E’ “qualunquismo”.

La Sinistra –quella moderna s’intende; che nessuno chiami la Storia– si rilega secca in sé stessa: sta quì il suo essere attraente; annullare le nostre idee specifiche in virtù di un progetto più grande che si cura non solo dei nostri piccoli intestini ma delle minoranze, nei confronti delle quali ci mostriamo sempre più rispettosi (più cresciamo e meno ci è permesso dimenticarci del Mondo), affinché, se domani i nostri portafogli dovessero svuotarsi, avremmo di nuovo la possibilità di crescere –avendo costruito insieme le infrastrutture per l’umanità tutta.

Pare che chi vi sia dentro non distingua più le proprie idee e le proprie convinzioni più profonde –feconde ed integre, quanto la cultura respirata al confine fra Oriente e Occidente– in nome di un progetto più grande; e dimentica la frangia più estremista del proprio pensiero, credendosi ancora un neurone nell’alto macchinario grigio.

L’attacco alla Sinistra non è mai accolto come l’arrivo di una nuova voce –finalmente– nel dibattito politico. E’ invece un attacco personale, anche quando quello non mina neppure al termine del nostro benessere. Estraniarsi dalla comunità è lo stesso concetto che ha spinto –questo credo– così tanti ad affidare il proprio futuro alla Sinistra e tentare “l’assalto al cielo”. Ma lei stessa oggi lascia che il valore delle idee personali e delle più radicali sia seppellito inascoltato, dall’alto delle sue convinzioni.

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