La mnemotecnica

Le prime opere di Giordano Bruno sono dedicate alla mnemotecnica, o arte della memoria, intesa come strumento magico-ermetico. La principale opera sull'argomento è il De umbris idearum.
La Yates presenta la mnemotecnica in questo modo:

Nel Rinascimento [l'arte della memoria] venne di moda fra neoplatonici ed ermetici ed era intesa come un metodo per imprimere nella memoria immagini fondamentali e archetipe, che presupponeva, come sistema di localizzazione mnemonica, lo stesso ordine cosmico, e consentiva così una conoscenza profonda dell'universo. Tale concezione è già evidente nel brano del De vita coelitus comparanda in cui Ficino scrive che le immagini o i colori planetari, memorizzati nel modo in cui erano riprodotti sul soffitto di una stanza, servivano, per chi in tal modo li avesse appresi, da principio organizzatore di tutti i fenomeni nei quali costui si fosse imbattuto una volta uscito di casa

Secondo la Yates, inoltre,

L'esperienza ermetica della riflessione dell'universo nella mente si trova alla base della memoria magica rinascimentale, nell'ambito della quale la mnemotecnica classica, fondata su luoghi e immagini, viene intesa, o applicata, come un metodo per conseguire quell'esperienza, imprimendo nella memoria immagini archetipe, o magicamente attivate.
Servendosi di immagini magiche o talismaniche come di immagini mnemoniche, il mago sperava di acquisire conoscenza e poteri universali conseguendo, tramite l'organizzazione magica dell'immaginazione, una personalità dotata di magici poteri, in sintonia, per così dire, con quelli del cosmo.

Bruno nel De umbrjs idearum si riconnette espressamente a Ermete Trismegisto, convinto che la religione egiziana sia migliore di quella cristiana, in quanto è religione della mente che si realizza superando il culto del sole, visibile immagine del sole ideale che è l'Intelletto. Le ombre delle idee non sono le cose sensibili ma piuttosto (nel contesto bruniano) le immagini magiche, che rispecchiano le idee della mente divina e di cui le cose sensibili sono copie. Imprimendo nella mente queste immagini magiche si otterrà come un riflesso dell'universo intero nella mente e si acquisirà, in tal modo, non solo un meraviglioso potenziamento della memoria, ma anche un rafforzamento delle capacità operative dell'uomo in generale.
L'opera procede nella presentazione di una serie di elenchi di immagini, sulla base delle quali Bruno organizza il sistema della memoria e, come aveva già iniziato a fare Ficino, dà fondamenti plotiniani alla sua costruzione. Dunque, il Bruno parigino, con l'opera che dedica nientemeno che a Enrico III, si presenta come esponente e rinnovatore della tradizione magico-ermetica inaugurata da Ficino, ma in senso molto più radicale, ossia nel senso che la conciliazione ficiniana di quella dottrina con la dogmatica cristiana non gli interessa più.


L'Arbor scientiae di Lullo, il grande teorico della mnemotecnica