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Festival Teatro Lab Novellara

Cinque anni fa iniziò tutto ciò, solo per provare perché forse sì mi poteva servire… E mi ricordo ancora ogni attimo del mio primo debutto, mi ricordo che ero emozionata e molto agitata perché in fondo ero una ragazzina di 15 anni abbastanza timida su un palco davanti a tutti… Anno dopo anno e debutto dopo debutto eccomi qui alla fine di questa magnifica esperienza che non poteva finire in modo migliore se non con questo straordinario festival a Novellara…. In questi anni sono cambiata e cresciuta e per parte di ciò devo ringraziare il teatro e in particolare il gruppo. Sì il gruppo, perché alla base del laboratorio di teatro c’è il gruppo questa cosa strana che se non si prova non si può capire, si fa parte di qualcosa dove si viene accettati per come si è davvero e  per ogni cosa e per ogni problema si ha la certezza che ci sarà sempre qualcuno pronto ad aiutarti e a sostenerti. Tutto ciò mi mancherà perché in fondo mi mancherà avere due ore alla settimana solo per me come mancheranno le sclerate, le telefonate e i messaggi la sera prima dello spettacolo e soprattutto le emozioni che si provano su quel palcoscenico che spero di non dimenticare mai… Io personalmente di questi anni e di questi tre giorni di festival mi porto a casa tutto ciò e in particolare la certezza di fare parte di un qualcosa di autentico e di molto emozionante!!

Veronica

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I tre giorni più belli che abbia mai passato, purtroppo sono passati velocemente, anche troppo per me. Un festival magnifico che ha unito il nostro gruppo nei momenti migliori e peggiori di questi giorni. Fare lo spettacolo, correre per tutta la città come pazzi, giocare a woosh, piangere insieme, stare svegli fino a tardi a parlare, ridere, scherzare, mangiare, giocare a carte come vecchietti e dormire sul treno. Tutte queste cose sono state magnifiche perché le abbiamo fatte tutti insieme come un gruppo. Questo festival ha unito il gruppo come mai ha fatto. Ringrazio la professoressa Glorioso, Marco, Elisa e tutto il gruppo per avermi regalato un’esperienza così bella. Non solo l’esperienza del festival, ma soprattutto quella del laboratorio teatrale.

Matilde

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Questa esperienza non è stata una delle tante esperienze che si fanno nella vita , è una cosa che ti stravolge davvero la vita.
Il teatro è il nostro immaginario, la propria testa crea delle immagini tue personali che dopo condividi con il tuo gruppo.
Il gruppo, in questo percorso è cresciuto e si è unito in un legame speciale, siamo riusciti a condividere ogni minuto anche quando la tensione era così forte che ti bloccava.
Quest’anno è stato un anno duro e io stessa dicevo che era pensate, non arriveremo dove vogliamo arrivare ma alla fine siamo arrivati con il sorriso e la concertazione per il nostro meraviglioso spettacolo.
Siamo arrivati in questo modo anche al festival del teatro a Novellara, è stato tutto perfetto. Ci siamo divertiti, aperti tra di noi e soprattutto abbiamo pianto per l’emozione che abbiamo provato.
Mi sono chiesta come ho fatto a trovare la strada per convincermi che dovevo farcela e la risposta è venuta da se: ho delle bellissime persone con me in gruppo, i “grandi” e i “piccoli” come li chiamiamo noi, che sono riusciti dopo 6 ore di scuola a farmi sorridere e farmi capire che non sono sola ma che oltre il gruppo ho tutto ciò che sta dietro a quello che costruiamo o meglio immaginiamo.
Il prossimo anno rimaniamo in pochi tra i “grandi” ma sono felice da una parte perché approfondirò i rapporti dei “piccoli” e capirò il modo di immaginare di altre persone nuove e spero siano tante perché più bella cosa non c’è.

Alessia U.

 

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La parola ai protagonisti

Festival di Teatro dei ragazzi – Marano sul Panaro – 23/24 Aprile 2015

 

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Paolo – 4 B liceo

Tutto parte da un viaggio,  un viaggio in treno, un viaggio insieme, un viaggio di vita. Eccoci a Rogoredo, alla ricerca dell’orario e del binario del nostro treno per Bologna. E il treno,  con il suo solito ritardo,  arriva: tutti pronti per vivere una nuova avventura. Un gruppo di ben ventun ragazzi accomunati da una comune passione: il teatro, o meglio, il recitare. Inizia così la nostra prima avventura “in esterna”: presentare il nostro spettacolo al Festival di Marano sul Panaro. E così arrivati, dopo aver cambiato un altro treno,  a Vignola,  ci troviamo ben presto a fare le prove del nostro spettacolo su Calvino. Una prova generale” tecnica”,  senza pathos e senza emozioni,  ma che ci dà già un grande senso di forte unione: ormai siamo diventati gruppo. Ci siamo poi fermati a vedere una rivisitazione contemporanea di “Romeo e Giulietta”  da parte di una scuola teatrale di San Marino.  Con loro e, il giorno successivo, con degli attori di Verona abbiamo instaurato un rapporto di amicizia. Ed è stato anche questo un aspetto molto positivo del Festival: un punto di incontro tra giovani coetanei. Poi è toccato a noi salire in scena: l’emozione si faceva sentire sin dalle prime ore del mattino e alle. 8.30 circa eravamo già in teatro per poter fare un oretta di training prima di andare in scena. Un training intenso per poter far salire l’energia,  che normalmente la mattina è molto bassa,  poi dieci minuti di concentrazione e di silenzio e poi in scena. Sicuramente l’inizio non è stato dei migliori, eravamo in mezzo a ragazzi delle scuole che erano in teatro solo per poter perdere qualche ora di lezione,  ma noi tutti, stringendo i denti  e cercando di esser sempre composti, anche davanti a persone che ti ridevano letteralmente in faccia, abbiamo portato a casa lo spettacolo. E dopo la seconda tornata di applausi, come insegna il buon Marco Pernich, ci siamo finalmente distesi e rilassati dopo uno spettacolo così difficile per le condizioni. La giornata è poi andata avanti con lo spettacolo di quelli di Verona che hanno portato in scena uno strano spettacolo sul rapporto adolescenti-tecnologia-adulti che da noi è stato molto apprezzato per la caratterizzazione dei personaggi e la semplicità della trama, che sicuramente si avvicinava molto al nostro lavoro “scolastico”. Per concludere la giornata abbiamo assistito e partecipato ad una strepitosa lezione sullo scrivere, o meglio sull’inventare una storia,  a partire da delle lettere a caso. Infatti a partire da una lettera pescata alla volta siamo arrivati a scrivere un’assurda storia: una quaglia che balla un tango in palestra è attaccata da un armadillo di nome Pepito. Poi il ritorno in treno: la felicità di tornare dopo due giorni piuttosto faticosi, ma anche la tristezza di lasciare un luogo dove abbiamo vissuto un’esperienza così intensa. Con questi due giorni credo che il nostro gruppo teatrale non solo è diventato più “forte” ma soprattutto più unito: un gruppo di amicizia.

 

Mariaelena – 5 C liceo

Sono partita carica, o meglio, sovraccarica di emozioni e preoccupazioni. Ad essere sincera non ero tanto convinta di voler partire. In un periodo in cui ansia e tristezza dominavano alternativamente le mie giornate non mi sentivo in grado di reggere più nulla di nuovo o inaspettato. Volevo restare nella mia “comfort zone” e chiudermi nella sicurezza della routine e dello studio. Ma non potevo tirarmi indietro perché, chi come me fa teatro da ormai 5 anni lo sa, quando fai parte di un gruppo non puoi pensare solo a te stesso. Così ho deciso di mettermi alla prova. Non posso dire che questi due giorni siano stati una passeggiata. Ho avuto degli attimi di cedimento e la voglia di chiudermi in me stessa è stata forte. Ma è proprio in questi momenti che ho scoperto quanto sia importante fare parte di un gruppo. In due giorni ho conosciuto i miei compagni di laboratorio meglio di come abbia fatto in un anno. Ho scoperto persone simpatiche, disponibili, e soprattutto umane. Ho capito il valore della collaborazione. Non vorrei banalizzare il concetto nella frase “l’unione fa la forza”, eppure è così. Venerdì, di fronte a un pubblico tremendo che cercava a tutti i costi di metterci in difficoltà, chiunque di noi sarebbe crollato. Invece non è stato così. Tutti insieme siamo riusciti ad affrontare la situazione e ne siamo usciti in maniera dignitosa. Ho capito che ogni situazione, per quanto possa apparire difficile o insostenibile, va affrontata a testa alta perché non siamo soli e non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto. Ho trascorso due giorni diversi, lontano dalla quotidianità e ho capito che ogni tanto bisogna anche concedersi di uscire dagli schemi. Insomma, questa per me non è stata solo un’esperienza nuova dal punto di vista teatrale, ma anche una grande esperienza di vita.

 

Alessia Z. – 3 A liceo

Questa esperienza per me è stata fantastica e divertente.

Prima di tutto, in questo modo ho staccato un po’ la spina dal continuo ripetersi dei giorni sempre uguali e monotoni, casa/scuola e scuola/casa facendo una cosa diversa e piacevole. Poi mi ha dato l’ occasione di conoscere meglio ragazzi del gruppo di teatro con cui prima, passando solo due ore alla settimana insieme, non avevo molto legato.

Inoltre ho avuto l’opportunità di conoscere persone nuove; ragazzi provenienti da altre città che avevano il nostro stesso interesse: fare teatro.

Questa esperienza mi ha fatto mettere in relazione con loro, condividendo o dissentendo le loro opinioni sul teatro.

E’ stata molto divertente sia nei momenti in cui eravamo in pausa e quindi scherzavamo e giocavamo sia quando lavoravamo, cercando di fare tutti assieme un buono spettacolo.

Il secondo giorno, dopo la rappresentazione, abbiamo partecipato al laboratorio di scrittura.

Se devo essere sincera all’inizio pensavo che sarebbe stato noioso e pesante, ma poi partecipandovi l’ho trovato piacevole e interessante. Le persone che sono venuti a tenerci questa lezione ci hanno fatto capire che per scrivere una storia non ci vuole per forza un grandissimo ingegno, ma basta tanta fantasia e divertimento.

Prima che lo spettacolo cominciasse mi sentivo agitata e nervosa tanto che avrei voluto scappare. Ma poi appena la musica è iniziata mi sono sentita serena e rilassata, ripetendomi che avevamo fatto così tante prove che non avrei potuto sbagliare neanche volendo.

Alla fine lo spettacolo è andato piuttosto bene, certo come pubblico era davvero pessimo, ci insultavano e prendevano in giro, però non abbiamo rinunciato e siamo andati avanti fino alla fine a testa alta.

Mi piacerebbe molto ripetere questa esperienza del festival.

In fine il percorso che ho fatto con il laboratorio teatrale è stato molto bello e significativo, mi ha fatto crescere e maturare. Ovviamente ci sono stati momenti in cui ero stanca e non ce la facevo più (il training!), però anche questo mi è servito molto per lo spettacolo.

Il prossimo anno mi riscriverò al laboratorio sicuramente.

 

Andrea B. – 2 A liceo

Non appena ci è stato proposto di partecipare al Festival del Teatro dei Ragazzi a Marano sul Panaro, al contrario dei miei compagni, ero molto scettico. Per natura sono un tipo chiuso e non amo molto le compagnie numerose.

In realtà mi sono dovuto ricredere. Il viaggio è stato molto bello e mi sono divertito molto. Ho apprezzato molto gli sforzi della prof. Glorioso, del regista Pernich e di Elisa la nostra trainer, ma anche della scuola, nel realizzare questo viaggio.

Sono stato bene con i miei compagni di avventura, abbiamo fatto il viaggio in treno senza problemi e abbiamo ricevuto una calorosa accoglienza dal personale dell’albergo che era semplice ma pulito.

L’unico lato negativo è stato doverci esibire al mattino presto ancora non in piena forma. Da segnalare inoltre il pubblico rumoroso che è venuto a vedere lo spettacolo.

Il bilancio è quindi positivo e mi piacerebbe partecipare il prossimo anno ad un evento come questo.

 

Alessia U. – 3 C ITC

Questi due giorni passati con il gruppo di teatro a Vignola sono stati divertenti e interessanti, sopratutto perché ha consolidato il gruppo ci siamo conosciuti e capiti più approfonditamente.
Lo spettacolo è andato bene, abbiamo affrontato un pubblico molto difficile.
Ma l’importate che ci siamo divertiti.
Un’esperienza da rifare.
Voglio ringraziare Marco ed Elisa e in particolare la Prof. Glorioso sempre disponibile e sempre aperta a noi ragazzi.

 

Andrea Z. – 2 C liceo

Due giorni pieni di scoperte e divertimento
Di condivisione e di confronto
Di amicizie e di risate
Una bella esperienza con persone altrettanto stupende
Spero di poter rivivere momenti simili con loro, magari l’anno prossimo, al prossimo festival dei ragazzi.

Sono davvero soddisfatto e mi sento un po’ cambiato.Infatti, e attribuisco il merito al laboratorio, probabilmente non avrei mai parlato davanti ad un pubblico tanto numeroso come quello di Marano!
Sento di aver acquisito un po’ di sicurezza, non solo a teatro, ma nella vita di tutti i giorni.
Il laboratorio ha rappresentato un momento di incontro e di distacco dalla quotidianità, dai pensieri, dalla scuola, dai problemi.
Ho ricevuto stimoli che mi hanno fatto pensare e vedere le cose da altre prospettive ed è per questo che vorrei ringraziare tutti coloro che portano avanti tale laboratorio e la scuola perché ci tiene, ci crede!

 

Veronica – 4 A liceo

I giorni 23 e 24 aprile il laboratorio teatrale della nostra scuola si è recato a Marano sul Panaro per partecipare a un festival di teatro dei ragazzi. Dopo un viaggio di circa due ore con il treno siamo arrivati a Vignola dove c’era l’albergo, abbiamo lasciato i bagagli in hotel e ci siamo diretti a Marano dove abbiamo fatto le prove con esito un po’ negativo. Alla sera abbiamo visto lo spettacolo “Giulia e Romeo” di un gruppo di ragazzi di San Marino. La trama dello spettacolo era la solita storia di Romeo e Giulietta e io sinceramente mi aspettavo una rivisitazione dell’opera originale. Dopo lo spettacolo abbiamo mangiato insieme ai ragazzi di San Marino e poi siamo tornati in albergo. Il giorno dopo, cioè venerdì 24, alle ore 9:00 siamo andati in scena dopo aver fatto training; lo spettacolo nel complesso è andato bene, ci siamo trovati davanti a un pubblico un po’ difficile composto da ragazzi dalle scuole elementari fino alle superiori, continuavano a fare battutine e a ridere però allo stesso tempo mi ha colpito tantissimo un bambino che durante il mio monologo iniziale mentre raccontavo  la storia del mio personaggio mi ha detto che mi avrebbe aiutato lui.  Dopo di noi è andato in scena uno spettacolo di un gruppo di Verona, questo spettacolo mi è piaciuto perché al suo interno c’erano riflessioni riguardanti la vita di noi adolescenti. Secondo me questo festival è stata un’esperienza bellissima perché ci ha permesso di conoscere altri ragazzi come noi che vivono, seppure in modi diversi, la stessa esperienza, inoltre ci ha dato la possibilità di crescere, di conoscerci e di unire il gruppo.

 

Andrei – 2 C liceo

Ho trovato la gita molto divertente e nel complesso la più soddisfacente della mia vita (finora). Mentre trovo che il luogo non abbia una grande varietà di ristoranti, il clima era piacevole e la natura sufficientemente bella. Personalmente ho trovato la mia parte dello spettacolo molto deludente e poco coinvolgente per gli spettatori, ma questa è la mia performance. Infine però la compagnia non era male e c’erano pochi incidenti “diplomatici” (causati da me). Ciò mi rende particolarmente contento dell’esperienza.

 

Valeria P. – 3 B liceo

Questi due giorni trascorsi con il gruppo del laboratorio teatrale d’istituto al Festival teatrale di Marano sul Panaro sono stati sicuramente la più bella esperienza di quest’anno scolastico.

Personalmente ho partecipato al laboratorio teatrale dell’Istituto Calvino per tre anni di seguito (incluso quest’ultimo) e finora ho avuto la possibilità di partecipare a due festival (ma solo uno di più giorni). Tirando le somme, posso affermare che in questi tre anni il laboratorio teatrale mi ha molto aiutata a imparare a esprimermi davanti agli altri, a usare la voce ma, anche e soprattutto, ha migliorato la mia capacità di lavorare in gruppo, inizialmente pressoché nulla.

Soprattutto durante il Festival del Teatro dei Ragazzi, mi sono sentita davvero parte di una compagnia che, a mio parere, quest’esperienza ha reso più unita e più forte. Dico più forte perché, per la prima volta dopo due anni, ci siamo trovati di fronte a un pubblico che, almeno a me, è sembrato di gran lunga più difficile di quello abituale, composto da familiari e amici. Ma proprio grazie a questo pubblico abbiamo imparato ad appoggiarci e a sostenerci nei momenti che precedono lo spettacolo e anche durante e dopo, nel momento delle critiche. Inoltre, passare la notte fuori, mangiare e spostarci insieme, affrontare le difficoltà di ogni giorno con persone che normalmente ho sempre visto solo una volta alla settimana, è stata un’esperienza nuova, che ha messo alla prova la mia capacità di adattamento e ha giovato alla nostra unione.

Durante il Festival abbiamo assistito agli spettacoli di altre due compagnie teatrali: una di San Marino e una di Verona. Abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con ragazzi come noi che, però, hanno messo in scena spettacoli diversi dal nostro, sia per l’argomento trattato, sia dal punto di vista stilistico. Il primo spettacolo, molto più “classico” del nostro, era una rielaborazione dal punto di vista di Giulietta di “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Il secondo, invece, almeno secondo me, era molto più vicino al nostro, come genere: ispirato a un opera di Sachiko Kashiwaba, raccontava la storia di quattro ragazzi che, giunti per caso in un paese fantastico, per la prima volta si trovano a dover imparare a essere umili, a guadagnarsi ciò che vogliono e ad aiutare gli altri.

Dopo entrambi gli spettacoli abbiamo passato del tempo con i nostri “colleghi”. È stata un’occasione per confrontarci con dei coetanei e anche per farci qualche nuovo amico.

Il pomeriggio del secondo giorno abbiamo partecipato a un laboratorio di scrittura creativa, con due esperti del campo: uno scrittore e un disegnatore. Questi ci hanno mostrato come si possano inventare nuove storie in modo facile e come una storia possa essere manipolata cambiando la forma in cui è scritta. Quindi dopo aver deciso tutti insieme le caratteristiche fondamentali di un nuovo racconto (protagonista, ambientazione, evento scatenante ecc.) accompagnato da disegni, ci è stato chiesto di provare a scrivere la storia completa. Alla fine, lo scrittore ha invitato chi ne avesse voglia a leggere la propria storia davanti a tutti; alcuni miei compagni hanno letto il proprio lavoro ed in particolare quelli di Andrea Barranco, Marco Coccia e Mariaelena sono stati molto apprezzati da tutti i presenti.

L’attività di scrittura creativa è stata sicuramente preziosa anche come aiuto per la  stesura di temi in classe ma, soprattutto, ha stuzzicato la nostra fantasia e ci ha dato degli strumenti in più per i futuri spettacoli  (dal momento che nel nostro laboratorio siamo noi studenti a inventare i testi).

Al momento del ritorno a casa abbiamo portato con noi molto più del nostro bagaglio di partenza. Penso che questa esperienza mi sia stata utile sia come studente che come persona e ringrazio la scuola per avermi offerto questa grande opportunità assieme a quella di partecipare al laboratorio teatrale.

Personalmente penso che questo sia fare scuola: il teatro ci dà una possibilità in più di esprimerci e sviluppare le nostre abilità.

 

Cristian – 1 B liceo

Questo è il primo anno e la prima volta in cui ho partecipato ad una esperienza del genere. In principio non avevo dato molta importanza al laboratorio di teatro perché non era affatto un’attività che mi poteva riguardare, in quanto sono un ragazzo un po’ timido. I miei genitori mi hanno chiesto varie volte se avevo intenzione di iniziarlo, ma io non ne ero molto d’accordo. La mia professoressa chiedeva e invogliava nella mia classe a partecipare all’attività di teatro, ma io ero sempre incerto se accettare la sfida con me stesso e parteciparvi. Quando ci fu lo spettacolo a scuola, e noi classi del biennio siamo andate a vederlo, mi ha colpito molto il lavoro esposto sul palco. Da quel momento ho deciso di intraprendere questo nuovo cammino. All’inizio mi era un po’ difficile aggregarmi con il gruppo perché in fondo non conoscevo nessuno e farmi avanti mi era un po’ difficile. Quasi tutti del gruppo si conoscevano ormai da tempo, mentre io ero sempre solo. Dopo alcuni incontri ho iniziato a fare un po’ di amicizie e infine ho conosciuto tutti. I miei compagni di teatro mi hanno accolto con le braccia aperte e sono contento di essere simpatico a molti. Durante la preparazione per il nostro spettacolo io mi sono voluto incarnare in un personaggio secondario di Marcovaldo: Michelino, e da quel momento sono Michelino per la maggior parte di loro.

Quest’uscita al festival di Marano sul Panaro è stata un’occasione per conoscere meglio i miei compagni di teatro e condividere con loro due giorni, che infine sono stati per me molto preziosi, ma anche un po’ faticosi. Ho potuto far amicizie con altri ragazzi che svolgono la stessa mia attività e sono molto contento di aver assistito ai loro due spettacoli, molto diversi dal nostro. Sono molo dispiaciuto per i diversi commenti che ho sentito nominare dai ragazzi delle scuole di Marano nei confronti dei miei compagni di Verona che hanno fatto un lavoro molto bello ed entusiasmante.

Il teatro mi sta aiutando molto a combattere la mia timidezza ed emotività e grazie a questo mi sento più sicuro e non ho timore di reagire nelle situazioni difficili.

Sicuramente continuerò questa avventura e la propongo vivamente ai miei coetanei.

 

Giovanna – 3 A liceo

L’esperienza del Festival è stata fantastica. Penso di non essermi mai divertita così tanto facendo teatro, e il fatto stesso di divertirmi con tutti gli altri ‘attori’ mi ha fatto rendere conto della grande importanza del gruppo, di ‘noi’ del laboratorio teatrale. Sono sicura di non aver mai sentito il teatro così vicino come quest’anno e specialmente durante questi due giorni a Marano. Inoltre, avere la possibilità di conoscere altri ragazzi che, diversamente da noi, frequentano delle vere e proprie scuole teatrali, mi ha fatto accorgere che, una volta saliti sul palco, le emozioni e le paure che ci accomunano sono talmente simili che assottigliano sempre di più fino a far sparire quasi completamente le nostre differenze. Perché sul palco non importa se siamo ragazzi di Rozzano, Verona o San Marino, importa solo quanto siamo capaci di interpretare il ruolo che ci è stato assegnato. Siamo unicamente degli attori.

Ringrazio Marco Pernich ed Elisa per il grande lavoro che hanno svolto con noi, sottolineando costantemente l’importanza dell’unità del gruppo; la professoressa Glorioso per tutto l’impegno dimostrato nei nostri confronti e il Preside Marco Parma per averci dato la possibilità di vivere quest’esperienza stupenda.

 

Marco – 2 B liceo

L’esperienza di Marano è stata davvero speciale, divertente e appagante. È stato bello potersi confrontare con altri ragazzi che condividono la nostra passione ma anche, e soprattutto, confrontarci tra di noi del gruppo del Calvino. Ci siamo uniti moltissimo in soli due giorni passando dall’essere semplicemente “tutti amici di tutti” diventando un vero GRUPPO unito. Ho sempre amato il confronto costruttivo e questi due giorni ne sono stati colmi! Parlare con la mente aperta con persone di diverse etnie, scuole di pensiero politico, filosofie di vita e molto altro ha permesso a me, e spero a tutti, di crescere molto. Suppongo si sia già capito da quanto sopra ma lo ribadisco: la cosa più bella del gruppo teatrale è proprio essere un GRUPPO e queste due giornate hanno spinto molto in questa direzione.

 

Matilde – 2 A ITC

Penso che la gita sia stata molto bella e anche d’aiuto per le persone nuove del gruppo o che non si erano inserite del tutto.
Il nostro secondo giorno abbiamo avuto lo spettacolo di mattina, non e’ stato molto facile perché non abbiamo avuto molta collaborazione dagli insegnanti che accompagnavano le classi. Per il resto dello spettacolo abbiamo messo tutte le energie che avevamo per far un bello spettacolo, ed infatti il risultato e’ stato che e’ piaciuto a tutti.
Questa esperienza ci ha legato tutti, anche più di prima.
Io vorrei ringraziare personalmente Marco, Elisa, la professoressa Glorioso e tutti i miei compagni del laboratorio per la magnifica esperienza che mi hanno regalato, da quando ho iniziato il laboratorio, l’anno scorso, fino ad oggi.

 

 

Il venerdì del Teatro

il maggiore Steve Arnold (Luca Zingaretti) nell’interrogare Wilhelm Furtwängler (Massimo De Francovich)

 

La torre d’avorio

Berlino, 1946. Al termine della guerra iniziano i processi ai sostenitori del regime nazista. Un ufficiale dell’esercito americano, il maggiore Steve Arnold (Luca Zingaretti), è chiamato ad indagare su un famoso direttore d’orchestra, Wilhelm Furtwängler (Massimo De Francovich). L’artista non ha mai abbandonato la Germania: pur non avendo mai sostenuto il nazismo né preso la tessera di partito, ha continuato la propria attività in patria. Nella sua mente, il musicista era utopisticamente convinto che l’arte e la cultura dovessero essere mantenute vive per contrastare le atrocità della politica. Ma fino a che punto l’Arte può considerarsi libera dai condizionamenti del Potere? Non è forse vero che continuare ad esibirsi sotto un regime dittatoriale sottintende l’appoggio al sistema?

Nella sala carica d’attese e riecheggiante delle parole di discorsi lasciati incompiuti tra il pubblico, il sipario si apre accompagnato dalle battute conclusive dell’Ottava Sinfonia di Beethoven, un artificio assolutamente efficace e dall’evidente impronta cinematografica.
L’ambientazione nella quale prende luogo la vicenda benché sia complessivamente spoglia (lascia vuoti ampi spazi) è ricercata nell’attenzione dei particolari e ben si amalgama con la fredda luce delle lampade al neon che suggerisce il desolante freddo dell’inverno tedesco che violentemente abbraccia chi esce dall’enorme portone ligneo sulla parete di sfondo. Come nel primo atto la fredda luce del neon proiettava nello spettatore la morsa del gelo così, nel secondo atto, una luce più calda avvolge l’ambiente e i personaggi vestiti con abiti estivi. Il tempo non intacca, nel burbero ufficiale dell’esercito americano, la ferrea convinzione della colpevolezza di Furtwängler.
I personaggi sono psicologicamente approfonditi, fatta eccezione per il tenente David Wills (Paolo Briguglia)che manca di spessore e sembra alquanto fioca come figura e per il maggiore Steve Arnold (Luca Zingaretti) che si spoglia della maschera della rozzezza e della poca cultura indossata sin dall’inizio e si carica di una profondità d’animo solamente nei risvolti finali della vicenda (anche se mantiene un’impostazione cinematografica nella recitazione). Straordinaria e toccante l’interpretazione di un sempreverde Massimo De Francovich capace d’essersi profondamente calato nel direttore d’orchestra Furtwängler.
Nello scontro tra i due uomini, così diversi e così poco disporsi a capirsi, diventa una questione etica sempre attuale: fino a che punto l’Arte può considerarsi libera dai condizionamenti del Potere? Non è forse vero che Continuare ad esibirsi sotto un regime dittatoriale sottintende l’appoggio al sistema?
Uno spettacolo che risulta piacevole, fluido in ogni sua parte, con pieghe comiche, a parer mio, troppo accentuate ma che sicuramente snelliscono una struttura narrativa di per sé ponderosa e impegnativa.

Incontro con i carcerati: non è mai tardi per crescere

Lo scorso 13 Novembre la nostra classe ha potuto partecipare all’incontro con i carcerati di Opera e Bollate. L’incontro si divideva in due momenti. Inizialmente i carcerati hanno messo in atto la rappresentazione de “il Mito di Sisifo” reinterpretato alla luce delle loro esperienze. Questa visione è stata filtrata dal loro percorso di reinserimento nella società, che li ha portati a riconoscere le cause di fondo dei loro errori e del loro comportamento. Proprio il loro comportamento è stato motivo di discussione nella seconda parte dell’incontro.

Dal dibattito è emerso il motivo della scelta del mito: in particolare abbiamo constatato che ognuno di loro si immedesimava nel protagonista, Sisifo, che con una punta di presunzione e arroganza, fa di tutto per opporsi al potere centrale, gli dei. La particolarità dello spettacolo consisteva nel fatto che la crescita morale sarebbe dovuta avvenire non solo nello spettatore che apprendeva da persone che hanno già avuto esperienze negative, ma anche dai carcerati che mettendo in scena una trasposizione dei loro errori e della loro vita passata hanno rielaborato i loro errori e le loro scelte.

Ciò che risulta incongruente è il fatto che l’interpretazione data dai carcerati non corrisponde esattamente all’impressione suscitata in noi; infatti mentre Sisifo, secondo una visione morale, si ribella per una giusta causa, i detenuti si concentravano sul fatto che Sisifo non avrebbe dovuto ribellarsi all’autorità (gli dei) ma ha agito lo stesso per un mancato insegnamento da parte dell’autorità stessa: questa avrebbe dovuto infatti permettergli durante la sua crescita come uomo di imparare e assimilare i suoi doveri relativi alla vita nella società. Un altro aspetto dell’incontro che ha lasciato perplessi molti di noi è che il fine della discussione sembrava fosse volto più a una crescita morale dei carcerati piuttosto che un’effettiva informazione nei nostri confronti. Durante la discussione infatti lo psicologo cercava con insistenza di fare in modo che i carcerati parlassero della loro esperienza piuttosto che concentrarsi sugli spunti o le perplessità degli studenti, che da come ci era stato presentato l’incontro sarebbe dovuto essere il motivo reale dello spettacolo.

Tuttavia la conoscenza delle vicende dei carcerati ha fatto si che noi capissimo l’importanza dell’educazione che ognuno di noi riceve dalla propria famiglia e dalla società e dall’ambiente in cui cresce.

Simone De Cocco, Alessio Ripamonti e Matteo Bollo

Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 9

Il giorno mercoledì 4 dicembre, io e la mia classe siamo andati al teatro Fellini di Rozzano, dove abbiamo incontrato un gruppo di detenuti, che si sono cimentati in un piccolo spettacolo e ai quali poi abbiamo avuto la possibilità di rivolgere alcune domande.

È stata un’esperienza entusiasmante ed emotivamente molto forte, grazie alla quale ho potuto confrontarmi con una realtà e con un contesto sociale diversi da quelli in cui vivo io. Innanzitutto mi aspettavo di trovare persone che avevano commesso reati minori, invece molti di loro erano in carcere colpevoli di omicidio e questa è stata la prima cosa che mi ha colpito. La maggior parte dei carcerati aveva iniziato ad infrangere la legge compiendo crimini fin da giovani, a causa della mancanza di una guida nella propria famiglia, che insegnasse loro i giusti valori sociali. Riguardo ciò, non giustifico queste persone, infatti ve ne sono altre che pur non crescendo con l’appoggio dei genitori o comunque vivendo in un contesto sociale disagiato, sono riuscite a costruirsi un futuro nella legalità, riconosco però che per questi individui, le possibilità che la vita offre sono alquanto limitate detenuti hanno esplicitato diverse volte che non volevano essere perdonati dai ragazzi che li stavano ascoltando, bensì erano venuti lì per raccontare e discutere insieme a noi della loro esperienza, affinché servisse a noi per non compiere le loro stesse scelte. Personalmente credo che per queste persone non sarà facile ricominciare, cambiare vita, trovarsi un lavoro, costruirsi una famiglia o essere accettati in una società; penso sia necessario allontanarsi dall’ambiente in cui si viveva precedentemente e dalla gente che si frequentava ed avere la volontà di faticare ed impegnarsi al massimo.

Luca

Sisifo
Sisifo

L’incontro del 4 Dicembre 2013 l’ho trovato educativo perché ho avuto la possibilità di venire a conoscenza dei pensieri dei detenuti e delle cause che li hanno portati a compiere determinati atti. È stato molto importante questo “confronto” perché penso che solo avendo “davanti agli occhi” persone che stanno pagando per i propri errori e capendo i motivi per cui li hanno fatti, ci si possa “fermare” e riflettere prima di compiere un’azione di cui ci potrebbe pentire, non solo per il furto di una macchina ma anche per quello di oggetti di poco valore.

Chiara

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 8

Molto toccante è stato partecipare all’incontro con i carcerati al teatro. Personalmente penso che siano stati molto bravi a mettere in scena uno spettacolo così, tra l’altro improvvisato, e a me non lo era sembrato. Mentre parlava il professore, ho osservato quegli uomini seduti sul palco e mi sembravano persone libere, guardandoli, non avrei mai immaginato che avessero potuto compiere dei reati e alcuni anche gravi. Ci vuole molta forza a parlare, mettersi a nudo davanti a un gruppo di studenti, a volte irrispettosi. Ogni persona ha la sua storia e ognuna è importante, e queste perone sono state capaci di raccontarcele e di insegnarci qualcosa, sono stati capaci di darci delle lezioni di vita. Fare qualcosa perché ti fa apparire “figo”, non porta a nulla, a qualche minuto di gloria, ma poi si può finire nei guai e passare del tempo in un carcere non è il massimo. L’uomo che mi ha colpito di più di tutti è stato Alessandro. Prima di sentire la sua storia mi sembrava un uomo che non avesse commesso dei reati gravi, invece ha commesso degli omicidi. Nello spettacolo rappresentava il ragazzo che è conto la violenza, i furti, la droga e bruciare una ragazza disabile. Era contro quelle forme di divertimento. Nella sua vita invece, è stato il contrario del ragazzo che ha impersonificato. Ha ammesso di aver privato molte droghe, di aver ucciso persone e di avere l’ergastolo. So che molti di loro non hanno avuto delle guide, e molti le hanno rifiutate, altri non hanno avuto dei genitori modello, padri in carcere e madri alcolizzate. Molti di quegli uomini hanno avuto il destino dei loro stessi genitori, ma avevano una scelta, potevano migliorare, essere migliori, eppure hanno scelto la via più semplice, come hanno ammesso loro stessi. Questo però ha causato delle perdite, molti di loro non hanno rapporti con la loro famiglia e altri dopo anni sono riusciti a ricostruire i rapporti.  Partecipare a questo incontro é stato molto interessante e “Il Gruppo della Trasgressione” é un’ottima iniziativa perché finalmente offre una guida a questi uomini che non l’hanno avuta nella loro vita e spero che una volta fuori dal carcere quando saranno uomini liberi.

Tecla

Franz von Stuck - Sisifo
Franz von Stuck – Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 7

Durante l’incontro e la discussione con i detenuti delle varie carceri di Milano al teatro Fellini di Rozzano mi hanno colpito e fatto ragionare molte risposte di questi alle varie domande poste. Soprattutto però sono sorpreso di me stesso perché sono riuscito a salire sul palco nonostante avessi timore e un muro costituito da pregiudizi mi fermasse. Una volta arrivato sul palco sono rimasto colpito dalla voglia di Alessandro di mettermi a mio agio mentre Massimiliano mi è sembrato un po’ intrepido. Ho inoltre avuto la sensazione di avere già visto un paio di quelle persone in televisione. Mi hanno sconvolto le loro storie e maggiormente le loro risposte alla mia domanda che univa curiosità a ironia e che aveva l’obbiettivo di “pizzicarli” cosi da smuovere il discorso che fino a li mi era sembrato troppo tranquillo. L’idea che le persone possano diventare dei semplici obbiettivi da uccidere come uno di loro mi ha risposto mi ha veramente stupefatto perché non credevo fosse possibile e ci sono rimasto male, in effetti ci penso ancora. Invece la sicurezza e la voglia di cambiare senza vergogna dei detenuti li presenti  mi ha veramente colpito positivamente e sono orgoglioso di loro. Un’ ultima suggestione che ho provato è stata quando ho stretto la mano a i tre con cui avevo discusso: la mano di Massimiliano mi è sembrata fredda e distaccata mentre quella di Alessandro e dell’uomo un po’ più basso di cui non ricordo il nome e mi dispiace perché mi ha dato una risposta con un ingente significato emotivo che mi ha quasi commosso, mi sono sembrate più calorose e mi hanno trasmesso una sorta di gratitudine e di speranza. Da questo incontro insomma esco più maturo.

Giacomo

Sisifo
Sisifo

“È stata un’esperienza nuova, abbiamo affrontato un argomento toccante e commovente perché i carcerati hanno raccontato le loro vite personali con un’infanzia difficile che ha segnato la loro condotta in maniera negativa inducendoli a commettere dei reati.

Mi sarebbe piaciuto ascoltare i racconti di come i carcerati trascorrono i giorni in carcere, le attività a cui si dedicano”.

Gianluca

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 6

Ogni essere umano possiede il libero arbitrio, la possibilità di scegliere. Purtroppo però, per svariati motivi si opera una scelta che oltrepassa dei limiti predefiniti. Si ha voglia di intraprendere vie nuove, e viene molto facile quando non si ha qualcuno che ci guidi sulla strada giusta. I ragazzi di diciassette anni non pensano a queste cose in prima persona, le vedono lontane da se, fatti che accadono solo nei film o che si guardano al telegiornale. – Poi comincia un periodo in cui nulla va per il verso giusto: i miei genitori litigano ogni giorno, mio padre picchia mia madre, i miei amici non mi chiedono più di uscire, a scuola va uno schifo. Perché la vita degli altri deve essere più bella della mia? Esco di casa con un coltello e uccido la prima persona sorridente che incontro. Morto. Bene ora questa persona non c’è più quindi non è felice, e non lo sono nemmeno i suoi familiari ed i suoi amici, ora non sono l’unico ad essere triste, siamo almeno una cinquantina. Tuttavia non ho ancora ottenuto ciò che volevo, magari per riottenere l’amicizia della mia compagnia potrei rubare una macchina e portare tutti a ballare. –

Potrebbe capitare a chiunque, ma la domanda da porsi è: in questo modo risolvo i miei problemi? No.

Mi ritrovo quindi un giorno chiuso dentro tre mura e delle sbarre di fronte a me. Tutto ciò che volevo io era essere felice, e mi ritrovo qua dentro, rinchiuso per quarant’anni. – dei detenuti, a teatro, ci hanno raccontato le proprie esperienze con le lacrime agli occhi, ma forti come dei leoni. Uomini alti e muscolosi, bassi e fragili, con un passato difficile o meno, con famiglia, ma soprattutto con un cuore grande e con delle emozioni. Credo che ogni volta che salgano sul palco cerchino di strapparsi dal petto tutta la forza che han dentro, per far capire davvero ai ragazzi ciò che vuol dire oltrepassare i limiti, rovinare la vita di altre persone, ma soprattutto la propria, e vivere con un’etichetta in fronte in una società che non ha voglia di ascoltare la tua storia, ma che si impegna solo a giudicarti.

Quindi dire grazie mi sembra il minimo, grazie per averci fatto aprire gli occhi, per averci fatto conoscere più da vicino queste situazioni e per avere dato il meglio di voi, averci fatto ridere e commuovere.

Sara

Sisifo
Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 5

Le emozioni su quel palco erano molte dalla rabbia alla la gioia ma una troneggiava sulle altre, la sincerità.

Il passato con i suoi ricordi era riemerso con i ruoli improvvisati che però risultavano reali, forse perché impersonati tante e tante volte. Erano li per noi, solo per noi, per farci pensare, capire e non percorrere le strade che loro avevano deciso di seguire.

Senza le giuste guide, o con la non considerazione di queste, si possono trovare strade meno ripide sentieri meno tortuosi che spesso attraggono di più perché più facili da raggiungere e perché di finalità più immediate.

Ma le sensazioni che si provano arrivati alla fine sono effimere, caduche non hanno insegnamenti che le accompagnano ma solo inganni e tradimenti, non solo nei confronti degli altri ma prima di tutti verso se stessi. Come ci spiegava Massimiliano, non sempre si riesce a controllare la seduzione che certi ambienti, personaggi e modi di fare esercitano su di noi.

Loro sono persone che non chiedono perdono ma solo accettazione, sanno di aver sbagliato e per questo sono entrati nel gruppo della trasgressione. Sono riusciti a lasciare la loro vecchia vita e attraverso incontri come quelli con il gruppo a trovare una causa dei loro errori e certe volte a porvi un rimedio. Finalmente non sono più alla ricerca delle strade più agevoli ma di quelle più costruttive per la loro persona.

Le loro parole sentite e dette con l’anima, le loro vite che ci hanno offerto come insegnamenti mi hanno fatto riflettere sulla fortuna che ho: sono nata in una realtà agiata ho una famiglia e delle guide che mi aiutano a scegliere in modo giusto e non in quello apparentemente più semplice.

Persone come Massimiliano e Alessandro mi hanno insegnato che la vita può essere difficile ma che può sempre esserci una soluzione, che niente è perso e che per tutto esiste un appianamento.

L’incontro è stato davvero istruttivo e piacevole. Stare sul palco insieme a loro è stato bellissimo ho iniziato a vedere con occhi nuovi, ho visto come persino persone a me vicine potrebbero cedere alle lusinghe che la vita tutti i giorni ripone nelle nostre, anche più banali, decisioni. Come si sono persi Massimiliano, Alessandro, Roberto e tutti gli altri detenuti tutti noi possiamo sbagliare ma solo grazie agli aiuti e ai consigli delle persone che ogni giorno ci aiutano a crescere e a maturare possiamo continuare la nostra vita nella giustizia. Quest’esperienza mi ha insegnato che grazie alle giuste guide e alle giuste strade tutti possono cambiare. Dopo l’incontro che abbiamo avuto ho eliminato alcuni pregiudizi e alcuni stereotipi che prima provavo nei confronti dei detenuti.

Infine auguro a tutti i detenuti una felice ripresa della cammino ora ritrovato e spero che anche attraverso le difficoltà che non di rado si presenteranno nel loro percorso riusciranno a trovare per sempre la loro strada e il loro ruolo nella società.

Francesca

Sisifo
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