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Gli errori di Ridley Scott

Le Crociate (Kingdom of Heaven) – Errori storici

Balian è un maniscalco che ha perso la famiglia e che ha rischiato di perdere anche la fede. Le guerre di religione che sconvolgono la remota Terra Santa gli sembrano lontane anni luce. Ma il destino bussa alla porta di Balian sotto le spoglie di un grande cavaliere, Godfrey di Ibelin, un crociato che dopo aver combattuto nel lontano Oriente ha fatto momentaneamente ritorno in patria, in Francia. Dichiarando di essere suo padre, Godfrey mostrerà a Balian che cosa voglia dire essere un cavaliere e lo porterà con sé in un favoloso viaggio attraverso i continenti per giungere fino in Terra Santa.

La pellicola di Scott è quasi totalmente frutto di invenzione narrativa e quindi scarsamente basata su veridicità storiche: le uniche sono costituite dai racconti di Guglielmo di Tiro. Il regista inglese, infatti, non ha mai smentito il fatto di tenere poco alla veridicità storica e di preferire una reinterpretazione personale di una vicenda storica: la storia d’amore tra Baliano di Ibelin e la regina Sibilla, le stesse vicende biografiche dell’eroe sono infatti inventate.

Baliano era un signore maturo, non un giovane come mostrato nel film ed era un importante nobile, non un fabbro francese di certo; inoltre non ci sarà mai una storia d’amore (come nel film) tra Baliano e Sibilla, infatti egli sposerà Maria Comnena, vedova del re di Gerusalemme Amalrico I e sua matrigna. Tuttavia i due erano realmente uniti nella difesa di Gerusalemme. Riguardo invece al feudo di Baliano non si trattava di Ibelin ma di Nablus.

Altri personaggi poi vengono interpretati in modo molto personale dal regista. Saladino, anche se non è mai stato il feroce sultano dipinto in occidente, non era neppure un sovrano così riluttante alla guerra come nel film di Scott e certamente avrebbe fatto di tutto per riconquistare la città di Gerusalemme. Allo stesso modo Baldovino IV, il re lebbroso, aveva dimostrato come sovrano in primo luogo doti militari, mentre il regista ha amplificato un’iconografia da “re filosofo”; piccolo dettaglio è quello che, Baldovino IV, non indossò mai una maschera come invece è mostrato nel film. Il ritratto del film di Rinaldo di Châtillon come folle e ottuso non è supportato da fonti contemporanee, anche se le stesse fonti lo ritraggono come un inclemente, aggressivo signore della guerra che spesso violava le tregue tra il Regno di Gerusalemme e il Sultanato d’Egitto.

L’immagine del film di Guido che incoraggia Rinaldo di Châtillon ad attaccare i convogli di pellegrini musulmani diretti a La Mecca per provocare una guerra con Saladino è falsa. Guido era un re debole e indeciso che voleva evitare una guerra con Saladino e che era semplicemente incapace di controllare il temerario Rinaldo. La marcia fallita di Saladino su Kerak seguì l’incursione di Rinaldo sul Mar Rosso, che scioccò il mondo musulmano dalla sua vicinanza alle città sacre della Mecca e Medina. Guido e Rinaldo hanno anche molestato carovane e pastori musulmani, e l’affermazione che Rinaldo catturasse la sorella di Saladino si basa sul racconto dato nell’antica continuazione francese di Guglielmo di Tiro. Questa affermazione è generalmente ritenuta falsa. In realtà, dopo l’attacco di Rinaldo su una carovana, Saladino si assicurò che la prossima, nella quale viaggiava sua sorella, fosse adeguatamente sorvegliata e la donna non ebbe alcun danno.

Altri piccoli dettagli sono dati da imprecisioni storiche quali: il termine “crociate”, introdotto solo nel quattrocento; la lingua italiana (citata nel film) che ancora non esisteva al tempo della vicenda; la “mezzaluna” come stemma dell’esercito musulmano, infatti la “mezzaluna” verrà introdotta soltanto nel 1453 dai turchi.

Infine, il luogo reale della battaglia di Hattin non è la pianura desertica illustrata nel film, ma una regione collinosa ricca di boschi situata presso il lago di Tiberiade.

A parte le differenze storiche, Scott dipinge un monumentale e fantasioso affresco della Palestina del XII secolo, nel quale si ritrovano una fotografia e un’illuminazione molto ricercate, una regia talvolta imponente e tutta la grandezza del cinema bellico di Hollywood. Con un efficace dispiego di mezzi ed effetti speciali, il film non manca di sequenze spettacolari (l’attacco a Gerusalemme e tutta la battaglia finale), anche se, come già detto, alla cronaca dei fatti si preferisce una parabola più romanzata, dove la giustizia e la rettitudine sconfiggono l’avarizia e la malvagità.

Parere di F. Cardini sul film…

«Ridley Scott non è certo Bergman, non riesce a esprimere il succo storico delle cose. Il suo film risente molto delle allusioni un po’ stucchevoli allo scontro di civiltà in atto e del messaggio di convivenza, del dialogo, della tolleranza da dare agli spettatori. Va benissimo: il biglietto lo paga la gente del ventunesimo secolo, non del dodicesimo. Però, ripeto, la storia delle crociate è un’altra cosa. A cominciare dal termine stesso. Nel film i crociati si chiamano con questo nome. In realtà questa parola è stata introdotta dopo il Quattrocento».

Nonostante non abbia apprezzato il film, alla domanda:

“Lo ritiene un film da bocciare?”

ha risposto:

 «Non ho detto questo. Tutto ciò non significa che il film non sia valido dal punto di vista cinematografico. Ci sono, ad esempio, reminiscenze del Settimo sigillo di Bergman. Il film di quel genio di Bergman è un capolavoro, uno dei pochissimi film in cui lo spirito della crociata si coglie sul serio. Ma con Le crociate la storia non c’entra, è un’altra cosa. Questo film è l’ennesimo malinteso in cui sembra confluire tutto: il conflitto di civiltà, l’Islam, l’Occidente eccetera. Questo gioco di bussolotti abbastanza ridicolo in cui i crociati e i cristiani vengono presentati come gente che al loro interno ha i falchi e le colombe, quelli che vogliono lo scontro di civiltà e quelli che vogliono la convivenza. Tutto questo è ridicolo».

…Il nostro parere

Il film si presenta come lento e leggermente confuso all’inizio, evolve poi in una serie di avvenimenti fondamentali per lo svolgimento della storia che accelerano molto il ritmo narrativo. Il finale è inaspettato e quasi aperto, come del resto in molti film di Ridley Scott.

Nonostante i molti e frequenti errori storici, la storia segue un senso logico e nell’insieme lascia un messaggio: “il bene vince sempre sul male, e civiltà diverse possono convivere in pace”. Nel complesso comunque questi errori non sono “fastidiosi” e servono a rendere la trama più interessante, anche se talvolta vanno a modificare totalmente la veridicità della storia (il personaggio di Baliano ad esempio). Tuttavia è un film cinematograficamente ben fatto, con inquadrature e immagini molto ben studiate, ed altrettanto le sequenze di battaglia. Quindi, dando un giudizio finale complessivo del film, che tenga conto sia delle verità storiche sia della chiave interpretativa di Scott, diciamo che è interessante, anche se troppo lungo e faticoso a tratti.