6 commenti su “Grazie Marco”

  1. Grande professore, grandissimo uomo.
    Dopo un anno di lezioni universitarie non posso che ricordare con nostalgia le sue lezioni di vita.
    Grazie prof!
    Giulia Mattoscio

  2. Caro Marco,
    sono certo che continueremo a vederci, ma senza di te il Calvino non sarà più come prima.
    Anche nei momenti più cupi sei riuscito a strapparmi un sorriso, con le tue battute, gli aneddoti, quelle tue frasi buttate lì, quasi surreali e lievi come i suonatori di violino nei quadri di Chagall.
    Abbiamo la stessa visione tragicomica dell’esistenza, ma tu mi hai sempre spinto a guardare oltre, senza prendersi troppo sul serio, e a cercare nella mente il blu di Prussia, il verde Veronese, l’ocra “deserto dei Tartari”.
    Quante belle cose ho condiviso con te: la “scuola della gioia”, la “poetica del traballante”, l’amore per l’arte in tutte le sue espressioni.
    Quanta signorilità in ogni tuo gesto, questa è la tua grande lezione per tutti: SIGNORILITA’.
    Solo un’ultima cosa voglio chiederti: hai messo l’acqua a bollire? Quanta leggerezza mi hai donato tutte le volte che me lo hai chiesto.
    Grazie
    Nello

  3. Auguri di cuore per il meritato pensionamento!
    Sappi che lascerai un grande vuoto.
    Inizia per te un nuovo periodo di vita sicuramente importante.
    Ora potrai finalmente dedicarti alle tue passioni, che immagino siano tante.
    Sii felice per il traguardo raggiunto e guarda al futuro con gioia e serenità.
    Ti abbraccio con affetto
    Grazia

  4. Caro Marco, sono al Calvino solo da tre anni e tu sei stato uno dei primi colleghi che ho incontrato e che… ha lasciato il segno! Non potevi passare inosservato, non sei persona anonima e senza valore: mi hai immediatamente colpito, per la tua capacità comunicativa, per la tua grandissima preparazione, per quel tedesco così marziale e allo stesso tempo così gioviale, per la tua cultura enciclopedica ed asburgica, per la tua imponenza bonaria, per la tua grande disponibilità e simpatia.
    Devo confessarti che all’inizio ero intimorito. Come confrontarsi con una persona così “forte”? Come sostenere una conversazione con un insegnante così colto? Poi ti ho conosciuto meglio, anzi: ti sei fatto conoscere, con quella simpatia e disponibilità che ti contraddistinguono. E ho conosciuto l’amico. So che il lavoro ti piaceva: ce l’hai nel sangue o nel DNA. Probabilmente non potevi fare altro che il professore. Ti voglio ringraziare di cuore e augurarti ogni bene possibile.
    Questo, sappiamo bene, non è un addio… abbiamo ancora qualche gita sui colli parmensi da fare insieme ad altri amici. Pino

  5. Fortunatamente non continuerò a frequentare questa scuola, non avrei sopportato un anno senza Pigni. Con lei se ne va un pilastro portante dell’istituto, un punto di riferimento per gli studenti che hanno avuto la fortuna e il piacere di averla come insegnante, e non solo di inglese. Thank you for being our mentor for five – or more – years.

  6. Non sarà facile rassegnarsi al silenzio che graverà all’improvviso sul campo di battaglia, non ascoltare più i concitati comandi in tedesco che venivano impartiti alle truppe asburgiche, alle sortite improvvise che gettavano scompiglio tra i nemici (e molto anche alla barista che attonita ascoltava questi discorsi), all’odore della polvere da sparo, ai bivacchi sotto la pioggia di truppe infreddolite, al sopraggiungere insperato dei rinforzi. Le nostre truppe resteranno smarrite come nella ritirata di Russia, oppure si ritireranno nella fortezza del “deserto dei Tartari” e resisteranno, aspettando fiduciose un cenno del Generale…Non sarà facile nemmeno riguardare l’albero in fondo al cortile sotto il quale il Maestro impartiva, en plein air, con aplomb tutto anglosassone, ripetizioni ai suoi allievi, con l’occhio sempre vigile al passaggio degli aerei nemici che immediatamente venivano schedati e annotati sul taccuino. Ha mille volte ragione Colavolpe quando parla della signorilità e dell’autoironia con cui affrontava e riportava nella giusta dimensione qualsiasi questione. Qualità rare. quindi preziose, da non disperdere. In fondo anche il giorno del suo saluto, durante l’ultimo Collegio, ha dimostrato la sua grandezza: era sereno, sorridente. Un modo per vincere l’imbarazzo, il suo e soprattutto il nostro, per sdrammatizzare. Sembra davvero di vivere i giorni della fine di un impero, ma sono certo che un vero Generale non abbandonerà mai i suoi soldati.
    Grazie Marco.

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