“NEWS” DALLA PRESIDENZA: PSEUDOINTERVISTA D’INIZIO D’ANNO

Come “apre” quest’anno scolastico, preside? In modo ottimale, direi, almeno per quanto riguarda gli aspetti organizzativi. I “buchi” in organico sono pochissimi, banchi e sedie ci sono. Siamo perfettamente pronti a partire e raccogliamo i frutti del nostro lavoro estivo: mio, dei docenti collaboratori, del personale di segreteria.

Dunque non ci saranno difficoltà…
É presto per dirlo: volevo solo sottolineare che abbiamo fatto di tutto per prevenirle. Quest’anno la situazione è più complessa che negli anni scorsi, perché avremo una succursale (pur piccola) da gestire, a Rozzano in viale Liguria.

E la gente si chiede: chi ci va? C’è stata molta agitazione fra i genitori dei ragazzi di prima, che hanno lamentato di non essere stati informati.
Se non sono stati informati, ciò vuol dire semplicemente che faranno regolarmente scuola nella sede di via Guido Rossa. Verranno invece parzialmente decentrate le classi quarte e quinte dell’Istituto Tecnico Commerciale, con cui ci siamo confrontati ieri pomeriggio in consiglio di istituto. Anche se loro non sono d’accordo con la scelta fatta, sono ragazzi maturi, più capaci di autogestirsi in caso di necessità rispetto ai “piccoli” di prima e seconda.

Che significa “classi parzialmente decentrate”?
Significa che saranno comunque garantiti loro due o tre giorni di attività didattica in sede. In viale Liguria non vi sono laboratori né palestra, per cui i ragazzi dovranno confluire qui in via Guido Rossa per determinate attività.

E come fanno a starci?
Abbiamo ottimizzato la gestione degli spazi; abbiamo strutturato su cinque giorni di lezione l’orario delle prime del liceo tradizionale e abbiamo introdotto forme di rotazione delle classi sulle aule. Lavoro complesso, ma riuscito grazie al gioco di squadra e allo spirito di collaborazione di tutti. E questo è molto importante, perché nel medio periodo dovremo arrangiarci nelle strutture di cui disponiamo oggi: la sede di via Guido Rossa e le cinque aule di viale Liguria, oltre alla sezione associata di Noverasco.

Quindi, prospettive difficili per i prossimi anni…
Non siamo qui perché vogliamo la vita facile. Conosciamo le nostre responsabilità verso i giovani cittadini del territorio e in questi anni non abbiamo mandato via mai nessuno. Miracoli non potremo farne: ma, del nostro meglio, quello sì. Il modo in cui abbiamo affrontato e risolto le difficoltà di quest’anno è molto confortante in proiezione futura.

Torniamo alle classi prime: i genitori dei ragazzi che si affacciano quest’anno alla scuola superiore sono sempre ansiosi e pieni di paure. Ha qualcosa da dire alle mamme e ai papà più trepidanti?
Per i loro figli sono assolutamente tranquillo, visto che sono qui da noi: sarei magari preoccupato se fossero altrove. Ma, al di là delle battute, posso dir loro di tenere presente che quello che chiede ai ragazzi la scuola superiore è del tutto proporzionato alla loro età. La maggior parte di loro percorre la scuola senza intoppi: sulle situazioni di difficoltà abbiamo progettato una serie di interventi di tutoraggio e di orientamento. Lo scorso anno abbiamo aiutato e seguito in vario modo ben 69 alunni di prima, con risultati davvero positivi.

Sono state già formate le classi?
Formate e pubblicate, certo, ad eccezione delle prime I.T.C., che verranno definite dopo le prove d’ingresso della prima settimana di scuola. Abbiamo anche esaminato (e recepito) le richieste di modifica rispetto agli elenchi di luglio, avanzate dai genitori che mi sono parsi, come si diceva prima, un po’ troppo preoccupati. Perché secondo me non è così importante aver vicino il compagno delle medie piuttosto che quello delle elementari (che tra l’altro dopo una settimana magari non si frequenta nemmeno più). Dico spesso ai genitori: signori, state iscrivendo i figli alle superiori, non alle materne, queste preoccupazioni sono fuori luogo…

E sono del tutto fuori luogo anche le preferenze per determinati corsi?
Sì, perché non abbiamo mai avuto gravi disparità fra una classe e l’altra. Il fatto che le richieste di essere assegnati a un determinato corso siano in numero decisamente limitato lo dimostra meglio di qualsiasi altro dato. Del resto, questa è una scuola con un organico molto stabile, perché gli insegnanti, qui, vivono in un contesto favorevole e possono svolgere il loro lavoro nelle migliori condizioni. E continueremo a “coccolarli” perché i docenti nella scuola sono il capitale più prezioso e l’elemento più importante: dopo i ragazzi, naturalmente!

Cioè?
Voglio sottolineare che se una scuola funziona è perché i ragazzi sono maturi e consapevoli, e collaborano. Se così non è, neppure i migliori docenti del mondo possono farcela.

Una curiosità: è vero che lei torna ad insegnare?
Sì, latino in 1E: quattro ore alla settimana. E tengo a precisare, a scanso di equivoci, di essere regolarmente abilitato.

E perché l’ha fatto?
Perché, se il compito del dirigente scolastico è quello di coordinare l’attività didattica, come può farlo se non ha un’idea, maturata di recente, delle caratteristiche e degli stili di apprendimento dei ragazzi di adesso? Dopo dodici anni di presidenza, sentivo il bisogno di tornare in cattedra per misurarmi con i problemi concreti dell’insegnamento e quindi per confrontarmi con i docenti sulla base di un’esperienza condivisa. Vorrei anche verificare se è vero che, come dice qualche insegnante un po’ sfiduciato “ogni anno è sempre peggio”: io non ci credo, e spero proprio di avere ragione.

Rozzano, 9 settembre 2005

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