Una guerra mai dichiarata

“Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”

Questa frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau, città tedesca nel Land della Baviera.

Personalmente trovo che questa incisione sia molto significativa, poiché riassume in poche parole la nostra vita; ed è per questo che ritengo importante conoscere e ricordare ciò che è successo in passato.

Lo scorso 12 dicembre sono passati esattamente 47 anni dalla strage di Piazza Fontana; una strage che ha causato 17 vittime e molti feriti.

La visione del film “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana e successivamente la testimonianza di Fortunato Zinni, sopravvissuto a questa guerra mai dichiarata apertamente, sono state utili per far luce sulla strage in generale e allo stesso tempo hanno creato molte domande che non sempre hanno potuto ricevere una vera risposta.

Ho compreso che la storia e la politica a quel tempo erano complesse: molte tensioni tra la popolazione e lo Stato, molte guerre tra i vari movimenti politici e molti pregiudizi.

Mi sono molto vergognata della giustizia italiana quando ho saputo che un vero e proprio colpevole non è mai stato arrestato; ma addirittura due degli esponenti che capitanavano il Movimento Politico Ordine Nuovo sono stati assolti con sentenza definitiva e quindi, non più processabili.

Altri episodi che mi hanno colpito sono stati la morte di Pinelli e di Calabresi.

L’ingiustizia in questo mondo prende troppe volte il sopravvento e queste due morti insieme a tutte le vittime della strage ne sono un esempio.

Allo stesso tempo mi ha rincuorato il legame e la fiducia reciproca che si era instaurata tra il poliziotto e l’anarchico anche possedendo idee completamente differenti.

Mi ha colpito molto come i milanesi hanno risposto a questo attentato terroristico da parte di Ordine Nuovo, riunendosi in silenzio in Piazza Duomo il giorno dei funerali. È impressionante il numero delle persone presenti ed è stato indubbiamente molto importante questo gesto; poiché tutti i cittadini hanno trasmesso sostegno alle famiglie delle vittime e hanno risposto agli attentatori di non aver paura e di essere rimasti uniti anche avendo ideologie differenti.

Piazza del Duomo il giorno del funerale delle vittime.
Piazza del Duomo il giorno del funerale delle vittime.

L’importanza dei mulini nella storia

La grande svolta rappresentata nella storia dell’umanità dalla rivoluzione industriale consistette nella scoperta di fonti di energia inanimata quali il carbone, il petrolio o il gas metano. Prima ancora della rivoluzione industriale, però, l’uomo riuscì a infrangere le restrizioni imposte dalla disponibilità di sola energia animata (soprattutto animali) utilizzando quella eolica, attraverso i mulini a vento, e quella idraulica, mediante i mulini ad acqua.

I primi mulini a vento furono probabilmente costruiti nell’area mesopotamica, intorno al secondo millennio a.C. Secondo antichi miti, infatti, il re babilonese Hammurabi fece irrigare la pianura compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate spostando l’acqua con l’ausilio di mulini a vento. Se si escludono i riferimenti mitologici, però, le prime testimonianze documentate del mulino a vento si hanno solo a partire dal I secolo, nell’area mediorientale.

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