Giordano Bruno volle essere un mago. Egli portò
alle estreme conseguenze il discorso che Marsilio Ficino aveva
appena iniziato.
Così ce lo presenta la Yates che al suo pensiero ha dedicato approfondite ricerche:
Egli era un
mago ermetico del tipo più radicale, con una sorta di missione
magico religiosa (
)
Egli conduce la magia rinascimentale alle sue fonti pagane, abbandonando i deboli
tentativi di Ficino di elaborare una magia innocua (
), violentemente schernendo gli
ermetici religiosi.
Nello Spaccio de la bestia trionfante Bruno cita in questi termini il lamento dell'Asclepio ermetico:
Non sai, o Asclepio, come l'Egitto sia
la imagine del cielo ..., la nostra terra è tempio del mondo. |
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L'egizianismo è, per Giordano Bruno, la "buona
religione" che il cristianesimo ha distrutto e che occorre far rivivere.
La Yates osserva:
Tutto il tentativo ficiniano di costruire una theologia platonica cristiana, con i
suoi prisci theologi e magi e con il suo platonismo cristiano, furtivamente
permeato di alcuni elementi magici, era meno che niente agli occhi di Giordano Bruno, il
quale, accettando in pieno e spregiudicatamente la religione magica egiziana
dell'Asclepius (e trascurando i presunti preannunci del Cristianesimo contenuti nel Corpus
Hermeticum), considerò la religione magica egiziana come un'esperienza
teurgica ed estatica genuinamente neoplatonica, come un'ascesa verso l'Uno. E tale
essa era di fatto, poiché l'egizianismo ermetico non era altro che l'egizianismo
interpretato da neoplatonici della tarda antichità. Tuttavia non si risolve il problema
dell'interpretazione di Bruno, riducendolo a un pedissequo continuatore di questo tipo di
platonismo e considerandolo un semplice seguace di un culto misteriosofico egiziano,
perché egli era stato certamente influenzato dal grande apparato messo in moto da Ficino
e da Pico, con tutta la sua forza psicologica, le sue associazioni
cabalistiche e cristiane, il suo sincretismo di diverse
posizioni filosofiche e religiose, antiche o medievali, e con la sua magia. Occorre,
inoltre, rammentare - e questo, secondo me, è uno degli aspetti più significativi di
Giordano Bruno - che egli venne alla ribalta verso la fine del XVI secolo, di quel secolo
che vide terribili manifestazioni di intolleranza religiosa, e nel quale si cercò
nell'ermetismo religioso un rifugio di tolleranza, una via che portasse all'unione delle
varie sette in lotta tra loro. Abbiamo visto che c'erano diverse varietà di ermetismo
cristiano, cattolico e protestante, e che la maggior parte di esse rifuggiva dalla magia.
A questo punto sopraggiunge Giordano Bruno, il quale prende incondizionatamente come base
l'ermetismo magico egiziano, predica una specie di controriforma egiziana, profetizza un
ritorno alla tradizione egiziana grazie al quale le difficoltà religiose si comporranno
in una soluzione nuova; propugna, infine, anche una riforma morale, accentuando
l'importanza di buone opere sociali, di un'etica rispondente a criteri di utilità
sociale.