Libero Arbitrio?

Capisco che sia un altro il tema di moda, spero che un post di filosofia non indigni nessuno.

Visto che mi capita spesso di parlare di questo argomento, ho pensato di provare a scrivere la base da cui è partito il discorso le volte che ne ho discusso; anche perchè tempo fa dissi di non essere soddisfatto del blog XD

Dunque, la domanda è abbastanza lineare.
Esiste il libero arbitrio? Esiste ciò che comunemente si chiama “scelta”? Esiste la possibilità di comportarsi in modo diverso da come, di fatto, ci si comporta?
Per considerare la questione si può partire dalla visione cosiddetta “determinista”, la quale afferma che per ogni evento ci sono delle cause, ivi comprese le “scelte” umane; è un po’ il “principio di ragion sufficiente” di Leibniz.
Ad esempio, un goloso che si trovi di fronte alla possibilità di mangiare una fetta di torta o una pesca, sceglierebbe, secondo questa visione, la torta se in quelle condizioni sarà più forte la sua tendenza a mangiare molti dolci, la pesca se invece prevarrà il desiderio di non ingrassare.
Dunque la “scelta” non sarebbe altro che la presa di coscienza della propria volontà e le scelte sarebbero causate/determinate, in linea generale, dalle caratteristiche innate ed acquisite dell’agente e da condizioni esterne.

Non sto ad anticipare e discutere quali potrebbero essere le varie obiezioni e implicazioni possibili su questo argomento, in quel caso sarebbe più adatto scrivere questo articolo in un diario piuttosto che su un blog, farei però notare la conseguenza di una generica negazione del determinismo, che costringe ad accettare che le scelte e le relative azioni umane “semplicemente accadano”, senza una causa.
Sembrerebbe dunque che un’affermazione del libero arbitrio tolga all’uomo maggior libertà e padronanza delle proprie azioni piuttosto che accettare che esse siano determinate.

Boh, spero a qualcuno interessi =)

18 commenti su “Libero Arbitrio?”

  1. io sono un fan dell’opzione “è successo e basta”.

    sono dell’idea che il libero arbitrio possa esistere, ma non completo e solo nel caso che la persona in questione abbia una almeno buona conoscenza delle cause, della situazione e delle conseguenze collegate alla scelta che sta per prendere. quindi il libero arbitrio esiste solo in mancanza di ignoranza. la manipolazione dell’individuo gioca infatti su questo fattore: più una persona è ignara di quanto io agente esterno possa influenzarla, più io posso ottenere una sua devianza.

    un esempio: se voglio che un mio amico non veda di buon occhio una persona che a me non sta simpatica, posso raccontargli una menzogna che possa screditare quella persona. il mio amico, ignorando la verità e ignorando che io potrei mentirgli, con molta probabilità sceglierà di non avere rapporti con quella persona. qui non c’è libero arbitrio.
    il libero arbitrio, secondo me, si acquista con il sapere: non a caso molti bambini, poco esperti della vita, molto spesso hanno paura del buio. non accendono la luce per vedere, ma per paura. se fossero sicuri che nella loro cameretta non ci siano entità sovrannaturali che li attaccherebbero approfittando del buio, probabilmente neanche accenderebbero la luce.

    per il resto delle situazioni, il libero arbitrio esiste, anche se limitato: molte scelte che prendiamo sono determinate da eventi atmosferici, da leggi giuridiche, gusti, abitudini, usi, costumi, superstizioni o altro. in questi casi secondo me applichiamo un libero arbitrio di grado minore. la stessa scelta di mangiare può essere collegata a un libero arbitrio minore: mentre possiamo rinunciare a mangiare quando qualcosa ci fa gola, quando abbiamo veramente fame non riusciamo a scegliere di non mangiare, perchè prevale il nostro istinto di autoconservazione.

    detto questo, ritorno alla mia prima frase, ribadendo che ciò che succede “succede e basta”. ovvero esiste per tutti noi un destino. ma non perchè siamo prigionieri di un progetto voluto da qualcun altro. oserei dire che siamo prigionieri delle nostre stesse scelte. noi studiamo la storia analizzando fatti già avvenuti: nel futuro studieranno il nostro presente come insieme di fatti già avvenuti.

    tutto ciò che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che stiamo per fare è “già avvenuto”. il futuro a cui siamo destinati non è altro che il prodotto delle nostre scelte passate, presenti e future.

    da qui parte anche la mia teoria sull’impossibilità di correggere la storia viaggiando nel tempo, ma esponendola forse uscirei dal seminato. 🙂

    ti ringrazio wnrclm per aver scritto questo post: mi hai fatto esercitare un po’ nell’esprimere le mie idee alquanto contorte, spero di essermi fatto capire bene!

  2. Tu dici che il conoscere l’oggetto e il contesto della scelta porti al libero arbitrio, però non capisco su cosa si fonda questa asserzione; uno può agire in modo consapevole (se esperto dell’argomento) o inconsapevole (se ignorante).
    Se ho capito bene quello che vuoi dire tu è che sia possibile un “ampliamento di veduta”, che è ragionevole, ma non capisco il “salto” che porterebbe da questo ad affermare la “possibilità di fare altrimenti”.

    Mi sembra invece che tu ti contraddica quando dici, prima, che ciò che succede “succede e basta”, e poi, che c’è un “destino”… infatti in questo caso il destino sarebbe di per sè la causa del “succede e basta”, no?
    Capisco quello che vuoi dire quando dici che esso non è imposto da qualcun altro ma dalle nostre scelte, e se ho capito bene stai semplicemente riaffermando il determinismo di nuovo; non è già scritto in un progetto “imposto da un altro” quello che succederà, ma esso è determinato dalle condizioni in cui si verifica, a grandi linee… va beh, vediamo se qualcun altro vuole aggiungere qualcosa =)

  3. libero arbitrio sarebbe forse nato dall’esigenza di una contrapposizione a servo arbitrio perchè arbitrio non esprime già libertà di per sè? Mi scuso se la domanda risultasse ridicola. Io non ho sufficienti competenze come già dichiarato e quindi capisco che potrebbe anche non esserci risposta.

  4. Claudia ma non ti preoccupare di scusarti sempre! Qui nessuno è un genio e i tuoi commenti sono sempre pertinenti e competenti.

  5. semplicemente secondo me l’ignoranza porta a doversi affidare a qualcun’altro (o a qualcos’altro) per compiere una scelta, quindi niente libero arbitrio. più sai, più riesci a capire come muoverti e cosa comporteranno le tue mosse: prendendoti la responsabilità di ciò che hai fatto a prescindere, hai “scelto” cosa fare. da qui il libero arbitrio. che, come dico poi nel commento, non può essere totale perchè intervengono spesso altri agenti esterni inanimati a cui dobbiamo adattarci.

    poi sul “è successo e basta”…io intendevo il contrario. il destino esiste perchè le cose succedono e basta. per capirci…

    “è successo e basta” = storia
    destino = libro di storia

    è comprensibile questa similitudine?

    🙂

  6. per claudia:

    a volte ci sembra di prendere delle decisioni liberamente, ma in realtà siamo stati manipolati, o semplicemente le prendiamo per paura: vedi gli esempi che abbiamo fatto sopra.

    la tua domanda non è affatto ridicola. questa è la risposta che ti do io, ma se non ti convince, tranquilla: anche io molto spesso non riesco a convincere me stesso. 🙂

  7. Dai vostri esempi, per ottenere un libero arbitrio “puro” si dovrebbe vivere in una campana di vetro senza rapporti con l’esterno. Forse non è quello il libero arbitrio… ma allora cos’è? Le scelte non sono mai libere.
    Per come lo intendo io, si configura come libertà di decidere, o meglio, facoltà di decidere. Scelte ponderate e consapevoli.
    Allargare le proprie conoscenze ed evitare i pregiudizi. È una formula che, secondo me, consente un discreto livello di libero arbitrio.

  8. esatto mande. quello che intendevo dire è che il libero arbitrio puro non esiste. è un po’ come per le leggi della fisica: vale nel vuoto (la tua campana di vetro!)

    tu dici:”Per come lo intendo io, si configura come libertà di decidere, o meglio, facoltà di decidere. Scelte ponderate e consapevoli”

    yeah! siamo in sintonia amico!

  9. In entrambi i casi però, sia nel caso di una “scelta” consapevole sia in quello di una “inconsapevole” (e quindi determinata da cause esterne, come l’opinione di altre persone), le azioni sono determinate dalla consapevolezza dell’oggetto oppure dall’ignoranza nei confronti di esso… non vedo dove ci sia la “scelta”, purtroppo.

    Quello che intendete voi è che una persona che conosca bene le alternative riuscirà a fare una scelta consapevole e quindi a esplicare le sue proprie tendenze in merito, l’azione dell’ignorante invece sarà solo il riflesso delle azioni di un altro… anche se in un certo senso anche quello delle proprie, che in questo caso sarebbero le tendenze a non considerare razionalmente le “scelte” a cui si trova di fronte.

  10. Il concetto di libertà è strettamente connesso a quello di possibilità: solo se posso scegliere tra varie (almeno due) alternative posso dirmi libero. Se l’alternativa non esistesse e il mio agire fosse infallibilmente determinato in modo univoco da una qualche forza (esterna o interna), esso non sarebbe libero. Più che agire sarei “agito”.
    Al tempo stesso la libertà di cui dispongo non è mai assoluta e infinita, ma limitata e finita: le mie scelte possibili sono sempre circoscritte da condizioni date (sia esterne che interne). Quanto più sono consapevole di tali condizionamenti, o sono in grado di ridurne l’efficacia, tanto più sono libero.
    Ma devo anche ammettere che con l’aumentare dell’orizzonte della mia libertà aumenta proporzionalmente anche la mia responsabilità.
    Diventare esseri umani adulti significa conquistare il peso della propria libertà, cioè assumersi interamente la responsabilità di ciò che siamo.

  11. Riguardo all'”essere agiti”, credo che se le condizioni determinanti un’azione siano riconducibili alle tendenze e alla personalità dell’agente, esso può tranquillamente dirsi “libero”, dato che in fondo le azioni sono comunque “sue”, benchè non ci sia la possibilità di agire in un altro modo da come di fatto agisce.

    Il paradosso del mentitore, purtroppo, è sempre in agguato… molti hanno posto l’accento sull’aumento dell’orizzonte e della consapevolezza intorno all’oggetto della presunta decisione, ma secondo me, purtroppo (non vorrei sembrare un sostenitore del determinismo solo perchè non riesco a confutarlo), il liberarsi da condizionamenti è un condizionamento a sua volta, anche se porta l’azione a essere determinata da cause abbastanza opposte, cioè dalla consapevolezza dell’agente piuttosto che dalla sua ignoranza.

    Comunque mi fa molto piacere che abbia risposto un professore di filosofia.

  12. Caro WNRCLM, ho l’impressione che più che altro ti diverta a giocare con le parole. Per esempoio, che significato attribuisci alla parola “libertà”? Che senso ha definire libera un’azione che non può essere diversa da com’è (= necessaria)? Tu consideri libera per definizione una qualunque azione in quanto attribuibile ad un soggetto agente: un sasso che rotola è libero, una pianta che cresce è libera, un uomo che intasca tangenti è libero. Posto così, il poblema perde di senso.
    Ma poi curiosamente ti contraddici quando sostieni che è impossibile sottrarsi al determinismo: dunque la libertà non può esistere.
    Non ti accorgi della contraddizione in quanto identifichi possibilità e necessità, ossia libertà e non-libertà. Il tuo è un postulato, è come se dicessi: “la libertà non esiste perché la libertà non è libera”. Ma certo, basta definire la libertà in modo contraddittorio per renderla logicamente impossibile. Ma come vedi il problema nasce dal linguaggio, dalle parole; e per risolverlo bisogna partire dal vocabolario, definendo il concetto di “libertà”.
    Ma prima di rispondere, rifletti su ciò: che PUOI anche non farlo e dunque sei libero.

  13. Mi inserisco nella discussione, non solo perché un prof. di filosofia non può restare insensibile di fronte a questi “temi”, ma soprattutto perché la questione tocca la vita concreta degli individui e porta con sé una serie di conseguenze “pratiche”.
    Comincio con l’affermare, dunque, che il “problema” non è solo filosofico. La possibilità o meno di agire liberamente, cioè con una certa determinazione della nostra volontà, influsice sull’importanza e la “gravità” delle nostre azioni.
    Argomenterò prima in modo “filosofico”.
    Il libero arbitrio, prima che nell’agire, sta nel “volere”, cioè in quello che i filosofi chiamano “volizione” (l’atto del volere, il pensare di fare una cosa piuttosto che un’altra). La “volizione” (l’atto “interiore” che può portare all’azione successiva) è necessariamente e sempre libera!
    Qualcuno, ad esempio, potrà obbligarmi – pistola puntata alla nuca – a parlare o ad agire contro la mia coscienza, ma nessuno potrà mai obbligarmi a “pensare” e quindi a “volere” ciò che non voglio. In questo caso la mia azione non sarà stata libera… ma il libero arbitrio non si è “annullato”. Intendo dire che la libertà di cui godiamo (il libero arbitrio, appunto) comincia con le volizioni, non con le azioni.
    Se poi decideremo di agire “obtorto collo” (e l’espressione calza bene) nonostante la nostra volontà non “approvi”, ciò non toglie nulla al fatto che abbiamo comunque scelto liberamente… avremmo potuto, infatti, farci ammazzare pur di non commettere qualcosa “contro” la coscienza e la volontà.
    Vi è, poi, il problema della RESPONSABILITA’, cioè dell’attribuzione delle conseguenze (di carattere morale, giuridico, sociale, ecc.) delle mie azioni.
    Considerando l’aspetto della responsabilità personale, è necessario prestare la massima attenzione a negare il libero arbitrio, perché è chiaro che se una condizione “esterna” (di qualsiasi tipo) condiziona e rende necessaria una mia azione, privandola della “libera scelta”, la mia responsabilità si attenua molto o addirittura si annulla. Così un assassino potrebbe affermare che “è stato costretto ad uccidere” da condizioni esterne o interne (di tipo psicologico, ad esempio) che non gli hanno concesso altra possibilità. Un terrorista potrebbe dichiararsi “non responsabile” di un atto criminale perché condizionato deterministicamente dalla situazione politica… e via di questo passo.
    Si ricordi sempre che “libertà” va di pari passo con “responsabilità” e se non si agisce liberamente, allora neanche si è (pienamente) responsabili.

  14. Ringrazio tutti per l’interesse mostrato verso il tema da me proposto.

    Rispondendo a “Sergio Cappellii”: innanzitutto non capisco che senso abbia scrivere firmandosi con un nome di un professore togliendo una lettera dal cognome.
    Intorno invece a quello che hai scritto: mi chiedi cosa io intenda per “libertà” e, prima che io risponda, azzardi tu una tua interpretazione, del tutto incorretta e soprattutto senza fondamento (dove e perchè avrei scritto che affinchè un’azione sia libera basta che essa sia compiuta da un agente?).
    Nel concreto mi comporto come se il determinismo fosse errato, anche perchè non vorrei correre il rischio di comportarmi come se il libero arbitrio non ci fosse quando poi in realtà esistesse, però, non riuscendo a esplicare chiaramente una confutazione filosofica, direi che intendo per “libertà” la possibilità di agire facendosi condizionare solo dal proprio carattere e dalle proprie tendenze; questo è anche in accordo con quanto sostenuto da l.cirio e Andrea Mandelli: una persona consapevole è più libera di una inconsapevole, in quanto le azioni della prima sarebbero determinate dalle sue predisposizioni, quelle della seconda no.
    Come vedi, la mia spiegazione è ben distante dall’interpretazione che hai dato tu; ti faccio notare che “libertà” e “scelta” sono due cose diverse.
    Poi, concludere con un’uscita così immediata e pratica come “puoi anche non rispondere e dunque sei libero” mi sembra proprio fuori luogo, scusami.

    Rispondendo a “Pino Gargiulo”: sono curioso (e non lo scrivo in senso sarcastico) di sapere come si può dimostrare che la “volizione” sia sempre e necessariamente libera; lei ha scritto che “non si può volere ciò che non si vuole”… a me pare che il passaggio logico successivo sia “non si può agire in contrasto con quanto si vuole”, proposizione che è, evidentemente, determinista.
    Riguardo alle implicazioni morali terrificanti del determinismo, sono assolutamente d’accordo, e anzi si potrebbe anche dire che questa discussione abbia anche lo scopo di aiutarmi a trovare una confutazione logica chiara ed evidente a questo modo di vedere la libertà.

    Sottolineo, nel caso non fosse chiaro, che il mio difendere il determinismo si basa solo sul fatto che non riesco a confutarlo filosoficamente; sul piano “emozionale”, a cui tendo a dare particolare importanza, cerco di considerare il determinismo come negato, anche per il motivo espresso sopra: inoltre, non capisco quale sarebbe il ruolo della coscienza, che in un’ottica determinista sarebbe abbastanza inutile.

    Ringrazio di nuovo tutti quelli che hanno voluto dare il loro contributo alla discussione.

  15. io mi domando che senso abbia domandarsi che senso abbia firmarsi senza una lettera del cognome. evidentemente ha sbagliato a digitare. il prof cappellini, per quanto bravissimo nel suo lavoro, non è perfetto e si lascia scappare errori di battitura. sarai mai in grado di perdonarlo?

  16. Una volta la terra era piatta, in questo presente si presuppone che l’universo sia infinito… Mi sono sempre chiesto quale libertà sia la possibilità di scelta tra due o più possibilità, ma in numero ‘finito‘, e il conseguente concetto di libero arbitrio nella pur conoscenza dei valori di ognuna di queste possibilità. Penso che quando le scelte avvengano in un numero ‘finito‘ di possibilità la questione dovrebbe essere posta da un ‘altro punto di vista‘, o perlomeno dal basso della mia ingnoranza vorrei porre io una domanda. Se sono all’interno di un ‘contenitore‘ in cui ‘qualcuno‘ ha inserito una serie ‘finita‘ di possibilità, la mia scelta non è comunque costretta dal limite stesso della mia conoscenza e di conseguenza dal limite della mia coscienza?

  17. La libertà di scelta, secondo me , deve essere vincolata al concetto di responsabilità totale di questa scelta.
    Sono libero delle mie scelte ma gli effetti , specie se negativi, non devono assolutamente coinvolgere altri soggetti, soprattutto se tali soggetti hanno sconsigliato queste scelte.

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