Non posso fare a meno di riconoscere che le novità e le differenze sono sempre un problema. Da questo nasce lo stupore e l’interrogativo che nutre la filosofia.
Ma alle domande è possibile rispondere seriamente o in maniera rozza, cercando scorciatoie di comodo.
Le scorciatoie, però, hanno il fiato corto…
L’Italia è spaccata su tante cose, la Lombardia è spaccata, e anche le nostre classi.
Io non voglio certo negarlo: immigrati e zingari possono essere un problema. Dove c’è immigrazione recente o ci sono differenze vistose nello stile di vita sorgono inevitabilmente contrasti sociali: è un dato di fatto.
Come rispondere?
Quella del semplice rifiuto mi sembra una risposta immatura ed infantile, un vano modo di cercare inutili scorciatoie.
Cito, errori compresi, dal noto libro a cura di Marcello D’Orta, Io speriamo che me la cavo
É giusto, secondo te, disprezzare i negri e quanti altri non sono come noi?
Ora io già lo so che tutti diranno che non è giusto, ma io invece dico che è giusto: infatti io credo che gli uomini non sono tutti uguali, ci sono i belli, i brutti, gli alti, i bassi, gli intelligenti e i scemi. così ci sono pure i popoli diversi. Per esempio, io ai tedeschi li schifo e li odio perché fanno scoppiare sempre la guerra, agli inglesi li schifo e li odio perché dicono che sono migliori di tutto il mondo, ai francesi li schifo e li odio perché fanno sempre la guerra del vino con noi. Ai negri io non li schifo e li odio perché non mi hanno fatto niente, però puzzano, e per questo mi fanno un po schifo.
A me mi piace solo l’Italia!!!
Non aggiungo commenti, per ora. Ognuno ci pensi.
E come sarebbe bello che dalla “spaccatura” venissero fuori una dialettica civile, un tentativo di lettura della realtà sociale non condizionato dalle scorciatoie e dagli stereotipi! Se ci si facesse uno studio, anzi un lavoro vero, durante l’autogestione? Se si ascoltassero le storie dei nostri compagni di altri paesi, e delle loro famiglie?
I ragazzi devono essere migliori e più intelligenti dei politici che “si spaccano” e basta: devono crescere nel confronto democratico pacato e civile, non in mezzo alle urla e alle sopraffazioni, altrimenti il paese non ha speranza.
Penso che ci vorranno anni per arrivare, attraverso infiniti tentativi di integrazione, ad una apprezzabile convivenza. Ovviamente puntiamo sui ragazzi e certo che la scuola avrà il suo ruolo ma non penso che ci siano, per ora, abbastanza giovani pronti a crescere nel confronto pacato e civile.
Le classi già ora poco gestibili (parlo di scuola dell’obbligo, ma poi si spera andranno alle superiori)
diventeranno più numerose e la situazione sarà ancora più difficile. Non è sfiducia, ma al momento mi risulta come dura realtà.
necessita di verificare:)