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Fine del liceo, esame di stato, futuro. Cosa fare?

Per le classi quarte inizia ad affacciarsi il problema della scelta per il futuro. Cosa fare dopo il liceo? Per chiarire un minimo le idee degli studenti alcuni membri del Rotary Club hanno tenuto un incontro nell’auditorium della scuola.

La novità è stata il modo in cui si è trattato l’argomento: non sono stati esposti solo gli aspetti positivi ma si è avuto un occhio più critico, notando come i risultati dei test degli ultimi anni siano notevolmente peggiorati.

Inoltre abbiamo parlato di medicina, di quanto sia dura questa facoltà, di coloro che si offrono volontari per i servizi pubblici di sanità e di chi lavora al pronto soccorso.

La parte più interessante, a mio parere, è stata la simulazione di due infermieri dell’Istituto Clinico Humanitas: ci hanno mostrato come intervenire in caso ci sia un uomo privo di sensi, ci hanno spiegato punto per punto cosa fare e quali strumenti usare (il defibrillatore in questo caso).

I dubbi, per quel che mi riguarda, non sono stati risolti ma ora tutti abbiamo degli elementi di giudizio in più per fare le nostre scelte, ovvero per decidere del nostro futuro.

Crisi del Trecento: le cause

Il Trecento  fu un secolo caratterizzato da una profonda crisi sociale, economica e demografica. Le cause di questo profondo cambiamento furono principalmente tre: Il cambiamento del clima, la frequenza di guerre molto spesso represse col sangue e, il fattore più influente di tutti, la presenza e conseguente diffusione della peste.

Il primo fattore citato è il cambiamento climatico: cosa è successo?
All’inizio del Trecento c’è stato un peggioramento delle condizioni climatiche. Molti storici hanno definito questo periodo come la fine del “periodo caldo medievale”, il quale aveva permesso lo scioglimento dei ghiacci, la coltivazione della vite e abbondanti raccolti facilitati dalle piogge scarse e regolari. Nel corso di questo secolo, però, non c’è stato un notevole abbassamento del clima (in contrapposizione al caldo medievale), come ci si aspetterebbe, ma un consistente aumento delle piogge.

Secondo fattore è la numerosa presenza di guerre devastanti: esse si sono ripercosse su molti centri abitati, soprattutto sulle povere abitazioni dei contadini, che venivano depredate e distrutte.
Guerra di particolare rilevanza, di questo secolo, è quella che fu definita come “guerra dei cent’anni”, guerra che complessivamente durò 116 anni (1337-1453). In realtà non furono 116 anni ininterrotti di guerra, infatti, all’interno di questa ci furono numerose interruzioni e periodi di tregua che la divisero in tre fasi principali: la guerra edoardiana (1337-1360), quella carolina (1369, 1389) e quella dei Lancaster (1415-1429), alle quali si aggiunse alla fine la fase conclusiva della guerra (1429-1453).
Questa lunga guerra scaturì fra Regno di Francia e Regno d’Inghilterra per motivi di successione al trono.

Terzo e ultimo, ma non meno importante, fattore è la peste: come si era diffusa?

Sepoltura delle vittime della peste a Tournai – dettaglio di una miniatura da «Chroniques et annales de Gilles le Muisit», abate di Saint-Martin de Tournai, Bibliothèque royale de Belgique,

La peste è una malattia che gli uomini del tempo non riuscivano a spiegarsi, poiché non avevano abbastanza conoscenze a riguardo. È una malattia per cui uomini, donne, bambini (nessuno poteva sfuggire dalla malattia ad eccezione di chi “scappava” dal territorio) morivano numerosi ogni giorno. La peste che caratterizzò questo secolo fu definita “peste nera” (1347-1353) e si era diffusa dopo essere stata importata da commercianti asiatici che navigavano verso l’Europa. Il contagio era stato molto facilitato dalle scarse condizioni igieniche presenti nel territorio e dalla totale assenza di un sistema di fognature.
La popolazione, durante questi anni, subì dure conseguenze: un terzo della popolazione europea fu colpita da questa malattia, anche se non con la stessa intensità in tutte le zone. Infatti era possibile che alcune zone fossero fortemente colpite mentre in alcuni territori ad esso confinanti fossero rari i casi di contagio.

Libertà: un diritto solo “teorico”?

Libertà: esiste?!
Libertà: esiste?!

La libertà è la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un’azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto. Questo afferma Wikipedia, uno dei siti di ricerca più visitati al mondo.

Ma è davvero così?  Secondo me non è affatto vero perché nessuno ha l’occasione di vivere questa ideale condizione di libertà. C’è sempre qualcuno che ci “spinge” verso “strade” non scelte da noi. Che si tratti di scelte riguardo fatti poco importanti, che presto si dimenticheranno, o riguardo fatti molto più rilevanti, che ci condizioneranno per il resto della nostra vita.

Dal mio punto di vista la libertà di una persona, a maggior ragione se si tratta di un adolescente, è molto limitata. Infatti, un ragazzo sarà sempre influenzato, nei casi più estremi obbligato, dai genitori o dalla famiglia a fare delle scelte specifiche per paura di deluderli, di farli soffrire o di non essere più considerati come prima.
L’adolescenza, già di per sé, è un periodo in cui i ragazzi sono molto insicuri (chi più, chi meno) e questa “pressione” da parte di chi, in teoria, ha il compito di aiutarli a crescere certamente non aiuta. Per fortuna questa situazione non riguarda tutti gli adolescenti, ma una gran parte potrebbe rispecchiarsi in queste poche righe.

Quindi io mi chiedo: esiste realmente la libertà?
Perché nella mia “breve” vita ancora non l’ho potuta vedere così come è definita.

La base del pensiero moderno

Ritratto di Socrate. Marmo, opera d’arte romana (I secolo), forse copia di una statua bronzea perduta realizzata da Lisippo

Nel mondo d’oggi ci sono molti dissensi etici tra le diverse culture ed interni a ciascuna cultura. Questo spinge i filosofi a cercare delle risposte sul perché ci siano tante differenze. Esaminiamo la situazione: che importanza ha l’etica oggi? Essa è una parte estremamente importante della filosofia contemporanea, così come lo era anche in antichità. Particolare era il confronto fra i molteplici dissensi tra le varie culture e tra quelle interne della Grecia: nel V secolo a.C., per esempio, da una parte si trovavano i sofisti, dall’altra Socrate, filosofo di grande importanza, che cercavano di trovare delle risposte. In particolare Socrate si interrogava e cercava risposte su domande etiche fondamentali.
Ma quale metodo d’indagine usava Socrate per cercare tali risposte?
Prima di tutto, dobbiamo dire che il metodo socratico si divide in tre fasi: ironia, confutazione e maieutica.
Con la prima Socrate interroga l’interlocutore (per lo più “falsi sapienti”) su quello che l’interlocutore stesso si vanta di sapere fino a fare affermare a quest’ultimo qualcosa che è in contraddizione con la sua risposta iniziale.
Si passa, quindi, alla seconda fase: la confutazione.
Infine c’è la maieutica, l’arte con cui Socrate aiutava l’interlocutore a “partorire la verità”. Come la levatrice (tra cui anche sua madre) portava alla luce il bambino, così Socrate portava alla luce la verità dal suo interlocutore. La maieutica è un metodo dialettico d’indagine filosofica basato sul dialogo. Socrate è convinto che solo attraverso il dialogo sia possibile far scaturire valori e verità comuni, cioè universali; nello stesso tempo egli non ha la presunzione di possedere queste verità e questi valori. Sa soltanto, in questo senso, di non sapere e perciò ricerca e discute.

Attraverso questo metodo l’uomo dovrebbe essere eccellente (cioè virtuoso) e felice, ma non è così. Anche Socrate commette degli errori: non tenendo conto delle componenti passionali e dei desideri che molte volte prevalgono sulla parte razionale dell’anima, cade nell’intellettualismo etico, secondo il quale si presuppone che un uomo, a conoscenza del vero bene, non può che agire benevolmente.
Infatti, secondo Socrate, l’uomo non può scegliere il male pur conoscendo la verità del bene. Quest’idea presuppone che la verità del bene e della giustizia (la stessa virtù che per Socrate è l’anima), siano raggiungibili per via razionale prima che per via sentimentale. Socrate pensa inoltre che la verità sia un bene così superiore rispetto ad ogni altra cosa, che chi “sceglie” il male, deve farlo senza dubbio perché del tutto inconsapevole del vero bene. Perciò, detto in poche parole, il virtuoso è il sapiente mentre il vizioso è l’ignorante.

Concludendo, esprimo la mia opinione.
Il metodo socratico ha lasciato all’uomo, pieno di eccessi, un grande e utile insegnamento: l’uomo “giusto” è quello che sa raggiungere un equilibrio spirituale, attraverso azioni buone e virtuose che lo porterebbero alla felicità.
L’uomo moderno è troppo attaccato ai beni materiali e avrebbe bisogno di un “Socrate moderno” che lo aiuti a trovare la giusta misura delle cose.

La forza “magica” delle parole

La forza magica delle parole
La forza magica delle parole

Da sempre, presso tutte le culture, chi sa ben argomentare riesce a persuadere le menti più deboli. Nell’antica Grecia questa capacità fu chiamata dialettica ed era insegnata soprattutto dai sofisti.

Uno di questi fu Gorgia, sofista originario di Lentini, allora famosissimo. Usava la sua abilità come strumento per aver sempre la meglio nelle discussioni e per confutare le affermazioni degli altri… un compito non facile, direi.

Secondo la sua teoria, parole e verità sono due concetti nettamente diversi e per questo le parole non hanno la funzione di dire la verità ma, piuttosto, di far credere agli altri, attraverso le capacità persuasive e le argomentazioni convincenti di colui che parla, che quello che egli afferma è il vero. Non aveva importanza l’argomento di cui si parlava, ma era fondamentale il modo col quale era esposto tale argomento. Gorgia si vantava, infatti, di poter parlare di qualsiasi argomento.

Grazie al suo metodo, colui che lo ascoltava rimaneva ammaliato dalle parole che udiva e come “incantato” si lasciava convincere. Le parole erano per lui un mezzo “magico” per stupire e convincere le altre persone.

Ma io, invece, sono dell’idea che ognuno abbia la propria opinione, che può essere giusta o sbagliata, e che il contenuto di un discorso sia importante tanto quanto il modo nel quale i concetti di tale discorso sono presentati: se una persona espone le sue motivazioni su un argomento in modo straordinario, ma tale argomento non è credibile, non sarà mai possibile che chi ascolta gli dia ragione.

La materia di cui si tratta deve avere almeno un minimo di credibilità e una base veritiera. Non è poi così facile far sembrare vero il falso e far credere che il vero sia falso perché ognuno di noi ha capacità di giudizio.

L’uomo senza spirito critico, pronto a sottomettersi alle convinzioni degli altri, che Gorgia usa come modello, non è la regola, ma, piuttosto, l’eccezione.

Cos’è la filosofia?

Il pensatore di Auguste Rodin
Il pensatore di Auguste Rodin
La filosofia è una parola, una frase, un concetto, una domanda, un pensiero… espresso dall’uomo. Giusto?

Tante domande nascono nella mente dell’uomo perché l’individuo vuole sapere, vuole conoscere e vuole apprendere. Nascono dalla curiosità e dalla passione per il sapere.

Che cosa significa?  Significa che tutti gli uomini, che siano bambini, ragazzi o adulti, sono un po’ filosofi perché tutti siamo spinti a cercare risposte a domande sul bene e sul male, sul giusto e lo sbagliato, su cosa è bello e cosa è brutto. Tutti ci chiediamo da dove arriviamo, e tutti ci chiediamo perché esista qualcosa piuttosto che niente.

Cos’è, quindi, la filosofia? Difficile spiegarlo perché non esiste una definizione universale della filosofia; ma, se ci riflettiamo, anche per altre discipline è difficile trovare una definizione univoca. Tutto quello che facciamo, tutto quello di cui l’uomo si occupa nel corso del tempo, può essere messo in discussione attraverso nuove ricerche e osservazioni.

Qual è il compito del filosofo? Il filosofo cerca risposte alle domande nate dalla sua mente curiosa e cerca di dimostrare il tutto con il metodo razionale, ma, sinceramente, non ho ancora ben capito quale sia l’esatto dovere di un filosofo, perché è più difficile da definire rispetto al lavoro di un medico che, tutti sanno, si occupa di medicina e di malattie, o rispetto al lavoro dell’architetto che deve pianificare la struttura di un edificio che ha in mente di costruire e deve mettere questa pianificazione per iscritto, facendo cioè la planimetria della struttura.