Confutazione delle 5 prove dell’esistenza di Dio

Tommaso d’Aquino nella Summa theologiae propone 5 prove dell’esistenza di Dio. Queste prove riscossero grande successo al suo tempo e furono indubbiamente frutto di una grande deduzione logica, tuttavia zoppicano in alcuni punti e alla luce delle nostre nuove conoscenze risultano altamente improbabili; ora tenterò quindi di confutarle.

La prima via e la più evidente, è quella che parte dal moto. È certo infatti e consta ai sensi, che alcune cose si muovono. Ora tutto ciò che si muove è mosso da altri … Muovere, infatti, vuol dire trarre dalla potenza all’atto: ora una cosa non può essere portata all’atto se non in virtù di un ente che sia già in atto … Se, dunque, ciò da cui deriva il moto si muove a sua volta, sarà necessario che anch’esso sia mosso da un terzo, e questo da un quarto. Ma in questo caso non si può procedere all’infinito … Dunque è necessario arrivare ad una prima ragione del mutamento che non muti affatto; e tutti riconoscono che esso è Dio.

La seconda via parte dalla nozione di causa efficiente. Vediamo infatti, nelle cose che cadono sotto i sensi, un ordine di cause efficienti; tuttavia non si vede, né è possibile, che una cosa sia causa efficiente di sé stessa, poiché, se così fosse, una cosa dovrebbe essere prima di sé stessa, il che è impossibile.(Ogni causa precede sempre i suoi effetti). Ma non è possibile che nelle cause efficienti si proceda all’infinito… Dunque è necessario porre una prima causa efficiente, che tutti chiamano Dio.

Tommaso ritiene a ragione, che esista una causa efficiente prima ingenerata e non causata da altro che metta in moto le varie cause successive, tuttavia se si considera il concetto di causa e effetto, bisogna ammettere che questo è limitato in un certo tempo e uno certo spazio mentre Dio è al difuori di questi concetti perché non è “presente” nello spazio e non è influenzato dal concetto di tempo. Inoltre, o ammettiamo che tutte le cose hanno una causa (quindi anche Dio), oppure esiste qualcosa di non causato che sia causa di tutto il resto. Questo potrebbe essere l’energia o la materia, o anche più enti, infatti se si ammette l’esistenza di qualcosa ingenerato non è detto che sia uno e uno solo.
Attribuire questo ruolo ad un essere superiore significa cercare di dare una spiegazione a fenomeni immanenti di cui non si ha i mezzi e le conoscenze materiali per poterli spiegare razionalmente.
Oggi sappiamo che l’energia non si crea e non si distrugge ed è la causa di tutti i fenomeni fisici che possiamo osservare.

La terza via è presa possibile e dal necessario, ed è questa. Tra le cose noi ne troviamo di quelle che possono essere o non essere; infatti alcune cose nascono e finiscono, il che vuol dire che possono essere e non essere. Ora, è impossibile che tutte le cose di tal natura siano sempre state, perché ciò che può non essere un tempo non esisteva. Se dunque tutte le cose esistenti in natura sono tali che possono non esistere, in un dato momento niente ci fu nella realtà. Ma se questo è vero, anche ora non esisterebbe niente, perché ciò che non esiste, non comincia ad esistere se non per qualcosa che è. Dunque, se non c’era ente alcuno, è impossibile che qualcosa cominciasse ad esistere e così anche ora non ci sarebbe niente, il che è evidentemente falso. […]Dunque bisogna concludere all’esistenza di un essere che sia di per sé necessario, e non tragga da altri la propria necessità, ma sia causa di necessità agli altri. E questi tutti dicono Dio.

Come detto sopra San Tommaso non trovando queste qualità in alcun ente materiale le attribuisce a Dio, tuttavia per poter fare questa affermazione, prima dovrebbe aver potuto vedere ogni cosa materiale e accertarsi che potesse anche non esistere. Inoltre noi oggi possiamo ancora una volta attribuire queste caratteristiche all’energia che, come sappiamo, non può essere creata ne distrutta, e può a sua volta diventare materia che poi si può plasmare nei vari enti che compongono l’universo. E ancora possiamo pensare che i singoli enti possano non essere necessari mentre sia necessario il loro insieme, per esempio per fare una macedonia servono vari frutti ma nessuno di essi è fondamentale, mentre è necessario il loro insieme infatti deve esserci più di un tipo di frutto.

La quarta via parte dai gradi di perfezione che si riscontrano nelle cose. C’è infatti nelle cose il più e il meno buono, il più e il meno vero, il più e meno nobile, e così via. Ma il più e il meno si dicono di cose diverse in quanto si avvicinano diversamente ad un massimo, come è più caldo ciò che si avvicina di più a ciò che è caldo al massimo. Vi è dunque un essere verissimo e ottimo e nobilissimo, e quindi qualcosa che è in grado massimo … Ora ciò che è massimo in un genere è causa di tutto ciò che appartiene a quel genere … Vi è dunque qualcosa che è causa dell’essere, della bontà e della perfezione di tutti gli enti, e quello chiamiamo Dio.

Questa dimostrazione non regge poiché per stabilire un rapporto tra due enti basta confrontarli tra di loro e non serve paragonarli ad un terzo ente che rappresenta il massimo termine di paragone. Per esempio si può affermare che il topo è più piccolo dell’ orso senza conoscere l’elefante.

La quinta via parte dal governo delle cose. Vediamo infatti che alcuni enti privi di conoscenza, ossia i corpi naturali, operano per un fine; il che risulta dal fatto che operano sempre o il più delle volte in modo da conseguire ciò che è il meglio. Da ciò è manifesto che non raggiungono il fine per caso, ma perché vi sono orientati. Ora gli enti che non hanno conoscenza non tendono al fine se non vi sono diretti da uno che ha conoscenza e intelligenza, come la freccia è diretta dall’arciere. Dunque vi è un principio intelligente dal quale tutte le cose della natura sono ordinate ad un fine, e questo chiamiamo Dio.

Il fatto che un ente naturale e privo di conoscenza giunga apparentemente ad un presunto fine non implica che questo sia mosso da Dio. È normale che corpi apparentemente simili si comportino allo stesso modo perché hanno le stesse caratteristiche fisiche. Il sale si scioglie sempre in acqua e possiamo dire che questo succede a causa delle sue proprietà chimico-fisiche e non perché è predisposto a conseguire una presunta perfezione. Inoltre in natura esistono molti fenomeni ed enti dal comportamento ciclico (per esempio gli astri) e che quindi non tendono ad un fine e non sono in alcun modo ordinati. Tommaso fa un’analogia tra degli enti privi di conoscenza di cui sappiamo per esperienza che vengono effettivamente mossi verso il loro fine da enti intelligenti ed altri enti che sembrano anch’essi mossi verso un fine, e poiché non ci fa capire chi li muova attribuisce questo ruolo a Dio. Ma un ragionamento analogico, soprattutto quando esce dal campo dell’esperienza, non ha mai il valore di una prova stringente.

Tommaso d'Aquino, dipinto di Sandro Botticelli
Tommaso d’Aquino, dipinto di Sandro Botticelli

20 commenti su “Confutazione delle 5 prove dell’esistenza di Dio”

  1. Sulla “dimostrazione” dell’Esistenza di Dio avrei pensato quanto segue.

    Intendendo Dio come l’Assoluto, penso che sia il nostro “status” di esseri relativi (questo mi pare evidente!) a dimostrarne l’esistenza, poiché il relativo rimanda necessariamente all’Assoluto, in quanto non é autosussistente sul piano ontologico ma sussiste per partecipazione all’Assoluto, é “l’ombra dell’Assoluto” per dirla con Teilhard de Chardin.

    Paradossalmente, é la nostra sofferenza, la nostra croce (anche il corpo umano con le braccia allargate é una croce!), la nostra limitatezza, in una parola: la nostra “relatività”, dimostra l’esistenza dell’Assoluto!

    In termini teologici, l’abalietà creaturale postula necessariamente l’aseità del Creatore.

    Cordiali saluti

    Luciano Ferraris

    1. Nessun ente può partecipare dell’assoluto, così come della verità o dell’essere. Non può esserci alcuna relazione tra qualsivoglia ente e un Dio, la verità o l’essere. Altrimenti non sarebbero ciò che ciò che si dice che siano
      Non sarebbero cioè Dio, verità, essere, assoluto.

  2. Credo sia vero però anche il reciproco, cioè che l’Assoluto rimanda al Relativo, altrimenti il prefisso “ab” di “ab-solutus” a cosa si riferisce?
    Per cui se la metti, giustamente, in termini di dipendenza dialettica dei due concetti, non puoi poi affermare l'”aseità” del “Creatore”: termine tra l’altro, per lo stesso discorso, che ha senso solo se c’è qualcosa che viene creato, e pure in questo caso l’aseità va a farsi benedire (per restare in tema).

    Inoltre, come qualcuno fece notare anche a S. Tommaso, questo genere di dimostrazioni non dimostrano nessuna peculiarità che in genere denota la divinità dei cattolici.

    Poi ci sarebbe anche un’altra questione di fondo, che necessariamente ne richiamerebbe molte altre, sull’inferire, a partire dal mondo, qualcosa che mondo non è; una divinità alquanto strana, se ha bisogno di tutte queste parole (dio, creatore, aseità, assoluto, partecipazione etc), per loro natura parziali, per essere descritta come Absolutus.

  3. La prima confutazione mi sembra inconsistente e pressapochista. Spiego il perché: affermare che Dio sia al di fuori del tempo e dello spazio significa di già ammetterne l’esistenza, mentre non ci è dato (e qui la scienza non può fare più di tanto) sapere in che modo sia connesso con lo spazio-tempo. Sappiamo inoltre dalla fisica moderno che il dualismo spazio-tempo è relativo; lo è già per due osservatori che si muovono tra loro con velocità relativa prossima alla luce. Ebbene, in questi diversi sistemi di riferimento, il dualismo causa-effetto c’è sempre e anche in essi è plausibile la supposizione della causa incausata.
    L’energia e la materia non sono in sé cause che creano un moto: se io decido di tirare un calcio al pallone, esso subirà una forza (e quindi sarà soggetto ad un’accelerazione) perché io decido di tirare questo calcio. Bene, questa decisione non è contemplata (e mai lo sarà) da un processo scientifico ma viene da me, dalla mia coscienza e dalla mia volontà.
    La causa incausata è necessariamente qualcosa di superiore, perché non c’è niente e nessuno che nel nostro mondo per sua volontà sia capace di dare un initium al divenire dell’universo e dei suoi componenti. Potrebbe non essere una, ma non sappiamo – se così è – se queste multiformi cause siano concatenate tra loro (e qui mi viene in mente il concetto di Trinità: unico Dio in Tre persone uguali e distinte).
    Qui non possiamo che affidarci a ciò che ci è stato rivelato (ovviamente non da Calvino o da Lutero, che erano due persone come noi), ma da Gesù Cristo.

  4. Pigellino, mi pare tu dia per scontate troppe cose. Perchè il tuo commento abbia senso devi dimostrarmi che Gesù non era un uono come noi e che nessuno nel nostro mondo possa dare un initium al divenire dell’universo. affermare che Dio sia fuori da tempo e spazio è solo un espediente per poterne discutere, un po’ come “dite che il vostro Dio è al di fuori di tempo e spazio”. E il paragone con la relatività è errato in quanto essa si verifica all’interno del tempo e dello spazio.

  5. Caro Leonardo leggi bene la SACRA BIBBIA dopo ripassa un po’ di fisica dei corpi planetari e buchi neri per ultimo la teoria del BIG BANG.Noterai molte cose.

    1. Caro “TAC”,
      la “SACRA BIBBIA” pare non sia affatto “sacra”, in quanto non parla affatto di Dio ma del popolo ebraico di allora!
      Nei testi originali si cita esclusivamente “ELHOIM” che è il plurale di “EL” (EL = DIO). Mai si cita “EL”.
      Non potendo esistere ovviamente più di un Dio, ciò significa che la (sacra)bibbia si riferisce ad “umani” che avevano autorità su altri e che, a quei tempi, venivano chiamati “ELHOIM”, “Dèi”.
      Quindi non basta leggere, per poi accettare ciò che “altri” vorrebbero farci credere.
      Approfondisci e noterai anche tu molte cose. Come ad esempio che già 2.000-3.000 anni PRIMA di Adamo ed Eva, i cosiddetti primi “umani”, già esistevano altri “umani” in India-Pakistan, i cui manufatti vennero ritrovati anche fino in Egitto….
      Auguri /Carlo

  6. bisogna aver conto il vocabolario di Tommaso. Per lui, gli astri si muovono nel modo in cui si muovono perché la loro natura li fá muoversi così, e quello per lui è un movimento secondo il fine insito nella loro natura. Attenzione a non confondere le nostre parole con le parole che usavano una volta: è il tipico errore dei critici.

  7. Ciao Stefano.L’energia è eterna? Ti chiedo di riflettere su questa semplice domanda, intenderla eterna potrebbe identificarla come Dio (Spirito Divino) eterno e creatore, altrimenti, se l’energia è nata, com’è comparsa dal nulla!? se tutto ciò che esiste è una qualche forma di energia!? Grazie Marco.

    1. Il concetto di Spirito Divino, il concetto di creatore e quello di eterno sono diversi.
      Se concepisco Dio come eterno, questo non significa che tutto ciò che è eterno debba essere Dio. L’energia, quindi, può essere eterna senza, per questo, essere Dio.
      E poi dell’energia abbiamo esperienza e sappiamo che si può trasformare in materia.
      Quella di Dio, invece, è soltanto un’antichissima ipotesi, affascinante, ma non controllabile.
      Ovviamente, questo non equivale a dire che Dio non c’è.
      Personalmente spero che ci sia

    2. Secondo la fisica attuale il nostro universo sarebbe nato dal vuoto quantistico. Vuoto che non essendo il nulla ( che non è), ha per il principio di indeterminazione di Heisenberg un’ energia pari a zero, zero che è la somma di continue fluttuazioni quantistiche con particelle positive e negative di pari valore, tali che la sua energia si mantenga complessivamente di valore zero. Da tale vuoto sarebbe nato, attraverso particelle come l’inflatone e il bosone di Higgs
      il nostro universo, e una miriade di altri universi, ognuno dei quali con una energia pari a zero. Sarebbe cioè nato un universo con energia pari a zero, in quanto l’energia positiva della massa/energia sarebbe controbilanciata da una pari energia negativa dello spazio/tempo. L’universo sarebbe cioè quel che si dice ” un pasto gratis”, cioè ad energia nulla, in quanto positivo e negativo si autoannullano. L’origine del nostro universo,come di altri possibili universi, sarebbe dunque il vuoto quantistico, o elettrodebole, eterno, in quanto senza spazio e tempo. Possiamo pure chiamarlo Dio se si vuole, ma non sarebbe l’essere razionale assoluto, onnisciente, buono e onnipotente delle religione, ma una causa naturale senza pretese di assolutezza, ragione, intenzione o fini di qualsiasi genere.

  8. Mi spiace scriverlo ma queste presunte confutazioni sono di basso livello e poco convincenti. Prima di criticare un filosofo come Tommaso d’Aquino occorre cercare di conoscere a fondo il suo pensiero. Le confutazioni più approfondite a tali prove sono state espresse da Kant, ma anche esse, secondo i filosofi della scuola neoscolastica, sono da considerare non convincenti. Al riguardo consiglio di leggere quanto scrive circa di esse Sofia Vanni Rovighi nel suo testo “Elementi di filosofia”. Cordiali saluti.

  9. leggi quanto scrivo sul mio libro “ma dio c’è?” su amazon (editore goware). Esiste un errore di fondo forse mai bene evidenziato : come spiego Tommaso assume come ipotesi ciò che vuole dimostrare come tesi. La sua dimostrazione dunque e proprio logicamente impresentabile.
    Effettivamente la critica di Kant non coglie l’essenza di questo “buco logico” ed è dunque non convincente.
    Anche la prova ontologica di Anselmo è logicamente inconsistente. se vuoi scrivermi mi fai piacere.

  10. “Tommaso assume come ipotesi ciò che vuole dimostrare come tesi. La sua dimostrazione dunque e proprio logicamente impresentabile”. No non penso proprio che le cose stiano così. Tommaso, da buon realista, parte dalla realtà delle cose e, da queste, giunge a dedurre che senza l’esistenza di Dio l’esistenza di un mondo fatto di enti contingenti sarebbe contraddittoria. Ti concedo invece che l’errore di cui parli potrebbe essere contenuto nella prova ontologica di S. Anselmo. Ma quest’ultima è una prova a priori, sostanzialmente diversa da quelle proposte da Tommaso.

  11. “noi oggi possiamo ancora una volta attribuire queste caratteristiche all’energia che, come sappiamo, non può essere creata ne distrutta, e può a sua volta diventare materia che poi si può plasmare nei vari enti che compongono l’universo”

    Questa idea contiene numerosi errori da un punto di visita fisico. L’energia è una proprietà dei sistemi fisici, quindi non è una cosa, è una proprietà degli enti e non un ente. Inoltre, che l’energia sia conservata in tutte le condizioni è attualmente una supposizione ancora indimostrata: infatti, anche se è così nel nostro universo corrente, vi sono numerosi modelli dei primi istanti dell’universo che non prevedono in quelle condizioni una conservazione, e accettano invece che l’energia totale possa aumentare o calare.
    Questo non è per difendere la prova di Tommaso, che ovviamente usa le categorie del pensiero medievale e difficilmente può essere accettata oggi.

  12. Ogni bambino ha un padre forte che lo protegge, questa condizione lo persegue anche nell’età adulta dove un padre forte in grado di proteggerlo non esiste.
    Per questa ragione gli uomini di ogni luogo e di ogni epoca hanno perseguito l’idea di avere qualche divinità in grado di corrergli in soccorso nel momento del bisogno e dello sconforto.
    Non credo sia necessario scomodare la fisica, la logica, la scienza in genere per dimostrare o confutare l’esistenza dell’indimostrabile, basta pensare che tutte le divinità di ogni tempo e ogni luogo hanno in comune la limitatezza di non essere indifferenti agli umani che li adorano e che li hanno concepiti nel loro limite terreno.

  13. Obiezioni debolissime, mi chiedo perché piuttosto di improvvisare dimostrando di non comprendere i termini della questione non ci si rifaccia a chi il problema l’ha affrontato con cognizione di causa. Potevate prendere testi di Hume o Kant, ad esempio.

  14. non ci si dovrebbe addentrare in campi così complessi se non si conosce a menadito l’argomento. Invito a leggere le opere di Tommaso d’Aquino e i libri di Adriano Virgili per l’interpretazione degli stessi

    1. Questo è il blog di una scuola e quasi tutti gli articoli sono opera di studenti. Stefano Villani, quando scrisse questo post, era in quarta liceo scientifico. A me che ero il suo professore di filosofia e che apprezzavo molto il pensiero di Tommaso d’Aquino, lo sforzo critico di Stefano era sembrato lodevole. Non pretendevo certo che tutti i miei alunni la pensassero come me.
      Un compito fondamentale della scuola è rendere gli alunni capaci di argomentare e difendere le loro tesi senza lasciarsi spaventare dalla fama o dalla grandezza degli uomini del passato o del presente. Nessuno potrebbe diventare davvero esperto se prima di provare ad esprimere il proprio pensiero aspettasse di essere… esperto.
      Comunque, grazie per la segnalazione. Leggerò Adriano Virgili.

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