Tutti gli articoli di Sara Palleroni

Parola: causa e motivo delle nostre decisioni

Oggigiorno la parola è diventata causa e motivo delle nostre decisioni.
Anche senza rendersene conto l’uomo è sopraffatto dalle parole.
Le nostre scelte sono condizionate dalle parole. La ragione ha un ruolo importante e fondamentale nelle decisioni di tutti noi ma bisogna tener conto che le parole spesso e volentieri sono causa di scelte sbagliate.

Basti pensare alle innumerevoli pubblicità che la società ci propina. Le promesse che esse garantiscono influenzano l’uomo, futuro compratore. Tutto ciò è solo merito delle parole.

La parola non è utilizzata solo dalle pubblicità per stregare l’essere umano. Pensiamo alla politica; non sono forse le parole illusorie, a volte ingannevoli che ci spingono a votare questo o quell’altro? Quante volte i politici o uomini rilevanti della società promettono, promettono e poi non concludono? I loro discorsi, carichi di promesse, molte volte sono colmi di parole illusorie. L’uomo in genere non se ne rende conto, salvo poi realizzare di aver sbagliato a dare fiducia a una persona abile solo nel parlare.

I politici, abili oratori, sanno come utilizzare le parole a loro favore. Per mezzo di esse, fanno appello alle emozioni di noi cittadini, scavano e si soffermano sui nostri punti deboli, sui nostri sentimenti. Sanno che le nostre emozioni hanno un ruolo fondamentale e puntano proprio su di esse. Riescono a conquistarci promettendo la risoluzione di tutti i problemi che ci affliggono anche se alla fin fine sappiamo benissimo che dalle parole ai fatti ce ne vuole. Ma non si sa come in alcuni casi le nostre emozioni e i nostri sentimenti riescono a prevalere sulla ragione.
E’ ciò che succedeva nell’antica Grecia: gli oratori, abili nel parlare e nel convincere il popolo delle proprie idee, puntavano sulle emozioni. Come sosteneva Gorgia, filosofo sofista vissuto a cavallo fra il V e VI secolo: “La parola è una gran dominatrice”. Egli aveva capito che la parola è impiegata dall’uomo per suscitare emozioni. Ne faceva infatti ampio uso. La usava però in modo sbagliato, egli preferiva utilizzarla per persuadere la gente. Non gli interessava il significato primario, quello razionale delle parole, a lui importava più l’effetto che esse facevano sull’animo umano.

Possiamo infatti dire che questa “tecnica oratoria” usata dai greci è presente ancora oggi.

Anche nella vita quotidiana..
L’amico che ti fa false promesse? T’illude con le parole.
Tu stesso che menti ai tuoi cari solo per evitare guai? Li illudi con le parole.

Le parole hanno uno strano potere di riuscire a suscitare nell’uomo innumerevoli emozioni: oltre a creare inganno, illusioni e influenze positive o negative che siano, i discorsi riescono a provocare gioia, ilarità, commozione, tristezza…
Esse sono un potente mezzo indispensabile nella vita di tutti noi. Bisognerebbe solo riuscire a cogliere il significato primario e soprattutto decifrare il vero messaggio attraverso la ragione, senza farsi trascinare dalle emozioni che suscitano in noi. Il significato vero, quello primario è quello razionale.

Socrate: il male è generato dall’ignoranza

Socrate ne era fermamente convinto: il male è generato dall’ignoranza.

Vissuto nel V secolo, il suo modo di fare filosofia considerato troppo invasivo e diretto non piacque alla maggior parte dei suoi concittadini.

La morte di Socrate - dipinto di Jacques-Louis David
La morte di Socrate – dipinto di Jacques-Louis David

Per Socrate la filosofia era un vero e proprio modo vivere.
“Nessuno compie il male volontariamente” e “la virtù è conoscenza” sono due dei pilastri fondamentali del pensiero socratico.
Socrate aveva cieca fiducia nella ragione. Secondo lui l’uomo, naturalmente incline alla felicità, l’avrebbe potuta raggiungere solo attraverso il bene, e il bene, poteva essere fatto solo attraverso la conoscenza e la ragione. Il male, di conseguenza, era fatto involontariamente e per ignoranza.
Come detto prima quindi, il male è generato dall’ignoranza. Se un uomo è ignorante, è chiaro che è portato a compiere il male e quindi non potrà mai essere felice.

C’è qualcosa nella convinzione di Socrate che a parer mio non quadra.
Chi è a conoscenza del bene, cioè colui che potrebbe prendere la strada “giusta” può decidere di non seguirla scegliendo l’opposto: la strada del male. Questo non sempre accade per ignoranza ma anche per volontà. È la volontà che spinge l’uomo a optare il bene o il male.
Socrate non ne aveva tenuto conto.
L’uomo è libero di scegliere, niente gli impedisce di prendere la strada sbagliata, quella che avrà conseguenze negative.

Se così non fosse, come si spiegherebbero tutti i massacri e i “buchi neri” della storia? Si potrebbe credere che le stragi compiute da questo o quell’altro fossero state fatte per ignoranza; io credo più per volontà. Hanno scelto di farlo, consapevoli delle proprie azioni e delle conseguenze. Secondo il ragionamento socratico dovremmo definire ignoranti, privi di cultura e conoscenza tutti i Re, dittatori, uomini di politica che nella storia hanno compiuto cattive azioni, ucciso, massacrato, sperperato odio e terrore fra gli uomini; o semplicemente tradito la loro patria o la fiducia del popolo. Non l’hanno fatto per ignoranza, magari qualcuno sì, forse anche per pazzia; però la maggior parte l’ha fatto per scelta.
Penso sia palese che tutti gli uomini abbiano come obbiettivo comune la felicità. Ma ognuno di noi può raggiungerla attraverso strade differenti, secondo la propria volontà.
Se un uomo sceglie la strada sbagliata non è detto che lui la consideri tale. Così come se un uomo sceglie la strada giusta, qualcuno potrebbe non considerarla tale.
In questo caso entrano in gioco anche i diversi punti di vista delle persone e le diverse percezioni di bene e male.

Il pensiero di Socrate quindi, oggi può apparire paradossale e riscontrare divergenze in diversi punti.
Molto probabilmente sono cambiati i modi di pensare degli uomini, le concezioni di significato e le abitudini. In questo modo il messaggio che Socrate voleva inviare agli uomini arriva a noi falsato dalle nostre percezioni.

Egli sbagliava nell’essere convinto di saper distinguere in maniera precisa il bene e il male. Il bene e il male sono concezioni soggettive nella maggior parte dei casi. Socrate ragionava in modo oggettivo, come se un “qualcosa” doveva per forza essere bene o male, giusto o sbagliato, bianco o nero.
Non teneva in considerazione dei diversi costumi e mentalità dei popoli, dei diversi pensieri degli uomini del suo tempo. Sbagliava in questo. Ciò che per lui era giusto, doveva esserlo per tutti.
Per esempio: un genitore può ritenere giusto (quindi bene) accontentare il figlio nel comprargli un nuovo giocattolo, in questo modo lo vedrà felice; un altro genitore può ritenere ciò sbagliato (quindi male) in quanto il figlio sarà viziato.
E’ un banale esempio per dimostrare come la percezione di bene e male può cambiare da persona a persona e di come Socrate sbagliava nella sua concezione obbiettiva.

L’accordo fra il Mare e la Terra

All’inizio dei tempi vi erano il dio Mare e la dea Terra. Questi erano in continua competizione per contedersi il territorio disponibile sul pianeta. Il Mare, più potente, ne occupava la maggior parte.
Dopo le innumerevoli piogge che accrescevano e rinforzavano il Mare, la Terra iniziò a temere di essere sovrastata dall’impeto del suo acerrimo nemico.
Pur sentendosi nettamente inferiore, la dea prese coraggio e decise di affrontare il dio Mare.
Stipularono un accordo: la dea Terra avrebbe scavato dei solchi e delle crepe sul suo corpo per accogliere l’eccesso di acqua che la stava sommergendo. Il dio accettò ma subito iniziarono a nascere i primi problemi. Il sale del dio Mare infastidiva la dea Terra, la quale non esitò a lamentarsi chiedendo che quella sostanza venisse rimossa. Seppur controvoglia il Mare accettò. Fece passare nelle crepe della dea solamente acqua dolce. Così nacquero i laghi e i fiumi che permisero alla dea Terra di continuare a vivere.
Dopo ormai tanti anni, la dea Terra e il dio Mare riuscirono a stabilire un sincero e solido rapporto di amicizia.