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Da Eraclito ad Aristotele: la ricerca della realtà

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume (…)

Così diceva Eraclito, più di duemila anni fa.

Sembra un’affermazione assurda, se non si tiene in considerazione un fattore importante che domina e condiziona la nostra vita in ogni momento: il tempo. Esso implica che ogni nostro istante non sia mai uguale all’altro e che noi non siamo mai gli stessi da un istante all’altro. In ogni momento noi non siamo più quello che eravamo un momento prima, il nostro corpo è cambiato, la nostra mente è cambiata, il nostro pensiero è un altro pensiero che lo si voglia o no. Ciò vale per noi come esseri umani, corpi vivi e mutevoli, ma anche per tutto ciò che ci sta attorno, compresi gli oggetti inanimati come l’acqua di un fiume.

Ne consegue un problema: se qualsiasi cosa intorno a noi cambia e non è più la stessa di prima, come possiamo identificarla con lo stesso nome?

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Panta Rei: tutto scorre

Pánta rhêi hōs potamós: tutto scorre come un fiume.

È un famoso aforisma di Eraclito.

Eraclito nacque a Efeso intorno alla metà del VI secolo a.C. Della sua vita sappiamo quel poco che si può desumere dai frammenti di interpretazione particolarmente difficile (per questo fu soprannominato dagli antichi “l’oscuro”) . Uno fra queste proviene da un frammento del trattato Sulla natura:

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume…

Niente è immobile, ogni cosa muta e si trasforma continuamente. L’elemento che più si presta, proprio per la sua mobilità, a simboleggiare il divenire, è il fuoco. Il fuoco ha la caratteristica di poter trasformare tutte le cose ed esse, viceversa, possono trasformarsi in fuoco. Il fuoco dunque simboleggia il divenire universale. Per Eraclito questo divenire non è casuale e caotico, bensì regolare e ordinato. La realtà quindi era afferrabile e razionale. Il fuoco, possiede i caratteri essenziali della realtà e viene perciò considerato l’arché.

Ma cosa significa davvero?

Tale espressione, per me, può essere interpretata oggi così: non ci si può bagnare nello stesso fiume due volte perché tutto scorre e nulla è stabile, quindi, dato che anche l’acqua scorre e cambia, implica che ogni momento della vita è unico. Eraclito utilizza il fiume come metafora della vita perciò non ci sarà mai uno stesso secondo simile a un altro, perché tutto è diverso.

Un’altra possibile interpretazione è invece quella di Cratilo, discepolo di Eraclito, che porta alle estreme conseguenze la posizione del maestro. Secondo Cratilo tutto scorre via con una rapidità tale per cui diventa impossibile cogliere l’essenza delle cose. La conseguenza paradossale a cui Cratilo arriva è l’impossibilità di nominare le cose, poiché esse, nel momento in cui le nomino, già sono diventate altro. Cratilo pensava, infatti, che non è possibile bagnarsi nelle acque di un fiume nemmeno una volta. Quindi la realtà non può mai essere afferrata e conosciuta dal pensiero.

Estrema, forse troppo, la posizione di Cratilo.

Quindi rimane un problema filosofico di interpretazione.