Una rivoluzione senza rivoluzionario


Raffigurazione del sistema copernicano

Copernico aprì la via a una nuova concezione dell'universo, per cui si parla spesso di rivoluzione copernicana. Senza dubbio il suo sistema capovolge la tradizionale visione geocentrica ereditata dai Greci e rimasta indiscussa per tutto il Medioevo. Se ne poteva concludere che l'universo non era più ordinato attorno all'uomo, il quale a sua volta non è più al centro di un mondo creato per lui.
Il 1543 (anno in cui fu pubblicato il De revolutionibus) segna la fine di un mondo e l'inizio dell'epoca moderna. Non è una tappa solo per la scienza, ma anche per tutto il nostro modo di pensare.
La religione stessa poteva sentirsi minacciata da questa novità. Alcuni testi biblici sembravano inconciliabili con la nuova astronomia. Quello più spesso citato contro le opinioni di Copernico si trova nel libro di Giosuè:

In quel tempo... Giosuè parlò al Signore, esprimendosi così alla presenza d'Israele: «O sole, fermati su Gabaon e tu, o luna, nella valle di Aialon». E il sole si fermò, e la luna ristette, finché il popolo si fu vendicato dei suoi nemici... Il sole rimase fermo in mezzo al cielo e non si affrettò a tramontare quasi tutto il giorno (10,12-13).

Come era possibile che il Signore fermasse il sole, se questo era immobile, come diceva Copernico?
S'invocava anche un passo di Giobbe:

(Il Signore) ordina al sole di non sorgere e mette i sigilli alle stelle (9,7).

Secondo il Salmo 104, la terra «mai vacillerà in eterno». Copernico voleva forse render falsa la Sacra Scrittura? Oltre a questi problemi esegetici, le nuove opinioni ponevano certamente dei grossi interrogativi alla teologia del tempo.
Ad esempio, se la Terra è solo un pianeta come gli altri, può darsi che questi pianeti siano abitati. Dio doveva forse moltiplicare la Rivelazione e la stessa Incarnazione, a vantaggio di queste altre popolazioni? Se quegli uomini lontani non discendevano da Adamo ed Eva, erano immuni dal peccato originale? Se Copernico avesse avuto ragione, si doveva forse sottoporre la teologia a revisioni laceranti?
Ma Copernico era cosciente di tutto lo scompiglio che le sue idee sull'astronomia rischiavano di provocare a poco a poco? Egli era sempre stato molto avaro di confidenze sulle sue posizioni intellettuali. Il suo carattere piuttosto riservato non lo portava ad atteggiarsi da rivoluzionario. Se si può parlare di rivoluzione copernicana, fu una rivoluzione senza rivoluzionario. Come è facile dimostrare, Copernico appartiene culturalmente al mondo antico, che lo segna profondamente.
La sua idea che il sole occupa un posto centrale nell'universo non è una deduzione scientifica ma una convinzione metafisica. E influenzato da una vera mistica della luce e del sole, che s'incontra già in certi discepoli di Platone. Il sole, signore e re del mondo visibile, è un simbolo del divino. Proprio perché il sole è il più bello e il più luminoso degli astri, dev'essere messo al posto d'onore, cioè al centro dell'universo. Ecco un esempio di questo lirismo solare nel primo libro del De revolutionibus:

In mezzo a tutto questo, sta il sole. In effetti, in questo tempio splendido, chi osa mettere quest'astro in un luogo diverso, o migliore, di quello dove può illuminare tutto nello stesso tempo? Ora non a torto alcuni l'hanno chiamato la pupilla del mondo, altri spirito, altri ancora il suo governatore... Così il sole, assiso sul trono regale, dirige realmente la carola della famiglia degli astri.

Anche nell'elaborazione matematica del suo modello, Copernico si lascia guidare da considerazioni metafisiche ereditate dalla più pura tradizione platonica. Condivide con Platone l'ideale di perfezione. S'è fissato come regola intangibile di utilizzare, per la costruzione del suo modello, soltanto dei movimenti circolari uniformi, perché tradizionalmente questo movimento è considerato come il più perfetto. Come per la forma sferica, attribuita agli astri e alla terra, si rifà allo stesso ideale di perfezione. Copernico riteneva che i pianeti fossero fissati su delle specie di anelli solidi (o globi) che giravano con movimento uniforme. I movimenti di questi corpi perfetti, sfere o globi, erano qualificati come « naturali », nel senso che non hanno bisogno di motore. La perfezione supplisce ad ogni costrizione.
Copernico non contesta realmente la fisica di Aristotele e non sente nessun bisogno di costruire una nuova meccanica. Per spiegare la caduta dei corpi, ricorre ad un principio secondo il quale « le parti tendono verso il tutto ». Questo principio non s'allontana molto dalle spiegazioni di Aristotele, anche se qualcuno ci vuoi vedere in germe il principio dell'attrazione universale. L'universo di Copernico, come quello dei Greci, è un universo chiuso, limitato dalla sfera celeste dove sono collocate le stelle, anche se il raggio di questa sfera è ritenuto più grande di quello degli antichi. Copernico rimane un uomo del suo tempo.


manoscritto di Copernico