Malala: simbolo della forza

locandina del filmA volte le parole non bastano per esprimere quello che un film ti può trasmettere. In particolare se la storia è reale e la protagonista è una tua coetanea.
Non può una storia come quella di Malala scivolarti addosso lasciandoti indifferente.

Scrivere qualcosa su Malala è abbastanza complicato ma ci proveremo.
Anche Malala ha provato ed è diventata simbolo di coraggio poiché è riuscita a metterlo in tutte le cose di cui ne avevano poco se non nulla.
Ha lottato senza arrendersi fino ad arrivare al premio Nobel.
E l’abbiamo vista crescere ed evolversi piano piano in silenzio come quando il bruco muta e diventa farfalla in modo doloroso e quiete ma al contempo stupendo e da lasciar a bocca aperta.

Tenteremo di raccontarvi di Malala, il che è difficile ma rischieremo come lei ha fatto ogni giorno.
Ha rischiato di morire perdendo quella grande speranza che ha saputo contraddistinguere una ragazza normale come lei che nonostante abbia pochi anni più di noi ha fatto così tante cose che probabilmente a noi non ci basterebbero i fogli del libro della nostra vita per riscriverle.

Nessuno di noi non la conosce di persona, ma sicuramente ciascuno di noi ha fatto la conoscenza di qualcuno che ogni tanto tace di fronte alle situazioni con la paura di affrontare quell’ostacolo, ecco, Malala diventa anche la voce di quella persona che chiede pazienza ed uguaglianza.
Ed è questa l’atmosfera che si percepisce nel film.
Infatti in quest’ultimo emergono tanti aspetti ingiustificabili: il fatto che una ragazza non possa andare a scuola, il diritto negato di dire la propria opinione e di vivere con la paura di non avere più la possibilità di svegliarsi il giorno dopo soltanto perché si scrive un diario.
Pensiamo che una realtà come quella che viene mostrata non dovrebbe ormai esistere più da anni, anzi ci chiediamo come sia mai potuta iniziare una cosa del genere; come gli uomini possano essere spesso così insensibili, così poco umani.
Ed è per questo che ci siamo chieste se tutto quel dolore avrà mai fine, se un giorno la felicità e il coraggio di seguire il proprio cuore avranno la meglio su ogni minima stilla di cattiveria di cui questo mondo ne è impregnato.
Ed è così che siamo finite con il domandarci con quale arroganza quelle persone riescono a guardare negli occhi un bambino e far saltare in aria l’unica cosa che permette di fargli avere un futuro migliore di quello che il destino gli ha riservato.
E poi la nostra mente si è riempita di domande:

  • “Perché tutto questo?”
  • “Perché al giorno d’oggi soffrire è diventato umano come respirare?”
  • “Perché oggi è molto più semplice far piangere qualcuno che farlo sorridere?”
  • “Perché nel mondo ci sono così poche persone con il coraggio e l’educazione di Malala?”
  • “Dov’erano i padri di quegli uomini quando erano piccoli? Per quale motivo non gli hanno mai insegnato cos’è il rispetto e l’amore?”

Molto probabilmente con tutte queste domande abbiamo deviato il discorso dal quale eravamo partite.
Forse ponendoci tutti questi quesiti ora abbiamo le idee ancora più confuse di quanto non fossero prima sul senso della vita, eppure è buffo pensare che a soli sedici anni Malala sapeva già qual era l’obiettivo della sua esistenza.

Infine però ci siamo voltate e abbiamo visto una lacrima che rigava il volto ad almeno una persona e siamo arrivate alla conclusione che finché ci sarà almeno una goccia di bontà saremo ancora disposte a perdonare tutto lo schifo del mondo.

Bisognerebbe imparare a tenersi l’anima pulita.

Bisognerebbe iniziare ad amare qualcuno invece di odiarlo anche se forse odiare è più semplice che amare.

Bisognerebbe promettere forza ad ogni giorno della nostra esistenza e non farci schiacciare dalla realtà proprio come fece e fa ogni giorno Malala.
Riham Ibrahim
Yvonne Sammatrice

Classe: 3aB liceo scientifico – Anno: 2016/2017

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