Tutti gli articoli di Francesco Di Lorenzo

La caduta di Costantinopoli e la rinascita

Nel luglio del 1452, il sultano ottomano, Maometto II dichiarò guerra a quel poco che rimaneva dell’ impero bizantino. Dalla sua base ad Adrianopoli cinquantamila soldati si mobilitarono verso Costantinopoli per studiare le difese dei bizantini.
Le difese dei cristiani infatti non erano cosa da poco. La grande capitale era munita da tre ordini di mura con altrettanti fossati per bloccare l’avanzata delle armate di terra. Invece per difendersi da forze marine, i bizantini avevano un originalissimo meccanismo sulle due sponde che, dopo essere stato azionato, alzavano da sott’acqua un’ enorme catena che si posizionava appena sopra il pelo dell’ acqua in modo da bloccare il traffico navale. Inoltre avevano anche una speciale arma: il fuoco greco. Era composto da una miscela di pece, salnitro, zolfo, nafta e calce altamente infiammabile che veniva lanciata sulle navi nemiche per incenerirle. Tuttavia, il sultano non si scoraggiò davanti ad una simile preparazione, e grazie ad un’ungherese specialista nella fusione dei cannoni, ottenne, nel gennaio del 1453, un’enorme bombarda in grado di abbattere le inespugnabili mura bizantine.

L'ingresso di Maometto II a Costantinopoli
L’ingresso di Maometto II a Costantinopoli

Ad aprile gli ottomani iniziarono l’assalto finale contro Costantinopoli. Le forze turche arrivavano a centocinquanta navi da guerra e millecinquecento uomini tra fanti e cavalieri, compresi diecimila Giannizzeri (i Giannizzeri erano le forze d’élite dell’esercito ottomano, in genere, oltre a combattere in guerra, seguivano il sultano ovunque, fungendo anche come guardie del corpo). Invece le forze cristiane arrivavano solo quaranta navi e a dieci/cinquemila unità di terra affiancate da qualche centinaio di Veneziani e Genovesi.
Mentre le mura si sgretolavano sotto i colpi dell’artiglieria turca, Maometto II trovò il modo di aggirare la catena che bloccava la sua flotta. Ordinò ai suoi uomini di far costruire sulla terraferma tra il Bosforo ed il Corno d’oro un passaggio sul quale far passare le navi per mezzo di fusti di legno ingrassati per poi dopo fare ritornare in acqua, ed in questo modo riuscì a far passare settantadue biremi.
Dopo il crollo delle mura iniziò lo scontro. I turchi si fronteggiarono contro i bizantini davanti alla porta di San Romano, dove il comandante Giustiniani fu ferito, causando sbandamento tra le truppe. Inoltre lo stesso imperatore Costantino XII, intento nello spiegare le insegne imperiali, fu sopraffatto e ucciso. Dopo che le forze bizantine furono letteralmente massacrate, iniziò l’ inferno per i cristiani: per tre giorni e per tre notti i turchi saccheggiarono quella che un tempo era la capitale dell’impero più potente, ricco e maestoso d’oriente. Non mancarono di certo stupri, omicidi, spoliazioni di chiese e di palazzi. I morti tra i civili furono almeno quattromila e i prigionieri furono venticinquemila, molti dei quali vennero poi venduti come schiavi.
La notizia della caduta di Costantinopoli si diffuse velocemente in tutto il mondo creando terrore e sgomento tra gli stati europei.

Ma gli ottomani non furono così brutali e assetati di sangue così come vennero descritti dai loro nemici.
Infatti in pochissimo tempo l’impero turco divenne l’impero più avanzato in ogni campo: nella tecnologia (sia per scopi militari che scientifici), nelle arti, nella scienza, nella cultura, nell’ economia.
Dopo la conquista degli ultimi territori bizantini, gli ottomani, desiderosi di porre come nuova capitale del loro impero Costantinopoli (diventata Istanbul), iniziarono subito a ricostruire la città. Negli anni successivi, il sultano cercò di mantenere il più possibile intatti gli edifici bizantini, pur continuando a influenzare la città con lo stile ottomano. La città nel giro di pochi decenni rinacque: la popolazione crebbe da quattromila a centomila abitanti, tra musulmani, cristiani ed ebrei. La gente si trasferiva in questa città venendo sia da est che da ovest, attratta da una capitale al centro dei commerci nota come il crocevia del mondo, all’interno di un impero che era tollerante delle diversità religiose e culturali non solo per tradizione, ma addirittura per legge.

Cosa possiamo imparare di buono dai Sofisti

Il movimento sofistico è un movimento filosofico diffusosi nel V secolo a.C. nell’antica Grecia, specialmente ad Atene. Il termine Sofista ha acquisito rapidamente un significato negativo. Come mai?
Ci sono giunte più descrizioni negative che positive dei sofisti:
pochissime opere di sofisti si sono salvate e quindi per conoscerli bisogna affidarsi alle descrizioni dei loro avversari, le quali non possono essere altro che negative.
Una critica rivolta ai sofisti riguardava il modo in cui svolgevano il loro compito. I sofisti infatti diffondevano il loro sapere solo a pagamento e ciò per la mentalità tradizionale era meschino ed ignobile.
Eppure la Sofistica ebbe ugualmente grande successo soprattutto ad Atene.
Infatti i sofisti insegnavano a usare le parole per catturare gli animi della folla e persuaderla e in una città democratica come Atene, a un candidato, per salire al potere, serviva saper usare le parole al fine di formare discorsi persuasivi per convincere i cittadini a votarlo.
I sofisti erano riusciti a trasformare l’arte della parola in una scienza insegnabile come tutte le altre e inoltre essi conoscevano la psicologia umana e quindi sapevano come suscitare le stesse emozioni in persone diverse.
Personalmente mi hanno colpito due cose sui sofisti: la prima è la loro capacità di persuadere la gente con le parole e insegnare agli altri queste abilità; la seconda è l’idea che chiunque sia in grado di imparare i loro insegnamenti.
Da queste caratteristiche possiamo capire che la parola è una gran dominatrice che sa compiere cose divine. La parola sa stroncare la paura, sa rimuovere la sofferenza, sa diffondere gioia, sa intensificare la commozione e sa smuovere gli animi delle persone.
Non è per caso che negli stati dittatoriali la libertà di parola è la prima cosa ad essere abolita; infatti quei sovrani che hanno usato la forza della parola per persuadere gli uomini hanno paura che questa venga usata contro di loro da qualcun altro e quindi di cadere dal loro trono.
Per i Sofisti, il sapere non è solo per pochi privilegiati, tutti sono in grado di accedervi.
I sofisti ci aiutano a comprendere che noi siamo in grado di raggiungere qualsiasi obbiettivo.
Attraverso questa stessa convinzione, si può giungere ad avere l’opinione per la quale tutti hanno diritto a una seconda possibilità. Come ogni uomo è in grado di accedere al sapere così ogni uomo colpevole di un reato è in grado di capire dove ha sbagliato e quindi compiere un cambiamento interiore.

La Congiura delle polveri del 5 novembre 1605

V con la maschera di Guy Fawkes

La “Congiura delle polveri” del 5 novembre del 1605 fu un complotto organizzato da un gruppo di cattolici inglesi contro il re ed il governo inglese. Il piano era quello di far esplodere la Camera dei Lord e di uccidere così il re Giacomo I d’Inghilterra ed il suo governo durante la cerimonia di apertura del parlamento inglese.

Il complotto fu ideato da Robert Catesby. Egli riteneva esaurite le vie pacifiche per ottenere una politica di tolleranza per i cattolici e, di fronte a una persecuzione che non diminuiva, pensava alla violenza come ultima risorsa. Il piano fu svelato in una lettera consegnata al re venerdì l’1 novembre 1605. Nella notte del 4 novembre Guy Fawkes venne trovato in possesso di trentasei barili di polvere da sparo; fu quindi arrestato e torturato e infine giustiziato.
Che cos’era successo?
Nel primo incontro, i congiurati avevano giurato di mantenere il segreto (tenendo la mano destra sulla Bibbia). Il piano era quello di far esplodere il Parlamento per eliminare il re ed il suo governo e metter fine alle pressioni sui cattolici. Questo avrebbe ucciso anche tanti innocenti, ma i congiurati ritenevano che il valore dell’operazione fosse tale da compensarne la morte.
Bisognava poi trovare un Protettore, ovvero un uomo subito pronto a governare per riportare l’ordine e per introdurre le riforme religiose che erano l’obiettivo principale dell’impresa. I cospiratori scelsero come Protettore il conte di Northumberland: aveva simpatie per il cattolicesimo ed era parente di uno dei congiurati. Inizialmente si era deciso di parlare del piano al conte così non che non fosse andato alla cerimonia, ma poi si decise di lasciare tutto al caso e di scegliere un Protettore tra i superstiti dell’attentato (seguendo una lista nella quale Northumberland era il primo).

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Il Mito

La parola “Mito” significa “racconto”: un racconto fantastico che ha lo scopo di spiegare com’è iniziato il mondo e come si è evoluto con il passare del tempo.
Narra in genere di Dei che attraverso diverse azioni hanno formato gli astri, il cielo, la terra, gli oceani, le montagne o di eroi che hanno formato le società civili.

Nasce dal bisogno dell’uomo di rispondere a domandeprofonde (“chi sono?, cosa ci faccio qui? qual’è lo scopo della mia esistenza?”), ma anche per soddisfare bisogni religiosi ed esigenze morali. L’uomo, non conoscendo le leggi della natura che lo circonda, per evitare di perdersi e cadere vittima della paura della sua esistenza e dei misteri della vita, crea i miti con i quali si costruisce un senso della realtà, dà un significato a ciò che lo circonda e trova qualcosa in cui credere che possa dargli sicurezza nell’affrontare i dilemmi della vita.

Prima della filosofia c’erano i miti. I miti non venivano discussi come si fa con la filosofia, ma venivano ascoltati e tramandati. Con questi si tentava di dare una spiegazione agli eventi naturali e a superare la paura della morte.
La filosofia ha il compito di sostituire i miti creati dalla fantasia per creare teorie più credibili e ragionevoli. Il mito fa sì che l’uomo creda in un essere soprannaturale che protegge gli uomini e promette loro un’esistenza dopo la morte (questo perché così l’uomo si sente più sicuro e non ha più paura del mondo). Invece la filosofia, come la scienza, cerca di spiegare la natura usando la ragione.

Alcuni miti potrebbero essere spiegazioni fantastiche di eventi realmente accaduti. In ogni antica cultura, dall’America all’estremo oriente sono stati scoperti miti molto simili. Un esempio è il mito del diluvio universale, ritrovato in 64 culture differenti, e anche tra popoli che non hanno mai avuto un contatto tra loro come i sumeri e i maya o gli arabi e i nativi delle Hawaii.
Attraverso i miti, inoltre, si può capire come era impostata la mentalità di diversi popoli, ovvero vedere e capire con quale spirito affrontavano il mondo e la natura circostante.

Il diluvio - miniatura