Tutti gli articoli di Giulia Tezzon

La difesa personale

La difesa personale comprende esclusivamente strategie ed insegnamenti per la difesa dalle aggressioni a livello fisico, psicologico e verbale; non è infatti da intendersi come un insieme di tecniche per sopraffare fisicamente un avversario prima che sia lui a farlo.

L’attività di difesa personale serve solo per difesa e mai per offesa, quindi lo scopo non è ovviamente quello di totalizzare più punti dell’avversario, ma quello di terminare lo scontro a proprio favore e nel più breve tempo possibile. Deve essere vista come una prevenzione adatta a tutti.

Lo studio di un’arte di difesa prima di tutto intende dare fiducia in sé stessi ed una conoscenza dei rischi e delle violenze.

La giurisprudenza sull’argomento pone dei limiti alla reazione che possiamo avere di fronte ad una minaccia, ribadendo il principio della “proporzionalità” dell’uso della forza. Tali limiti sono giustamente motivati dalla necessità di salvaguardare in primo luogo la vita umana: la nostra come quella del nostro aggressore che è, come noi, titolare degli stessi diritti di fronte alla legge. Tale impostazione “garantista”, ovviamente, non sembra tenere conto che: al nostro aggressore della nostra salute e del nostro benessere non importa un granché e che di fronte ad un attacco violento e determinato, l’unica possibilità di sopravvivenza è una risposta ancora più violenta e determinata.

Così stanno le cose e questo è il motivo per cui, di fatto, il cittadino che debba legittimamente difendersi avrà sempre qualche difficoltà nel dimostrare di averlo fatto nel rispetto di norme.

La legge, quindi, concede pochissime situazioni ideali in cui chiunque provoca qualsiasi lesione ad un’altra persona, anche se per difesa personale, non è punibile.

Secondo me è importante sottolineare che è inutile sapere infinite tecniche se poi non riusciamo a metterle in pratica nel momento del bisogno. E’ risaputo che atleti bravissimi in palestra non sono riusciti a difendersi per strada da persone che non avevano mai praticato arti marziali.
Questo perché non conoscono la loro reazione di fronte alla paura e non sono addestrati ad affrontarla cosicché l’adrenalina che si è generata in quel momento li ha paralizzati mentalmente e fisicamente.

Quindi in una situazione non abituale, come un pericolo improvviso, se non si ha acquisito una procedura per quella situazione od una situazione analoga e’ come se andassimo in tilt e una paralisi sarà l’opzione più probabile. Per questo motivo ci dobbiamo allenare il più vicino possibile alla realtà. In questo modo creeremo un rafforzamento stimolo- risposta che i tecnici chiamano”memoria muscolare”. In pratica aver provato più volte paura, naturalmente affrontata a piccole dosi, consente di raggiungere un certo grado di assuefazione, come una sorta di vaccinazione.

Una guerra mai dichiarata

“Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”

Questa frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau, città tedesca nel Land della Baviera.

Personalmente trovo che questa incisione sia molto significativa, poiché riassume in poche parole la nostra vita; ed è per questo che ritengo importante conoscere e ricordare ciò che è successo in passato.

Lo scorso 12 dicembre sono passati esattamente 47 anni dalla strage di Piazza Fontana; una strage che ha causato 17 vittime e molti feriti.

La visione del film “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana e successivamente la testimonianza di Fortunato Zinni, sopravvissuto a questa guerra mai dichiarata apertamente, sono state utili per far luce sulla strage in generale e allo stesso tempo hanno creato molte domande che non sempre hanno potuto ricevere una vera risposta.

Ho compreso che la storia e la politica a quel tempo erano complesse: molte tensioni tra la popolazione e lo Stato, molte guerre tra i vari movimenti politici e molti pregiudizi.

Mi sono molto vergognata della giustizia italiana quando ho saputo che un vero e proprio colpevole non è mai stato arrestato; ma addirittura due degli esponenti che capitanavano il Movimento Politico Ordine Nuovo sono stati assolti con sentenza definitiva e quindi, non più processabili.

Altri episodi che mi hanno colpito sono stati la morte di Pinelli e di Calabresi.

L’ingiustizia in questo mondo prende troppe volte il sopravvento e queste due morti insieme a tutte le vittime della strage ne sono un esempio.

Allo stesso tempo mi ha rincuorato il legame e la fiducia reciproca che si era instaurata tra il poliziotto e l’anarchico anche possedendo idee completamente differenti.

Mi ha colpito molto come i milanesi hanno risposto a questo attentato terroristico da parte di Ordine Nuovo, riunendosi in silenzio in Piazza Duomo il giorno dei funerali. È impressionante il numero delle persone presenti ed è stato indubbiamente molto importante questo gesto; poiché tutti i cittadini hanno trasmesso sostegno alle famiglie delle vittime e hanno risposto agli attentatori di non aver paura e di essere rimasti uniti anche avendo ideologie differenti.

Piazza del Duomo il giorno del funerale delle vittime.
Piazza del Duomo il giorno del funerale delle vittime.