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La parola ai protagonisti

Festival di Teatro dei ragazzi – Marano sul Panaro – 23/24 Aprile 2015

 

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Paolo – 4 B liceo

Tutto parte da un viaggio,  un viaggio in treno, un viaggio insieme, un viaggio di vita. Eccoci a Rogoredo, alla ricerca dell’orario e del binario del nostro treno per Bologna. E il treno,  con il suo solito ritardo,  arriva: tutti pronti per vivere una nuova avventura. Un gruppo di ben ventun ragazzi accomunati da una comune passione: il teatro, o meglio, il recitare. Inizia così la nostra prima avventura “in esterna”: presentare il nostro spettacolo al Festival di Marano sul Panaro. E così arrivati, dopo aver cambiato un altro treno,  a Vignola,  ci troviamo ben presto a fare le prove del nostro spettacolo su Calvino. Una prova generale” tecnica”,  senza pathos e senza emozioni,  ma che ci dà già un grande senso di forte unione: ormai siamo diventati gruppo. Ci siamo poi fermati a vedere una rivisitazione contemporanea di “Romeo e Giulietta”  da parte di una scuola teatrale di San Marino.  Con loro e, il giorno successivo, con degli attori di Verona abbiamo instaurato un rapporto di amicizia. Ed è stato anche questo un aspetto molto positivo del Festival: un punto di incontro tra giovani coetanei. Poi è toccato a noi salire in scena: l’emozione si faceva sentire sin dalle prime ore del mattino e alle. 8.30 circa eravamo già in teatro per poter fare un oretta di training prima di andare in scena. Un training intenso per poter far salire l’energia,  che normalmente la mattina è molto bassa,  poi dieci minuti di concentrazione e di silenzio e poi in scena. Sicuramente l’inizio non è stato dei migliori, eravamo in mezzo a ragazzi delle scuole che erano in teatro solo per poter perdere qualche ora di lezione,  ma noi tutti, stringendo i denti  e cercando di esser sempre composti, anche davanti a persone che ti ridevano letteralmente in faccia, abbiamo portato a casa lo spettacolo. E dopo la seconda tornata di applausi, come insegna il buon Marco Pernich, ci siamo finalmente distesi e rilassati dopo uno spettacolo così difficile per le condizioni. La giornata è poi andata avanti con lo spettacolo di quelli di Verona che hanno portato in scena uno strano spettacolo sul rapporto adolescenti-tecnologia-adulti che da noi è stato molto apprezzato per la caratterizzazione dei personaggi e la semplicità della trama, che sicuramente si avvicinava molto al nostro lavoro “scolastico”. Per concludere la giornata abbiamo assistito e partecipato ad una strepitosa lezione sullo scrivere, o meglio sull’inventare una storia,  a partire da delle lettere a caso. Infatti a partire da una lettera pescata alla volta siamo arrivati a scrivere un’assurda storia: una quaglia che balla un tango in palestra è attaccata da un armadillo di nome Pepito. Poi il ritorno in treno: la felicità di tornare dopo due giorni piuttosto faticosi, ma anche la tristezza di lasciare un luogo dove abbiamo vissuto un’esperienza così intensa. Con questi due giorni credo che il nostro gruppo teatrale non solo è diventato più “forte” ma soprattutto più unito: un gruppo di amicizia.

 

Mariaelena – 5 C liceo

Sono partita carica, o meglio, sovraccarica di emozioni e preoccupazioni. Ad essere sincera non ero tanto convinta di voler partire. In un periodo in cui ansia e tristezza dominavano alternativamente le mie giornate non mi sentivo in grado di reggere più nulla di nuovo o inaspettato. Volevo restare nella mia “comfort zone” e chiudermi nella sicurezza della routine e dello studio. Ma non potevo tirarmi indietro perché, chi come me fa teatro da ormai 5 anni lo sa, quando fai parte di un gruppo non puoi pensare solo a te stesso. Così ho deciso di mettermi alla prova. Non posso dire che questi due giorni siano stati una passeggiata. Ho avuto degli attimi di cedimento e la voglia di chiudermi in me stessa è stata forte. Ma è proprio in questi momenti che ho scoperto quanto sia importante fare parte di un gruppo. In due giorni ho conosciuto i miei compagni di laboratorio meglio di come abbia fatto in un anno. Ho scoperto persone simpatiche, disponibili, e soprattutto umane. Ho capito il valore della collaborazione. Non vorrei banalizzare il concetto nella frase “l’unione fa la forza”, eppure è così. Venerdì, di fronte a un pubblico tremendo che cercava a tutti i costi di metterci in difficoltà, chiunque di noi sarebbe crollato. Invece non è stato così. Tutti insieme siamo riusciti ad affrontare la situazione e ne siamo usciti in maniera dignitosa. Ho capito che ogni situazione, per quanto possa apparire difficile o insostenibile, va affrontata a testa alta perché non siamo soli e non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto. Ho trascorso due giorni diversi, lontano dalla quotidianità e ho capito che ogni tanto bisogna anche concedersi di uscire dagli schemi. Insomma, questa per me non è stata solo un’esperienza nuova dal punto di vista teatrale, ma anche una grande esperienza di vita.

 

Alessia Z. – 3 A liceo

Questa esperienza per me è stata fantastica e divertente.

Prima di tutto, in questo modo ho staccato un po’ la spina dal continuo ripetersi dei giorni sempre uguali e monotoni, casa/scuola e scuola/casa facendo una cosa diversa e piacevole. Poi mi ha dato l’ occasione di conoscere meglio ragazzi del gruppo di teatro con cui prima, passando solo due ore alla settimana insieme, non avevo molto legato.

Inoltre ho avuto l’opportunità di conoscere persone nuove; ragazzi provenienti da altre città che avevano il nostro stesso interesse: fare teatro.

Questa esperienza mi ha fatto mettere in relazione con loro, condividendo o dissentendo le loro opinioni sul teatro.

E’ stata molto divertente sia nei momenti in cui eravamo in pausa e quindi scherzavamo e giocavamo sia quando lavoravamo, cercando di fare tutti assieme un buono spettacolo.

Il secondo giorno, dopo la rappresentazione, abbiamo partecipato al laboratorio di scrittura.

Se devo essere sincera all’inizio pensavo che sarebbe stato noioso e pesante, ma poi partecipandovi l’ho trovato piacevole e interessante. Le persone che sono venuti a tenerci questa lezione ci hanno fatto capire che per scrivere una storia non ci vuole per forza un grandissimo ingegno, ma basta tanta fantasia e divertimento.

Prima che lo spettacolo cominciasse mi sentivo agitata e nervosa tanto che avrei voluto scappare. Ma poi appena la musica è iniziata mi sono sentita serena e rilassata, ripetendomi che avevamo fatto così tante prove che non avrei potuto sbagliare neanche volendo.

Alla fine lo spettacolo è andato piuttosto bene, certo come pubblico era davvero pessimo, ci insultavano e prendevano in giro, però non abbiamo rinunciato e siamo andati avanti fino alla fine a testa alta.

Mi piacerebbe molto ripetere questa esperienza del festival.

In fine il percorso che ho fatto con il laboratorio teatrale è stato molto bello e significativo, mi ha fatto crescere e maturare. Ovviamente ci sono stati momenti in cui ero stanca e non ce la facevo più (il training!), però anche questo mi è servito molto per lo spettacolo.

Il prossimo anno mi riscriverò al laboratorio sicuramente.

 

Andrea B. – 2 A liceo

Non appena ci è stato proposto di partecipare al Festival del Teatro dei Ragazzi a Marano sul Panaro, al contrario dei miei compagni, ero molto scettico. Per natura sono un tipo chiuso e non amo molto le compagnie numerose.

In realtà mi sono dovuto ricredere. Il viaggio è stato molto bello e mi sono divertito molto. Ho apprezzato molto gli sforzi della prof. Glorioso, del regista Pernich e di Elisa la nostra trainer, ma anche della scuola, nel realizzare questo viaggio.

Sono stato bene con i miei compagni di avventura, abbiamo fatto il viaggio in treno senza problemi e abbiamo ricevuto una calorosa accoglienza dal personale dell’albergo che era semplice ma pulito.

L’unico lato negativo è stato doverci esibire al mattino presto ancora non in piena forma. Da segnalare inoltre il pubblico rumoroso che è venuto a vedere lo spettacolo.

Il bilancio è quindi positivo e mi piacerebbe partecipare il prossimo anno ad un evento come questo.

 

Alessia U. – 3 C ITC

Questi due giorni passati con il gruppo di teatro a Vignola sono stati divertenti e interessanti, sopratutto perché ha consolidato il gruppo ci siamo conosciuti e capiti più approfonditamente.
Lo spettacolo è andato bene, abbiamo affrontato un pubblico molto difficile.
Ma l’importate che ci siamo divertiti.
Un’esperienza da rifare.
Voglio ringraziare Marco ed Elisa e in particolare la Prof. Glorioso sempre disponibile e sempre aperta a noi ragazzi.

 

Andrea Z. – 2 C liceo

Due giorni pieni di scoperte e divertimento
Di condivisione e di confronto
Di amicizie e di risate
Una bella esperienza con persone altrettanto stupende
Spero di poter rivivere momenti simili con loro, magari l’anno prossimo, al prossimo festival dei ragazzi.

Sono davvero soddisfatto e mi sento un po’ cambiato.Infatti, e attribuisco il merito al laboratorio, probabilmente non avrei mai parlato davanti ad un pubblico tanto numeroso come quello di Marano!
Sento di aver acquisito un po’ di sicurezza, non solo a teatro, ma nella vita di tutti i giorni.
Il laboratorio ha rappresentato un momento di incontro e di distacco dalla quotidianità, dai pensieri, dalla scuola, dai problemi.
Ho ricevuto stimoli che mi hanno fatto pensare e vedere le cose da altre prospettive ed è per questo che vorrei ringraziare tutti coloro che portano avanti tale laboratorio e la scuola perché ci tiene, ci crede!

 

Veronica – 4 A liceo

I giorni 23 e 24 aprile il laboratorio teatrale della nostra scuola si è recato a Marano sul Panaro per partecipare a un festival di teatro dei ragazzi. Dopo un viaggio di circa due ore con il treno siamo arrivati a Vignola dove c’era l’albergo, abbiamo lasciato i bagagli in hotel e ci siamo diretti a Marano dove abbiamo fatto le prove con esito un po’ negativo. Alla sera abbiamo visto lo spettacolo “Giulia e Romeo” di un gruppo di ragazzi di San Marino. La trama dello spettacolo era la solita storia di Romeo e Giulietta e io sinceramente mi aspettavo una rivisitazione dell’opera originale. Dopo lo spettacolo abbiamo mangiato insieme ai ragazzi di San Marino e poi siamo tornati in albergo. Il giorno dopo, cioè venerdì 24, alle ore 9:00 siamo andati in scena dopo aver fatto training; lo spettacolo nel complesso è andato bene, ci siamo trovati davanti a un pubblico un po’ difficile composto da ragazzi dalle scuole elementari fino alle superiori, continuavano a fare battutine e a ridere però allo stesso tempo mi ha colpito tantissimo un bambino che durante il mio monologo iniziale mentre raccontavo  la storia del mio personaggio mi ha detto che mi avrebbe aiutato lui.  Dopo di noi è andato in scena uno spettacolo di un gruppo di Verona, questo spettacolo mi è piaciuto perché al suo interno c’erano riflessioni riguardanti la vita di noi adolescenti. Secondo me questo festival è stata un’esperienza bellissima perché ci ha permesso di conoscere altri ragazzi come noi che vivono, seppure in modi diversi, la stessa esperienza, inoltre ci ha dato la possibilità di crescere, di conoscerci e di unire il gruppo.

 

Andrei – 2 C liceo

Ho trovato la gita molto divertente e nel complesso la più soddisfacente della mia vita (finora). Mentre trovo che il luogo non abbia una grande varietà di ristoranti, il clima era piacevole e la natura sufficientemente bella. Personalmente ho trovato la mia parte dello spettacolo molto deludente e poco coinvolgente per gli spettatori, ma questa è la mia performance. Infine però la compagnia non era male e c’erano pochi incidenti “diplomatici” (causati da me). Ciò mi rende particolarmente contento dell’esperienza.

 

Valeria P. – 3 B liceo

Questi due giorni trascorsi con il gruppo del laboratorio teatrale d’istituto al Festival teatrale di Marano sul Panaro sono stati sicuramente la più bella esperienza di quest’anno scolastico.

Personalmente ho partecipato al laboratorio teatrale dell’Istituto Calvino per tre anni di seguito (incluso quest’ultimo) e finora ho avuto la possibilità di partecipare a due festival (ma solo uno di più giorni). Tirando le somme, posso affermare che in questi tre anni il laboratorio teatrale mi ha molto aiutata a imparare a esprimermi davanti agli altri, a usare la voce ma, anche e soprattutto, ha migliorato la mia capacità di lavorare in gruppo, inizialmente pressoché nulla.

Soprattutto durante il Festival del Teatro dei Ragazzi, mi sono sentita davvero parte di una compagnia che, a mio parere, quest’esperienza ha reso più unita e più forte. Dico più forte perché, per la prima volta dopo due anni, ci siamo trovati di fronte a un pubblico che, almeno a me, è sembrato di gran lunga più difficile di quello abituale, composto da familiari e amici. Ma proprio grazie a questo pubblico abbiamo imparato ad appoggiarci e a sostenerci nei momenti che precedono lo spettacolo e anche durante e dopo, nel momento delle critiche. Inoltre, passare la notte fuori, mangiare e spostarci insieme, affrontare le difficoltà di ogni giorno con persone che normalmente ho sempre visto solo una volta alla settimana, è stata un’esperienza nuova, che ha messo alla prova la mia capacità di adattamento e ha giovato alla nostra unione.

Durante il Festival abbiamo assistito agli spettacoli di altre due compagnie teatrali: una di San Marino e una di Verona. Abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con ragazzi come noi che, però, hanno messo in scena spettacoli diversi dal nostro, sia per l’argomento trattato, sia dal punto di vista stilistico. Il primo spettacolo, molto più “classico” del nostro, era una rielaborazione dal punto di vista di Giulietta di “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Il secondo, invece, almeno secondo me, era molto più vicino al nostro, come genere: ispirato a un opera di Sachiko Kashiwaba, raccontava la storia di quattro ragazzi che, giunti per caso in un paese fantastico, per la prima volta si trovano a dover imparare a essere umili, a guadagnarsi ciò che vogliono e ad aiutare gli altri.

Dopo entrambi gli spettacoli abbiamo passato del tempo con i nostri “colleghi”. È stata un’occasione per confrontarci con dei coetanei e anche per farci qualche nuovo amico.

Il pomeriggio del secondo giorno abbiamo partecipato a un laboratorio di scrittura creativa, con due esperti del campo: uno scrittore e un disegnatore. Questi ci hanno mostrato come si possano inventare nuove storie in modo facile e come una storia possa essere manipolata cambiando la forma in cui è scritta. Quindi dopo aver deciso tutti insieme le caratteristiche fondamentali di un nuovo racconto (protagonista, ambientazione, evento scatenante ecc.) accompagnato da disegni, ci è stato chiesto di provare a scrivere la storia completa. Alla fine, lo scrittore ha invitato chi ne avesse voglia a leggere la propria storia davanti a tutti; alcuni miei compagni hanno letto il proprio lavoro ed in particolare quelli di Andrea Barranco, Marco Coccia e Mariaelena sono stati molto apprezzati da tutti i presenti.

L’attività di scrittura creativa è stata sicuramente preziosa anche come aiuto per la  stesura di temi in classe ma, soprattutto, ha stuzzicato la nostra fantasia e ci ha dato degli strumenti in più per i futuri spettacoli  (dal momento che nel nostro laboratorio siamo noi studenti a inventare i testi).

Al momento del ritorno a casa abbiamo portato con noi molto più del nostro bagaglio di partenza. Penso che questa esperienza mi sia stata utile sia come studente che come persona e ringrazio la scuola per avermi offerto questa grande opportunità assieme a quella di partecipare al laboratorio teatrale.

Personalmente penso che questo sia fare scuola: il teatro ci dà una possibilità in più di esprimerci e sviluppare le nostre abilità.

 

Cristian – 1 B liceo

Questo è il primo anno e la prima volta in cui ho partecipato ad una esperienza del genere. In principio non avevo dato molta importanza al laboratorio di teatro perché non era affatto un’attività che mi poteva riguardare, in quanto sono un ragazzo un po’ timido. I miei genitori mi hanno chiesto varie volte se avevo intenzione di iniziarlo, ma io non ne ero molto d’accordo. La mia professoressa chiedeva e invogliava nella mia classe a partecipare all’attività di teatro, ma io ero sempre incerto se accettare la sfida con me stesso e parteciparvi. Quando ci fu lo spettacolo a scuola, e noi classi del biennio siamo andate a vederlo, mi ha colpito molto il lavoro esposto sul palco. Da quel momento ho deciso di intraprendere questo nuovo cammino. All’inizio mi era un po’ difficile aggregarmi con il gruppo perché in fondo non conoscevo nessuno e farmi avanti mi era un po’ difficile. Quasi tutti del gruppo si conoscevano ormai da tempo, mentre io ero sempre solo. Dopo alcuni incontri ho iniziato a fare un po’ di amicizie e infine ho conosciuto tutti. I miei compagni di teatro mi hanno accolto con le braccia aperte e sono contento di essere simpatico a molti. Durante la preparazione per il nostro spettacolo io mi sono voluto incarnare in un personaggio secondario di Marcovaldo: Michelino, e da quel momento sono Michelino per la maggior parte di loro.

Quest’uscita al festival di Marano sul Panaro è stata un’occasione per conoscere meglio i miei compagni di teatro e condividere con loro due giorni, che infine sono stati per me molto preziosi, ma anche un po’ faticosi. Ho potuto far amicizie con altri ragazzi che svolgono la stessa mia attività e sono molto contento di aver assistito ai loro due spettacoli, molto diversi dal nostro. Sono molo dispiaciuto per i diversi commenti che ho sentito nominare dai ragazzi delle scuole di Marano nei confronti dei miei compagni di Verona che hanno fatto un lavoro molto bello ed entusiasmante.

Il teatro mi sta aiutando molto a combattere la mia timidezza ed emotività e grazie a questo mi sento più sicuro e non ho timore di reagire nelle situazioni difficili.

Sicuramente continuerò questa avventura e la propongo vivamente ai miei coetanei.

 

Giovanna – 3 A liceo

L’esperienza del Festival è stata fantastica. Penso di non essermi mai divertita così tanto facendo teatro, e il fatto stesso di divertirmi con tutti gli altri ‘attori’ mi ha fatto rendere conto della grande importanza del gruppo, di ‘noi’ del laboratorio teatrale. Sono sicura di non aver mai sentito il teatro così vicino come quest’anno e specialmente durante questi due giorni a Marano. Inoltre, avere la possibilità di conoscere altri ragazzi che, diversamente da noi, frequentano delle vere e proprie scuole teatrali, mi ha fatto accorgere che, una volta saliti sul palco, le emozioni e le paure che ci accomunano sono talmente simili che assottigliano sempre di più fino a far sparire quasi completamente le nostre differenze. Perché sul palco non importa se siamo ragazzi di Rozzano, Verona o San Marino, importa solo quanto siamo capaci di interpretare il ruolo che ci è stato assegnato. Siamo unicamente degli attori.

Ringrazio Marco Pernich ed Elisa per il grande lavoro che hanno svolto con noi, sottolineando costantemente l’importanza dell’unità del gruppo; la professoressa Glorioso per tutto l’impegno dimostrato nei nostri confronti e il Preside Marco Parma per averci dato la possibilità di vivere quest’esperienza stupenda.

 

Marco – 2 B liceo

L’esperienza di Marano è stata davvero speciale, divertente e appagante. È stato bello potersi confrontare con altri ragazzi che condividono la nostra passione ma anche, e soprattutto, confrontarci tra di noi del gruppo del Calvino. Ci siamo uniti moltissimo in soli due giorni passando dall’essere semplicemente “tutti amici di tutti” diventando un vero GRUPPO unito. Ho sempre amato il confronto costruttivo e questi due giorni ne sono stati colmi! Parlare con la mente aperta con persone di diverse etnie, scuole di pensiero politico, filosofie di vita e molto altro ha permesso a me, e spero a tutti, di crescere molto. Suppongo si sia già capito da quanto sopra ma lo ribadisco: la cosa più bella del gruppo teatrale è proprio essere un GRUPPO e queste due giornate hanno spinto molto in questa direzione.

 

Matilde – 2 A ITC

Penso che la gita sia stata molto bella e anche d’aiuto per le persone nuove del gruppo o che non si erano inserite del tutto.
Il nostro secondo giorno abbiamo avuto lo spettacolo di mattina, non e’ stato molto facile perché non abbiamo avuto molta collaborazione dagli insegnanti che accompagnavano le classi. Per il resto dello spettacolo abbiamo messo tutte le energie che avevamo per far un bello spettacolo, ed infatti il risultato e’ stato che e’ piaciuto a tutti.
Questa esperienza ci ha legato tutti, anche più di prima.
Io vorrei ringraziare personalmente Marco, Elisa, la professoressa Glorioso e tutti i miei compagni del laboratorio per la magnifica esperienza che mi hanno regalato, da quando ho iniziato il laboratorio, l’anno scorso, fino ad oggi.

 

 

EXPO? Sì, GRAZIE

In questi giorni, a scuola, abbiamo incontrato un docente universitario di architettura del Politecnico di Milano. È emerso il parere di un vero esperto sul tema “Expo”. Il docente, infatti, ha collaborato alla progettazione del villaggio destinato ai delegati delle varie nazioni partecipanti all’esposizione universale. Ha visto e vissuto in prima persona i progressi e il grande meccanismo che è Expo Milano. Ci si sarebbe aspettato un accanito difensore dell’esposizione, in realtà si è presentato come un “expo-realista”: expo è già stato progettato e i lavori sono ormai iniziati da anni. Inutile gettargli addosso massi, ma meglio, piuttosto, continuare a lavorare affinché si riesca a mostrare alla stessa Italia che problemi come la corruzione e le infiltrazioni mafiose non sono un blocco, ma un ostacolo da superare. Chi infatti dice “non comprate i biglietti altrimenti contribuirete al diffondersi della corruzione e della criminalità organizzata” di certo non sa che la macchina dell’Expo ha richiesto milioni di euro, parte dei quali sono stati sicuramente usati in maniera negativa.Non comprare i biglietti significa molto banalmente far andare in perdita quest’enorme macchina e perciò creare buchi, o meglio crateri, economici nell’amministrazione del comune, della regione e, in parte, anche dello stesso Stato. Perciò io dico: «Perché fare sempre gli italiani e distruggere tutto? Perché non tentare di portare in fondo un’Opera come questa? Perché non portare avanti invece il lavoro di tutti quelli che hanno lavorato onestamente?». Non dobbiamo sempre coprire il lavoro degli onesti con la sporcizia dei disonesti, ma anzi dobbiamo sempre vedere il lato positivo delle cose, dobbiamo sempre trovare la perla nascosta all’interno della dolorosa conchiglia: essa crea la perla a partire da un corpo esterno che le entra dentro, causandole un forte dolore,  e per sopprimerlo crea intorno a questo, pian piano,  uno strato alla volta, la perla perfetta o, più raramente, barocca. Expo sicuramente ha visto entrare al suo interno il dolore (corruzione, mafia eccetera) ma ha anche iniziato pian piano a cercare di sopprimerlo continuando i progetti e continuando a costruire creando uno strato dopo l’altro. Expo non sarà una perla perfetta, ma piuttosto una perla irregolare, barocca ed è proprio per questa irregolarità che noi abbiamo il compito di andarlo a vedere: per trovare gli errori e le contraddizioni da una parte e dall’altra l’abilità di chi è riuscito a costruire invece strati di perla che risultano irregolari in quanto vi sono dei grossi “blocchi” di dolore. È forse questa la forma del padiglione Italia? Non la radice della vita, ma l’irregolarità della perla, che ne comporta anche la sua unicità e bellezza? È forse meglio vedere Expo come la perla irregolare o solo come il corpo esterno infiltrato che provoca dolore?

 

 

Cloud Atlas

locandina del film


Non basta una storia ai fratelli Wachowski (resi famosi dalla saga di “Matrix“), con l’aiuto di Tom Tykwer, per realizzare il film Cloud Atlas, tratto dall’omonimo libro di David Michell. Infatti il film è un continuo intreccio tra sei storie parallele fra loro ma che avvengono in epoche storiche differenti. Ma mi domando: «Perché narrare sei storie così diverse e distanti cronologicamente fra loro?» Credo principalmente per due motivi:

  1.  Far notare allo spettatore le connessioni tra uomini e donne così distanti attraverso dei segnali monitori, come la voglia a forma di cometa che presentano i protagonisti delle sei storie e che rappresenta una sorta di trait d’union fra essi. Un altro punto che li unisce tutti è quello di aver preso decisioni molto forti ed inoltre essi sono legati da un destino comune e questo viene reso bene nel film grazie alla presenza di piccoli particolari come la cometa, gli strani bottoni di una giacca di un personaggio della prima storia, che poi vedremo nelle mani di uno dell’ultima, il disco in vinile Il sestetto dell’atlante delle nuvole, il sogno-visione che ci viene narrato da un vecchio compositore e molti altri aspetti che, secondo me, si rivelano ad ogni nuova visione del film. Inoltre anche la presenza di un continuo balzo da una storia all’altra ci permette di comprendere bene questi legami.
  2.  Far capire allo spettatore che purtroppo l’uomo difficilmente impara dalla storia infatti nell’ultima storia c’è un ritorno all’età della pietra e questa visione viene sicuramente ripresa dal pensiero di Albert Einstein che dice: «Non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta verrà combattuta con clava e pietre».

In conclusione posso dire che si tratta di un bel film con un numero davvero straordinario di spunti e particolari che ci tengono incollati allo schermo per riuscire a coglierli uno ad uno.

Paolo Del Duca

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 10

Il 4/12/13 siamo andati al Teatro Fellini di Rozzano per partecipare a un incontro con un gruppo di detenuti e non detenuti, guidati da uno psicologo, che formano una specie di “gruppo” chiamato “Gruppo della Trasgressione”. Hanno partecipato molte classi da diverse scuole.

All’inizio dell’incontro, l’esperto ha fatto un discorso introduttivo che è stato lungo e difficile da capire. Dopo è iniziata la parte che mi ha veramente colpito: i detenuti hanno recitato in un breve sketch, che mi ha fatto sorridere; tuttavia non ho capito se la scena rappresentata fosse veramente tratta da alcune delle loro vite, o se fosse solo una rappresentazione fittizia della vita di un gruppetto di ragazzi che “giocano a fare i grandi” arrivando addirittura a trasgredire le leggi e pagandone le conseguenze, spesso finendo per essere arrestati e condannati alla reclusione, cosa che non capisco del tutto, perché è giusto che chi ha compiuto un crimine deva pagare, magari anche andando in prigione, ma il senso stesso della parola lascia intendere che il carcere sia solo un luogo di reclusione e isolamento, anziché un posto dove anche le persone che hanno commesso i reati peggiori possono avere la possibilità di rifarsi una vita e non “restare nella m…. per sempre”, come si è detto in classe.

Dopo la “scenetta”, i detenuti hanno descritto la loro esperienza in carcere. Alcuni sono dentro da qualche anno e presto usciranno di prigione, altri sono condannati all’ergastolo e probabilmente usciranno dopo trenta, quarant’anni o non usciranno nemmeno, perché le condizioni opprimenti di alcune strutture di reclusione sono tali da ripercuotersi negativamente sui detenuti. Alcuni, inoltre, hanno detto che la prigione è una palestra di vita; mentre altri sostenevano il contrario, cioè che stare dietro le sbarre è negativo e che, uscendo, si tende a comportarsi nuovamente come criminali o si è vittime dell’isolamento sociale.

Quello che ho capito da questa esperienza è che, se le prigioni fossero luoghi di rieducazione, i metodi applicati lì devono mirare a migliorare le vite dei carcerati, altrimenti dovrebbero cessare di esistere.

Maria

Sisifo
Sisifo

L’incontro con i membri del gruppo della trasgressione è stato molto toccante, ascoltare storie degli errori che hanno commesso che prima d’ora pensavo accadessero solo nei film mi ha fatto riflettere. Questo incontro mi ha tolto pregiudizi sulle persone che finiscono in carcere: ho capito che sono le situazioni che ti portano a fare reati e atti osceni, che le persone non nascono cattive ma le condizioni in cui si ritrovano a vivere le portano ad esserlo. Ho capito che le persone possono cambiare e capire gli errori commessi precedentemente.

I membri di questo gruppo non chiedono perdono ma solo accettazione e le loro storie le raccontano con l’anima e si capisce che si sono veramente pentiti.

Mi hanno insegnato ad esternare i miei sentimenti con le persone così da essere aiutata a compiere le scelte giuste. Mi hanno insegnato che tutti hanno bisogno di un’altra possibilità.

Voglio, quindi, ringraziarli con tutto il cuore per avermi fatto trascorrere attimi così significativi e profondi.

Arianna

 

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 9

Il giorno mercoledì 4 dicembre, io e la mia classe siamo andati al teatro Fellini di Rozzano, dove abbiamo incontrato un gruppo di detenuti, che si sono cimentati in un piccolo spettacolo e ai quali poi abbiamo avuto la possibilità di rivolgere alcune domande.

È stata un’esperienza entusiasmante ed emotivamente molto forte, grazie alla quale ho potuto confrontarmi con una realtà e con un contesto sociale diversi da quelli in cui vivo io. Innanzitutto mi aspettavo di trovare persone che avevano commesso reati minori, invece molti di loro erano in carcere colpevoli di omicidio e questa è stata la prima cosa che mi ha colpito. La maggior parte dei carcerati aveva iniziato ad infrangere la legge compiendo crimini fin da giovani, a causa della mancanza di una guida nella propria famiglia, che insegnasse loro i giusti valori sociali. Riguardo ciò, non giustifico queste persone, infatti ve ne sono altre che pur non crescendo con l’appoggio dei genitori o comunque vivendo in un contesto sociale disagiato, sono riuscite a costruirsi un futuro nella legalità, riconosco però che per questi individui, le possibilità che la vita offre sono alquanto limitate detenuti hanno esplicitato diverse volte che non volevano essere perdonati dai ragazzi che li stavano ascoltando, bensì erano venuti lì per raccontare e discutere insieme a noi della loro esperienza, affinché servisse a noi per non compiere le loro stesse scelte. Personalmente credo che per queste persone non sarà facile ricominciare, cambiare vita, trovarsi un lavoro, costruirsi una famiglia o essere accettati in una società; penso sia necessario allontanarsi dall’ambiente in cui si viveva precedentemente e dalla gente che si frequentava ed avere la volontà di faticare ed impegnarsi al massimo.

Luca

Sisifo
Sisifo

L’incontro del 4 Dicembre 2013 l’ho trovato educativo perché ho avuto la possibilità di venire a conoscenza dei pensieri dei detenuti e delle cause che li hanno portati a compiere determinati atti. È stato molto importante questo “confronto” perché penso che solo avendo “davanti agli occhi” persone che stanno pagando per i propri errori e capendo i motivi per cui li hanno fatti, ci si possa “fermare” e riflettere prima di compiere un’azione di cui ci potrebbe pentire, non solo per il furto di una macchina ma anche per quello di oggetti di poco valore.

Chiara

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 8

Molto toccante è stato partecipare all’incontro con i carcerati al teatro. Personalmente penso che siano stati molto bravi a mettere in scena uno spettacolo così, tra l’altro improvvisato, e a me non lo era sembrato. Mentre parlava il professore, ho osservato quegli uomini seduti sul palco e mi sembravano persone libere, guardandoli, non avrei mai immaginato che avessero potuto compiere dei reati e alcuni anche gravi. Ci vuole molta forza a parlare, mettersi a nudo davanti a un gruppo di studenti, a volte irrispettosi. Ogni persona ha la sua storia e ognuna è importante, e queste perone sono state capaci di raccontarcele e di insegnarci qualcosa, sono stati capaci di darci delle lezioni di vita. Fare qualcosa perché ti fa apparire “figo”, non porta a nulla, a qualche minuto di gloria, ma poi si può finire nei guai e passare del tempo in un carcere non è il massimo. L’uomo che mi ha colpito di più di tutti è stato Alessandro. Prima di sentire la sua storia mi sembrava un uomo che non avesse commesso dei reati gravi, invece ha commesso degli omicidi. Nello spettacolo rappresentava il ragazzo che è conto la violenza, i furti, la droga e bruciare una ragazza disabile. Era contro quelle forme di divertimento. Nella sua vita invece, è stato il contrario del ragazzo che ha impersonificato. Ha ammesso di aver privato molte droghe, di aver ucciso persone e di avere l’ergastolo. So che molti di loro non hanno avuto delle guide, e molti le hanno rifiutate, altri non hanno avuto dei genitori modello, padri in carcere e madri alcolizzate. Molti di quegli uomini hanno avuto il destino dei loro stessi genitori, ma avevano una scelta, potevano migliorare, essere migliori, eppure hanno scelto la via più semplice, come hanno ammesso loro stessi. Questo però ha causato delle perdite, molti di loro non hanno rapporti con la loro famiglia e altri dopo anni sono riusciti a ricostruire i rapporti.  Partecipare a questo incontro é stato molto interessante e “Il Gruppo della Trasgressione” é un’ottima iniziativa perché finalmente offre una guida a questi uomini che non l’hanno avuta nella loro vita e spero che una volta fuori dal carcere quando saranno uomini liberi.

Tecla

Franz von Stuck - Sisifo
Franz von Stuck – Sisifo

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 7

Durante l’incontro e la discussione con i detenuti delle varie carceri di Milano al teatro Fellini di Rozzano mi hanno colpito e fatto ragionare molte risposte di questi alle varie domande poste. Soprattutto però sono sorpreso di me stesso perché sono riuscito a salire sul palco nonostante avessi timore e un muro costituito da pregiudizi mi fermasse. Una volta arrivato sul palco sono rimasto colpito dalla voglia di Alessandro di mettermi a mio agio mentre Massimiliano mi è sembrato un po’ intrepido. Ho inoltre avuto la sensazione di avere già visto un paio di quelle persone in televisione. Mi hanno sconvolto le loro storie e maggiormente le loro risposte alla mia domanda che univa curiosità a ironia e che aveva l’obbiettivo di “pizzicarli” cosi da smuovere il discorso che fino a li mi era sembrato troppo tranquillo. L’idea che le persone possano diventare dei semplici obbiettivi da uccidere come uno di loro mi ha risposto mi ha veramente stupefatto perché non credevo fosse possibile e ci sono rimasto male, in effetti ci penso ancora. Invece la sicurezza e la voglia di cambiare senza vergogna dei detenuti li presenti  mi ha veramente colpito positivamente e sono orgoglioso di loro. Un’ ultima suggestione che ho provato è stata quando ho stretto la mano a i tre con cui avevo discusso: la mano di Massimiliano mi è sembrata fredda e distaccata mentre quella di Alessandro e dell’uomo un po’ più basso di cui non ricordo il nome e mi dispiace perché mi ha dato una risposta con un ingente significato emotivo che mi ha quasi commosso, mi sono sembrate più calorose e mi hanno trasmesso una sorta di gratitudine e di speranza. Da questo incontro insomma esco più maturo.

Giacomo

Sisifo
Sisifo

“È stata un’esperienza nuova, abbiamo affrontato un argomento toccante e commovente perché i carcerati hanno raccontato le loro vite personali con un’infanzia difficile che ha segnato la loro condotta in maniera negativa inducendoli a commettere dei reati.

Mi sarebbe piaciuto ascoltare i racconti di come i carcerati trascorrono i giorni in carcere, le attività a cui si dedicano”.

Gianluca

Riflessioni sullo spettacolo del Gruppo della Trasgressione 6

Ogni essere umano possiede il libero arbitrio, la possibilità di scegliere. Purtroppo però, per svariati motivi si opera una scelta che oltrepassa dei limiti predefiniti. Si ha voglia di intraprendere vie nuove, e viene molto facile quando non si ha qualcuno che ci guidi sulla strada giusta. I ragazzi di diciassette anni non pensano a queste cose in prima persona, le vedono lontane da se, fatti che accadono solo nei film o che si guardano al telegiornale. – Poi comincia un periodo in cui nulla va per il verso giusto: i miei genitori litigano ogni giorno, mio padre picchia mia madre, i miei amici non mi chiedono più di uscire, a scuola va uno schifo. Perché la vita degli altri deve essere più bella della mia? Esco di casa con un coltello e uccido la prima persona sorridente che incontro. Morto. Bene ora questa persona non c’è più quindi non è felice, e non lo sono nemmeno i suoi familiari ed i suoi amici, ora non sono l’unico ad essere triste, siamo almeno una cinquantina. Tuttavia non ho ancora ottenuto ciò che volevo, magari per riottenere l’amicizia della mia compagnia potrei rubare una macchina e portare tutti a ballare. –

Potrebbe capitare a chiunque, ma la domanda da porsi è: in questo modo risolvo i miei problemi? No.

Mi ritrovo quindi un giorno chiuso dentro tre mura e delle sbarre di fronte a me. Tutto ciò che volevo io era essere felice, e mi ritrovo qua dentro, rinchiuso per quarant’anni. – dei detenuti, a teatro, ci hanno raccontato le proprie esperienze con le lacrime agli occhi, ma forti come dei leoni. Uomini alti e muscolosi, bassi e fragili, con un passato difficile o meno, con famiglia, ma soprattutto con un cuore grande e con delle emozioni. Credo che ogni volta che salgano sul palco cerchino di strapparsi dal petto tutta la forza che han dentro, per far capire davvero ai ragazzi ciò che vuol dire oltrepassare i limiti, rovinare la vita di altre persone, ma soprattutto la propria, e vivere con un’etichetta in fronte in una società che non ha voglia di ascoltare la tua storia, ma che si impegna solo a giudicarti.

Quindi dire grazie mi sembra il minimo, grazie per averci fatto aprire gli occhi, per averci fatto conoscere più da vicino queste situazioni e per avere dato il meglio di voi, averci fatto ridere e commuovere.

Sara

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