Tutti gli articoli di Sergio Cappellini

EXPO? NO, GRAZIE

Con l’approssimarsi dell’EXPO si moltiplicano gli inviti ad acquistare biglietti d’ingresso e a organizzare visite collettive agli spazi espositivi. Vorrei allora far presente quanto segue.

Quarantasei imprese che lavorano per EXPO sono risultate infiltrate da cosche mafiose; decine di chilometri di tangenziali, autostrade e svincoli, quasi del tutto inutili, hanno distrutto 1600 ettari di terreno agricolo e di parchi protetti in Lombardia; la spaventosa colata di cemento sul territorio di Rho-Pero ha cancellato 110 ettari di suolo agricolo (il tutto in nome di una nobilissima causa: “nutrire il pianeta”!); il fantastico progetto delle “vie d’acqua” è diventato l’ennesimo oggetto d’indagine della Guardia di Finanza per atti di corruzione. E, come se non bastasse, il ras dei Lavori pubblici Ercole Incalza, legato al ministro Lupi e appena finito in manette, allungava i tentacoli del suo colossale sistema di mazzette e appalti – ma tu guarda! – anche sui lavori collegati all’EXPO.

Insomma, un fiume di denaro pubblico ingrassa i meccanismi di una gigantesca macchina che macina cemento e tangenti, finte metropolitane e inutili corsi d’acqua, autostrade deserte e affollati (quelli sì) comitati d’affari. Il grandioso evento che da anni viene annunciato come epocale e irrinunciabile, fattore di rinascita economica e portatore di benessere per Milano e l’Italia, vetrina scintillante che ci collocherà per sei mesi al centro del mondo, sarà l’ennesima “grande opera” costosa, inutile e dannosa, sponsorizzata da banche, imprese multinazionali dell’alimentazione che desertificano il pianeta, costruttori e, ovviamente, gruppi politici intrecciati con interessi affaristici di ogni genere. E naturalmente non mancherà la grancassa della stampa di regime e delle televisioni unificate che intoneranno il quotidiano inno alla gioia per l’Evento, col Presidente del Consiglio a dirigere la fanfara.

Meno male che almeno il Papa ricorda che è necessario “rinunciare all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e agire anzitutto sulle cause strutturali della iniquità”. Questo concetto l’ho imparato tanti anni fa leggendo Marx, ma mi fa piacere sentirlo esporre dal Pontefice. In un paese in cui la sinistra come forza organizzata non esiste più e dove troppi cattolici sono soggiogati dalla logica dell’economia di mercato e dal fascino del potere, una voce autorevole fuori dal coro aiuta a non perdere la speranza.

Ma bisognerebbe che anche la scuola si svegliasse dal suo torpore conformista e ritrovasse le ragioni profonde della sua esistenza: insegnare a pensare. Criticamente.

Sergio Cappellini

Finale del torneo di scacchi: tutte le mosse

Ecco la trascrizione della finale del torneo di scacchi tra Nan Men (bianco) e Lisanti (nero).
1. e4 – e5 2. Cf3 – d6 3. Ac4 – Ch6 4. d3 – c6 5. Axh6 – gxh6 6. 0-0 – d5 7. exd5 – cxd5 8. Ab5+ – Cc6 9. Axc6 – bxc6 10. Cxe5 – Tg8 11. Te1 – Ae6 12. Cxc6 – Db6 13. Cd4 – Dxd4 14. c3 – Db6 15. b3 – 0-0-0 16. Te3 – d4 17. Te4 – dxc3 18. Cxc3 – Dc6 19. Tc1 – Re b1 20. Ca4 – Db7 21. Cc5 – Axc5 22. Txc5 – f5 23. Dh5 – a6 24. Txf5 – Axf5 25. Dxf5 – Tgf8 – 26. Dc5 – Tc8 27. Dd6+ – Re a8 28. h3 – Tcd8 29. Db4 – Dc6 30. Dc4 – Db7 31. f3 – Tc8 32. Db4 – Dc6 33. Tc4 – Dg6 34. Txc8+ – Txc8 35. De4+ – Dxe4 36. dxe4 37. Re f2 – Tc2+ 38. Re e3 – Txa2 39. g4 – Th2 40. d4 – Txh3 41. d5 – Th1 42. Re e4 – Re b8 43. f4 – Re c8 44. f5 – Re d8 45. Re e5 – Te3+ 46. Re f6 – Te8 47. Re g7 – Te7 48. Rexh6 – Td7 49. g5 – Txd5 50. f6 – Re e8 51. g6 – hxg6 52. Rexg6 – Re f8 53. f7 – a5 54. Re f6 – Tb5 55. Re e6 – Txb3
Il bianco abbandona.

Finale del torneo di scacchi. Primo posto a Lisanti, secondo a Nan Men

Iniziato il 9 novembre scorso con 27 giocatori iscritti e snodatosi attraverso 19 giornate di incontri, è infine giunto alla sua conclusione il secondo torneo di scacchi del “Calvino”.

Ieri, 9 aprile 2013, si è disputata in auditorium la partita finale che ha proclamato il vincitore del torneo: Alessio Lisanti della 4A Liceo, che giocava col Nero, ha battuto Jian Nan Men (3A Liceo), che ha abbandonato l’incontro alla 55^ mossa, dopo un’ora e venti minuti di gioco.

Voglio comunque congratularmi con entrambi per l’impegno e la lealtà con cui si sono confrontati e per la passione che hanno dimostrato verso questo bellissimo sport.

Ma un grazie va anche a tutti i partecipanti al torneo – a cominciare da Giuseppe Rossicone e Andrea Malcovati, rispettivamente 3° e 4° classificato – perché hanno saputo dare vita a una bella gara fatta di intelligenza e spirito agonistico.

Speriamo che l’esperienza possa rinnovarsi nei prossimi anni, creando magari anche una squadra che partecipi ai campionati studenteschi di questa affascinante disciplina.

La grande scacchiera realizzata dal professor Colavolpe

Finale per il terzo e quarto posto del torneo di scacchi

Si è svolta oggi la finale per il terzo e quarto posto del torneo di scacchi d’istituto.

Si sono affrontati per quasi un’ora Andrea Malcovati (5C ITC, con il bianco) e Giuseppe Rossicone (4A Liceo, con il nero). Alla fine l’ha spuntata quest’ultimo dando scaccomatto con una regina e una torre di vantaggio.

Manca ora soltanto l’incontro finale, che verrà disputato martedì mattina a partire dalle ore 11 in Auditorium, tra Jian Nan Men (3A Liceo) e Alessio Lisanti (4A Liceo). Per l’occasione verrà esposta la celebre scacchiera del Maestro prof. Aniello Colavolpe.

Complimenti a Giuseppe per la vittoria e un bravo anche ad Andrea, a cui va anche un grande “in bocca al lupo” per i prossimi esami di maturità.

dettaglio della scacchiera realizzata dal professor Colavolpe

dettaglio della scacchiera realizzata dal professor Colavolpe

Risultati delle semifinali del torneo di scacchi

Risultati delle semifinali del torneo di scacchi:

LISANTI – MALCOVATI: 1 – 0

NAN MEN – ROSSICONE: 1 – 0

Ultimi incontri del torneo:

Venerdì 5 aprile, ore 13:30: finale per il 3°/4° posto tra MALCOVATI e ROSSICONE;

Martedì 9 aprile, ore 11:15: finalissima per il 1°/2° posto tra LISANTI e NAN MEN.

scacchiera

Scacchi: si va alle semifinali

Risultati di venerdì 15 marzo:

ROSSICONE – VILLANUCCI: 1 – 0

PREVEDINI – NAN MEN: 0 – 1

MALCOVATI – CAPPELLINI: 1 – 0

Il prof. Cappellini, essendo l’organizzatore del torneo, a questo punto abbandona la competizione e quindi nel Girone B passano il turno NAN MEN e MALCOVATI, mentre nel Girone A si qualificano LISANTI e ROSSICONE.

I prossimi incontri (semifinali) saranno a eliminazione diretta e si svolgeranno venerdì 22 marzo. Gli abbinamenti sono i seguenti:

LISANTI – MALCOVATI

NAN MEN – ROSSICONE.

I perdenti si affronteranno venerdì 5 aprile per il terzo posto, mentre la finale verrà disputata in Auditorium la mattina di martedì 9 aprile. Nell’occasione verrà esposta la fantastica scacchiera incisa a mano dal prof. Colavolpe, eccelso pittore, vignettista nonché scultore che l’Istituto Calvino si fregia di annoverare tra i propri docenti.

Il prof. Cappellini, da parte sua, chiede l’onore di poter sfidare in una partita amichevole il vincitore del torneo.

La scacchiera realizzata dal professor Colavolpe
La scacchiera realizzata dal professor Colavolpe

Ritrovare il gusto della storia

Ho frequentato il liceo scientifico nella prima metà degli anni Settanta e il programma di storia che studiai in Quinta cominciava con il Congresso di Vienna (1815) e si concludeva con il fascismo (accennato sommariamente solo nell’ultima parte dell’anno e con molta cautela, trattandosi di un argomento troppo “caldo”). Seconda guerra mondiale, Resistenza, Costituzione repubblicana: tematiche bollenti e misteriose, lasciate alla malsana curiosità di studenti “politicizzati”, poco adatte al severo rigore dell’indagine storica.

Da allora sono passati, ahimè, quasi quarant’anni; ma la scuola continua a considerare le vicende accadute dopo il 1945 quasi di stretta attualità, alle quali riservare un frettoloso e superficiale sguardo d’insieme un mese prima dell’esame di Stato, a conclusione di tredici anni di frequenza scolastica. E così abbiamo ragazzi di 19 anni che escono dai nostri licei conoscendo magari qualche sentenza mal digerita di autori latini, la concezione aristotelico-teologica di Dante, la trama del “Fu Mattia Pascal” (di un noto autore “contemporaneo”!), qualche triade dialettica hegeliana (a memoria), o la data dell’incoronazione di Carlo Magno; ma ignorando allegramente la differenza tra il Governo e il Parlamento. Per limitarsi alla storia italiana, la preparazione di uno studente dell’ultimo anno esclude quasi sempre – solo per fare qualche esempio – argomenti come gli anni del miracolo economico, la contestazione studentesca e l’autunno caldo, la stagione delle bombe e delle stragi, per non parlare della P2, di Tangentopoli, della storia delle mafie, del passaggio dalla “prima” alla “seconda Repubblica”, e molto altro ancora.

Mi chiedo: dovendo scegliere se trascurare la Dieta di Worms (1521) o il maxi-processo contro Cosa Nostra (1986-88), quale delle due “inadempienze” è più grave? Cosa preferiamo che non ignorino i nostri ragazzi? Perché di questo si tratta, di scegliere.

Gli illuminati riformatori della scuola italiana hanno deciso di tagliare le ore di storia, mentre contemporaneamente fanno aumentare il numero di alunni per classe e, ipocritamente, prescrivono di non trascurare alcun argomento di rilevanza storica utile a comprendere lo sviluppo della nostra civiltà. Che, tradotto, significa continuare a rovesciare addosso agli studenti – che non a caso nella loro maggioranza considerano la storia una materia mnemonica e noiosa – tonnellate di nozioni relative a un passato remoto o remotissimo, ignorando come al solito la conoscenza e l’analisi critica del mondo attuale.

A me, francamente, ciò appare come un clamoroso fallimento del sistema scolastico, capace solo di riprodurre all’infinito se stesso e i propri contenuti arcaici, inerti, privi di autentica vitalità. Come si spiega altrimenti che non appena si propone agli alunni di affrontare problemi legati alla contemporaneità (la loro, non quella dei loro nonni o bisnonni) si animano, partecipano, si appassionano?

In 27 anni di insegnamento non mi è mai capitato che un genitore si lamentasse perché a scuola non c’era tempo per affrontare, che so, le vicende legate alla “strategia della tensione” negli anni ’70; in compenso, oggi trovo un genitore che si duole perché, con due ore di insegnamento settimanale, decido di non fare studiare a rotta di collo mille anni di storia, ma propongo ai miei studenti di concentrarsi “solo” sugli ultimi 250, per capirli, esplorarli, approfondirli. E’ senz’altro una scelta didattica discutibile e quindi ben venga la discussione; ma inviterei a riflettere se per caso non passi anche da qui la possibilità di introdurre nella nostra scuola un po’ di vigore culturale, di passione etico-civile, restituendole una funzione di stimolo ad un apprendimento critico, anti-enciclopedico, meno meccanico, passivo e finalizzato unicamente al voto .

Soprattutto suggerisco di parlarne con i ragazzi, la cui motivazione allo studio dovrebbe stare a cuore a tutti noi. Anche per aiutarli a diventare dei cittadini accorti e consapevoli.

P.S. Naturalmente mi rendo conto del disagio procurato dal cambiamento del libro di testo e me ne scuso, anche se io stesso ho scoperto la mia assegnazione alla 3B per le ore di storia a inizio anno. Faccio però presente che nel corso del triennio i volumi da acquistare saranno complessivamente due invece di tre e, in tempi di crisi, anche un piccolo risparmio non guasta. Ma ciò ovviamente prescinde dall’oggetto della discussione.

Assente giustificato.

Copio l’articolo di Mario Furlan apparso su “Il Giorno” di venerdì 19 giugno.

“Giovedì prossimo si svolgerà in Tribunale, a Milano, l’udienza di dibattimento contro una ragazza di 17 anni. L’imputazione: rapina. La colpa: avere avuto compassione di quattro astici vivi, agonizzanti sulla ghiaciaia del supermercato Pam di via Olona. E avere cercato di liberarli. Li ha presi in mano ed è uscita di corsa dal supermercato. Dove una guardia l’ha bloccata. E lei è finita in manette.
Lo dico chiaro e tondo, a costo di attirarmi una valanga di critiche e di insulti: questa ragazza ha tutta la mia solidarietà. Perché con il suo gesto ha dimostrato di provare pietà. Di soffrire per le sofferenze di creature viventi che la maggior parte degli uomini considera oggetti. Amiamo (giustamente) i nostri cani e gatti, ma di quasi tutti gli altri animali, anch’essi esseri che provano sentimenti, ce ne frega meno di zero. A chi importa qualcosa delle sofferenze di mucche, cavalli, maiali da carne che vivono e muoiono tra atroci sofferenze? A chi gliene frega dello strazio di visoni, ermellini, cincillà che vengono uccisi per vanità, per farne pellicce? A nessuno. Invece questa ragazza ha provato pietà. E con l’incoscienza e la generosità dei suoi 17 anni ha cercato di salvare quelle quattro vittime.
Anch’io, quando vedo animali maltrattati per legge, sento voglia di fare qualcosa. Lo facevo, da ragazzo. Ho liberato uccelli dalle gabbie e, una volta, cinghiali da un recinto. Se mi avessero beccato sarei finito nei guai. Ma era un istinto irrefrenabile: se non l’avessi fatto mi sarei sentito fuori posto. Non sarei riuscito a dormire, la notte.
Da molti anni non lo faccio più. Perché sono diventato saggio. E vigliacco. Mi dico che un gesto generoso, ma tutto sommato inutile, servirebbe a poco. E mi caccerebbe in un mare di problemi. così ho paura. E lascio perdere. Ma in questo momento mi viene in mente questo racconto: un ragazzo trova sulla spiaggia un sacco di stelle marine, gettate a riva dalla marea. Le raccoglie e le butta in mare. Un vecchio lo deride: ‘sono tantissime, non potrai salvarle tutte!’. E lui, prendendone una e gettandola in acqua: ‘Lo so. Ma per questa posso fare la differenza’. Ecco: la ragazza degli astici ha cercato di fare la differenza. Per questo la ammiro. Perché il suo è stato un gesto coraggioso. E di amore”.

Giovedì non sarò presente alla prova d’esame di Italiano: ho chiesto alla presidente della mia commissione di maturità il permesso di assentarmi per assistere all’udienza finale del processo che vede mia figlia (adesso ha 19 anni) imputata di rapina. Mi scuso con i miei studenti di 5^A, ma sono sicuro che anche loro sanno bene quale sia il posto giusto in cui io debba stare quel giorno.
In bocca al lupo, ragazzi! (…basta che non mi rispondiate: “crepi”!).

Voglio scegliere

Mi piace l’idea del Preside di ricondurre i viaggi scolastici alla loro natura originaria: non attività puramente ludico-ricreative, ma innanzitutto e soprattutto culturali. Piacevoli, anzi molto piacevoli; ma pur sempre attività culturali. E proprio perché gradevoli e stimolanti, da considerarsi tra le proposte più qualificanti di una scuola, da riservare perciò a coloro che si dimostrano in grado di apprezzarle e quindi meritarle. Ovviamente non mi riferisco all’apprezzamento della serata in discoteca o della nottata in albergo, tra corse da una stanza all’altra, uso compulsivo di cellulari, stordimento alcolico-cannabitico; penso alla visita della città, alla scoperta della sua storia, delle sue testimonianza artistiche, della gente che la abita. Sono stufo, arcistufo di trascinare durante il giorno gruppi di studenti svogliati e assonnati, che ritrovano la vitalità solo dopo le dieci di sera, eccitati dalla prospettiva di poter fare, finalmente e liberamente, quello che vogliono, cioè casino. E se le cose stanno così, mi domando, perché quei ragazzi non si auto-organizzano un bel fine-settimana al “Residence Ripamonti”? Oltretutto per le famiglie sarebbe un bel risparmio!
Personalmente sento il peso oppressivo della superficialità e del conformismo che mi circonda e cerco di reagirvi anche attraverso il lavoro che svolgo, ma spesso provo una sensazione di impotenza simile a quella di chi volesse arginare un fiume con le mani. Se poi, oltretutto, mi si chiede di assecondare il disimpegno, allora rispondo no. Rivendico invece la libertà e la responsabilità di scegliere, tra i miei studenti, coloro che meritano la mia disponibilità ad accompagnarli a teatro, ad una conferenza, a una mostra, a un concerto, o a visitare una capitale europea, esattamente come fa il mio collega Riccardo Caldarelli quando seleziona i nominativi di chi parteciperà al torneo di pallavolo o di basket. E se vado a visitare un luogo di sofferenza come un campo di sterminio, non voglio con me ragazzini viziati e annoiati, ma persone capaci di emozionarsi e di chiedersi “perché?”. Lo considero un mio diritto e un mio dovere.

Cominciamo da noi, qui ed ora

L’idea della cogestione, così come viene proposta, non mi piace e non mi interessa. Nel migliore dei casi sarà una cattiva imitazione della scuola, solo con “prof.” peggiori dei soliti prof. e studenti più demotivati dei soliti studenti; l’unica differenza, la composizione delle “classi” e la disposizione dei banchi.
Ma al pessimismo dell’intelligenza che, a quanto leggo, mi accomuna al nostro Preside, voglio associare l’ottimismo della volontà. Prendo in considerazione un tema, quello della devastazione ambientale, e provo a calarlo nella concretezza del nostro microcosmo scolastico; infatti, mi chiedo, che senso ha disquisire sullo stato del pianeta e sulle responsabilità generazionali se io e la comunità in cui vivo non facciamo nulla per invertire il corso delle cose, cominciando a cambiare certe nostre abitudini e incalzando altri perché facciano altrettanto? E allora ecco quattro proposte concrete e attuabili.

1) Organizziamo la raccolta differenziata dei rifiuti all’interno della scuola, nelle aule, nei corridoi, ovunque. Richiediamo i contenitori adatti, anzi pretendiamoli, ma per poi utilizzarli sul serio.
2) Limitiamo gli sprechi energetici: quante volte in classe, in aula prof., negli uffici di segreteria, al bar, in biblioteca sono accese le luci elettriche e magari sono abbassate le tapparelle o le veneziane?
3) Veniamo a scuola in bici o a piedi, lasciando a casa auto e moto. E’ avvilente lo spettacolo delle 8, quando l’ingorgo di fumo e lamiere, fuori e dentro i cancelli, quasi impedisce di camminare e respirare.
4) ripuliamo la discarica a cielo aperto che si è accumulata sul lato est dell’edificio scolastico (e non solo lì) e, soprattutto, evitiamo che si riformi alimentata dal lancio strafottente di lattine, contenitori, cartacce, pacchetti di sigarette, ecc.

E’ un programma minimalista, me ne rendo conto, meno seducente e molto più impegnativo di gruppi di discussione (?) su “musica” o “sesso e disagio giovanile”; ma so che se venisse utilizzata una “cogestione” per progettarlo e metterlo in atto (nel qual caso una mattinata mi sembra più che sufficiente) non solo rappresenterebbe una significativa novità, ma offrirebbe anche il vantaggio di poterne misurare l’utilità e l’efficacia. Il rappresentante degli studenti batta un colpo.
Come le guerre civili sono le più sanguinose, così le battaglie contro se stessi sono le più ardue: si tratta di lottare contro le proprie pigrizie e abitudini, di mettersi in discussione e impegnarsi per modificare comportamenti sbagliati, dannosi o semplicemente conformisti. Credo che, almeno una volta, valga la pena provarci.