni, anche se non logiche, riguardo i fenomeni naturali che gli accadevano intorno. Perciò, scavando a fondo, possiamo immaginarci l’avvenimento che portò alla nascita di questi racconti. Pensando agli dei pagani di greci e romani, ma anche di popoli molto più antichi, troviamo dei riferimenti specifici a determinati avvenimenti naturali che l’uomo ha tentato di spiegarsi. Quindi i fulmini che apparivano in cielo rappresentavano la Folgore di Zeus che, adirato, si sfogava coi mortali; il succedersi delle stagioni determinava i periodi in cui Persefone rimaneva con la madre sulla terra, o viveva nell’Ade col marito; e via dicendo. 

 Tutto ciò ci dimostra che gli uomini hanno sempre cercato il sapere e sempre hanno tentato di trovare spiegazioni.

Perciò la filosofia, a mio parere, è “un’evoluzione” del mito, l’abbandono di pensieri ingenui, per il raggiungimento di una certa maturità.

Non è un caso che questa scienza nasca proprio in Grecia. Infatti, in quelle terre, la religione non rispondeva alle domande che l’uomo si pone più frequentemente, quali “chi siamo?”, “da dove veniamo?”, “quale significato ha la mia vita?”. Gli dei greci avevano caratteristiche simili agli uomini, eccetto l’immortalità, una straordinaria bellezza e poteri decisamente sovrannaturali, ma erano pigri, provavano le stesse passioni mortali e possedevano gli stessi vizi e virtù. Per questo gli uomini non potevano trovare in essi le risposte che cercavano.

E’ naturale, quindi, che l’uomo abbia voluto imporsi su credenze tanto assurde; l’evoluzione sta nel fatto che, finalmente, furono messe in discussione e spiegate in modo diverso.

Ed ecco la differenza fra mito e filosofia: ciò che si ascolta e si accetta per come ci viene raccontato; ciò che viene ascoltato razionalmente e, se necessario, criticato e discusso.

Ho trovato interessanti queste differenze, perché credo mi possano aiutare a capire la scienza che sto iniziando a studiare, ma soprattutto a conoscere, proprio per quel sapere che tutti gli uomini, me compresa, hanno bisogno di cercare e raggiungere.

Perché, citando Socrate, “Una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta”.

Il mito e realtà

Quando ero piccola, prima di andare a dormire, amavo farmi raccontare una favola dai miei genitori, non importava se narrasse di potenti cavalieri o di animali parlanti, la cosa fondamentale era viaggiare con la fantasia prima di entrare nel mondo dei sogni. Sicuramente sarà capitato anche ai bambini che hanno vissuto nell’antica Grecia di farsi raccontare delle storie dagli adulti, ma di cosa parlavano?

Io credo che fin da piccoli gli antichi greci fossero stati abituati a sentir narrare le mitiche imprese di eroi e dei come Perseo, Zeus od Orfeo, gli infanti ateniesi, così come i bambini al giorno d’oggi per quanto riguarda i racconti evangelici, capivano che quelle che ascoltavano non erano semplici storielle, ma qualcosa di più importante e profondo.  I miti, infatti, non sono nati con uno scopo ludico, come si può pensare, ma con l’intento di spiegare fenomeni come la creazione del mondo, la nascita dell’uomo, la presenza del male sulla Terra ecc.. Le conoscenze fisiche e scientifiche di allora non bastavano a definire avvenimenti come i fulmini, il fuoco o l’alternarsi delle stagioni, quindi venivano creati miti su Zeus e la sua Folgore, sul rapimento di Persefone e sul coraggio di Prometeo. Ci si potrebbe chiedere come i dotti dell’epoca avessero accettato delle spiegazioni così prive di fondamenta, ma la verità é che il mito non è mai stato una semplice storiella: era un modo per definire e conoscere la propria realtà, sanciva delle verità che non erano mai state messe in discussione. Tutto ciò fino all’avvento della filosofia che, a differenza del mito, ha cercato di rispondere ai quesiti dell’uomo con un discorso razionale e verosimile, supportato da varie argomentazioni. Ciò non toglie che i miti siano stati una delle colonne portanti delle civiltà antiche, talmente importanti da essere stati tramandati per secoli oralmente ed infine trascritti per giungere fino a noi.

Prometeo
Jean-Simon Berthélemy e Jean-Baptiste Mauzaisse, Prometeo dà vita all’uomo, fresca, 1802, Parigi, Louvre.

Come nacquero le stelle

Il "Grande Carro" visto a kalalau, Isole HawaiiMilioni e milioni di anni fa, in un paesino lontano, non esistevano ancora le stelle.

Nelle strade, siccome non era ancora stata inventata l’elettricità, non vi erano nemmeno i lampioni. Così gli uomini non riuscivano ad orientarsi di notte ed uscivano solo di giorno.

A quel tempo, vi erano due grandi amici: Dimitri e Selina.

Dimitri era un ragazzo dai capelli ricci e biondi come l’oro. Era alto, snello e aveva due occhi blu come il mare. Era un giovanotto assai vispo, intelligente e curioso ed era il più grande tra tutti i figli del Dio Erasmo e della Sirena Elina. Però era presuntuoso e trattava i fratelli minori come esseri inferiori.

Selina invece, era la figlia del capo di tutti gli dei.  Aveva lunghi capelli castano chiaro e occhi verde smeraldo. Era una ragazza molto timida, studiosa e rispettosa delle regole.

Un pomeriggio di Ferragosto, in assenza dei loro genitori, i due ragazzi decisero di andare a passeggiare sul Monte Olimpo.

Durante il tragitto, iniziò a piovere e i due amici dovettero fermarsi in una vecchia casa abbandonata. Rimasero lì per parecchio tempo, fino a quando non smise di piovere. Appena uscirono dalla casupola, guardando il cielo, notarono un grande arcobaleno sopra le loro teste ne rimasero affascinati: non avevano mai visto un simile spettacolo di colori. Rimasero a lungo sdraiati sull’erba ad ammirare quello straordinario scenario.

Il sole stava ormai per tramontare, e i due ragazzi cominciarono a preoccuparsi.

Non erano, infatti, mai stati fuori di casa fino a tardi e, oltre al buio, temevano la possibile reazione dei loro genitori. Allora si avviarono per ritornare a casa.

Nel frattempo, i genitori di entrambi i ragazzi, spaventati Continua la lettura di Come nacquero le stelle

L’origine della musica

Si narra che un tempo gli animali conoscessero il medesimo linguaggio e si potessero comprendere tra loro. Infatti l’uomo conversava spesso con le altre specie, ed esse lo aiutavano nella vita quotidiana. Con il passare dei secoli l’uomo si sviluppò e divenne sempre più intelligente, fece nuove scoperte e diventò abile nel costruire utensili e abitazioni. Ma accrebbe anche il suo egoismo e il suo spirito espansionistico, fino ad ignorare e persino sfruttare le altre specie animali. E così cominciò a procurarsi materiale edile e ad espandersi in tutto il mondo esclusivamente a proprio vantaggio e a discapito degli altri animali, distruggendo i loro habitat e prosciugando le loro risorse. Dio, accortosi del misfatto, punì l’uomo e gli donò un linguaggio del tutto diverso. Egli non riuscì più a parlare con le altre specie, che lo consideravano una minaccia. L’uomo travolto dal senso di colpa decise di scusarsi, ma non sapeva in che modo, poiché non l’avrebbero capito. Decise quindi di inventare un linguaggio percepito universalmente da qualsiasi essere vivente, un linguaggio che ancora oggi è in grado di ammansire un animale selvaggio e furioso quando lo ascolta, che diventa docile e tranquillo, perdonando all’uomo il danno commesso. Era nata la musica.
cane con gli auricolari

 

Il riposo di Gea

Dal momento della creazione, il pianeta Gea, meglio conosciuto col nome di Terra, iniziò la sua lenta e progressiva evoluzione. In un ambiente verde e rigoglioso, nacquero le prime forme di vita: animali d’ogni grandezza, d’ogni colore ed aspetto, carnivori ed erbivori, cominciarono a prendere parte all’ambiente circostante. Fin da subito, il perfetto equilibrio tra flora e fauna era tale da garantire l’armonia nella vita di ogni specie.
Ben presto, però, l’abbondanza delle risorse di Gea spinse gli animali a desiderare molto più di quanto avessero bisogno e la loro cupidigia distrusse poco a poco il preesistente equilibrio tra le specie: gli erbivori trasformarono i prati verdeggianti in terra brulla e le chiome degli alberi divennero spoglie. I carnivori causarono una drastica diminuzione di esemplari rischiando l’estinzione delle specie più deboli.
Mancavano pochi mesi al termine del suo primo anno di vita, e Gea stava già morendo, così il dio creatore, stanco e deluso dal comportamento degli animali, decise di porre un freno. Gli animali dimostratisi più avidi caddero in un sonno lungo e profondo, che Dio chiamò letargo, e sugli alberi ormai spogli e sulle pianure aride calò un manto bianco e freddo, la neve, che conservò l’ambiente così come era stato lasciato.
Dopo pochi mesi, e dopo che Gea ebbe compiuto il primo anno d’età, con il calore dei raggi del Sole il manto bianco cominciò a ritirarsi, scoprendo una natura nuova e rigenerata. L’ambiente piacque molto al Dio creatore, che decise di risvegliare gli animali per mostrare loro il meraviglioso paesaggio. Questo periodo di rinascita fu chiamato Primavera.
Col passare dei giorni, l’ambiente riacquistò l’equilibrio, l’abbondanza e la magnificenza di un tempo, scaldato e illuminato dal Sole e talvolta bagnato da piogge leggere. Era il periodo più bello, poiché ricordava il paesaggio creato al principio, e Dio lo chiamò Estate.
Dio, però, temeva che gli animali fossero sopraffatti nuovamente dalla loro cupidigia. Decise, quindi, di impoverire l’ambiente, spogliando le chiome degli alberi e preparando ogni specie ad un nuovo letargo. Questo periodo venne denominato Autunno.
Ben presto, venne la neve. Tutto taceva ed ogni essere riposava nel suo letargo. Dio chiamò Inverno questo periodo di silenzio e riposo, e attese con pazienza la rinascita del più meraviglioso dei pianeti mai creati: Gea.