Eric Tornabene è stato un alunno del liceo di Rozzano ed è ora un pianista di talento.
Buon ascolto!
Eric Tornabene è stato un alunno del liceo di Rozzano ed è ora un pianista di talento.
Buon ascolto!
Il nostro ex alunno, Luca Cirio, una delle penne più frizzanti della storia del nostro liceo, nonché musicista di alto livello, è stato inviato a Sanremo da Radio Hinterland.
Un resoconto su Luinotizie.
Ho idee potenti, ho obbiettivi precisi
“You can take my falafel and hummus, but don’t fucking touch my keffiyeh”. Così inizia l’esibizione di Shadia a New York nel suo tradizionale abito lungo, Shadia Mansour, la giovane rapper ed MC inglese di origine araba che combatte per il riconoscimento dei diritti dei palestinesi attraverso la musica, l’Hip-Hop.
Shadia è la prima rapper donna araba, infatti è un membro della Arab League of Hip-Hop, ed una delle poche rapper donne che hanno avuto un successo internazionale – tra le altre Lauryn Hill, leggenda del rap americano e prima donna rapper della storia-.
I testi di Shadia sono scritti sia in inglese che in arabo e parlano della situazione politica del medio oriente, si schierano apertamente contro l’occupazione, l’integralismo e gli stereotipi sulla donna sia nella società palestinese sia che nell’ambiente Hip-Hop. Ha ricevuto diverse intimidazioni per il suo essere così spregiudicata ed esplicita ma non si arrese, anzi disse invece: “My music sometimes sounds hostile. It’s my anger coming out and it’s resistance. It’s non-violent resistance.” ovvero che la sua musica a volte può sembrare ostile, è frutto della rabbia che fuoriesce e diventa resistenza, resistenza non violenta, una “Intifada Musicale”
Shadia nasce a Londra nel 1985 da una coppia di cristiani palestinesi originari di Haifa e Nazareth ma rifugiati in Inghilterra, il legame con la sua terra però rimane vivo perché passa le estati della sua infanzia nelle città di origine dei genitori dai parenti tra cui l’attivista, attore, scrittore e regista Juliano Mer-Khamis ovvero suo cugino. È influenzata da musicisti arabi, perciò inizia a cantare sin da bambina partecipando alle manifestazioni e ai cortei di protesta dei Palestinesi e si fece conoscere nella comunità londinese dei Palestinesi..
Nel 2003 intraprende la carriera da rapper con il suo primo singolo: Al Kufiyyeh 3arabeyyeh (The Kufiyeh is Arab) con la partecipazione di M1 del duo newyorkese Dead Prez in cui usa il kufiyeh (il tipico copricapo arabo) come un segno di nazionalismo arabo. Il pezzo nacque alla scoperta di Shadia di un kufiya americano con i colori della Stars and Stripes e con le stelle di Davide, infatti la frase con cui introdusse questo pezzo durante i concerto di New York significa proprio “puoi prendere i miei falafel, il mio hummus ma non azzardarti a toccare il mio kufiyeh”
La rapper divenne in breve tempo conosciuta e rispettata dalle comunità Hip-Hop europee, arabe e americane e ottenne collaborazioni internazionali tra cui Johnny Rosado a.k.a. (also know as) Juice, il produttore dei leggendari Public Enemy.
Shadia tuttora viva e risiede a Londra anche se non ha più rilasciato pezzi dal 2008, anno in cui pubblicò il singolo “Kulun ‘Andun Dababat” (They All Have Tanks) assieme a Tamer e Suhell Nafar del collettivo Hip-Hop israeliano e Palestinese DAM.
Shadia è in tutto e per tutto una “cattiva ragazza”, contro corrente, non solo per il tipo di cultura di strada di cui è diventata parte attiva ma anche per i testi aggressivi e diretti che pochi altri al di fuori dell’ambiente Hip-Hop adottano.
Grazie alla sua musica è anche riuscita a creare un movimento per la liberazione della Palestina di cui fanno parte persone di tutto il mondo, un movimento senza nome ma molto forte.
E’ la prova vivente e concreta che questa musica e questa cultura “unisce gente a distanza di chilometri” (Esa, The industry don’t understand, 2004)
Bimal Bellomi
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Due giorni fa c’è stata la prima puntata del festival di Sanremo al teatro Ariston, con milioni di telespettatori che hanno guardato la trasmissione. Si è verificato un incremento del 49% degli sharers nel momento dell’esibizione del noto comico satirico del panorama italiano, Maurizio Crozza.
Una piccola premessa: a differenza delle precedenti edizioni del festival, l’atmosfera era animata dai presentatori Luciana Littizzetto e Fabio Fazio. E già questo fa pensare che il festival non si concentri solamente sulla musica ma che dia uno spazio alla critica della politica italiana, in un periodo che coincide proprio con le campagne elettorali.
A dare un’ulteriore impronta satirica al festival ha contribuito Crozza, con le sue imitazioni di vari politici di spicco in questo momento.Dopo l’imitazione di Berlusconi si sono sentite urla e insulti provenienti da alcuni elementi del pubblico, che invitavano il comico a lasciare il palco e ad evitare di trattare la politica in un ambiente del genere, in quanto ritenuto inappropriato. Fazio ha aiutato il comico a riprendere la sua esibizione, chiedendo la cortesia al pubblico di rispettarla.
L’episodio ha scatenato forti discussioni soprattutto in rete e in alcuni programmi televisivi. Ora noi ci chiediamo, secondo voi l’intervento di Crozza è da considerarsi propaganda politica oppure una semplice satira? Innanzitutto non si tratta di un comico che critica un singolo partito, e ne ha dato la dimostrazione nei momenti successivi all’episodio come in tutte le sue esibizioni in TV, perciò noi crediamo che la sua esibizione non abbia nulla per cui possa essere contestata. Voi cosa ne pensate? Aspettiamo critiche e commenti in merito.
Riccardo Cannistrà e Federico Minoldo.
29 settembre 1994, Lucio Battisti pubblica l’album Hegel.
Ecco il testo della canzone che dà il titolo all’intero album:
Ricordo il suo bel nome: Hegel Tubinga
ed io avrei masticato
la sua tuta da ginnastica.
Il nome se lo prese in prestito dai libri
e fu come copiare di nascosto,
fu come soffiare sul fuoco.
Cataste scolastiche: perché?
Quando tutto è perduto non resta che la cenere e l’amore;
e lei nel suo bel nome era una Jena.
Chi di noi il governato e chi il governatore
son fatti che attengono alla storia.
Chi fosse la provincia e chi l’impero
non è il punto:
il punto era l’incendio.
Erano gli esercizi obbligatori estetici,
le occhiate di traverso, e tu guardavi indietro;
c’eravamo capiti, capiti all’inverso.
Ci diventammo leciti per questo.
D’altronde, d’altro canto.
A volte essere nemici facilita.
Piacersi è così inutile.
Un bacio dai bei modi grossolani
sfuggì come uno schiaffo senza mani.
Talmente presi ci si rese conto
d’essere un’allegoria soltanto quando
ci capitò di dire, indicando il soffitto col naso,
di dire “Noi due” e ci marmorizzammo.
La corda tesa, amò l’arco
e la tempesta la schiuma,
il cuore amò se stesso,
ma noi non divagammo.
L’animo umano è nulla se non è
una pietra da scalfire ricavando
i capelli e il suo bel piede.
Era la collisione, il primo scontro epico,
perché non scritto ma cavalcato a pelo,
ed ognuno esigeva
la terra dell’altro,
le mani, la terra, la carne, il terreno.
Ecco il video:
E qualche nota di spiegazione.
Astruserie?