Al cittadino non far sapere i delitti del potere

I debiti sulle intercettazioni telefoniche, pubblicati sul nostro blog citando Repubblica, saranno presto strumentalizzati per dipingere questo tipo di prove come un costo inutile per lo stato e mettere ancor più a tacere il dissenso in merito alla legge vergogna presentata dal ministro Alfano in materia.

Molteplici indagini riguardanti reati gravissimi si avvalgono di questo strumento: i falsi in bilancio, i crac finanziari, i sequestri di persona, le usure, le truffe, il contrabbando, le rapine, le vicende vallettopoli, calciopoli e molte altre che potrebbero essere meglio esposte da esperti giuristi. Da parte mia vi riporto la testimonianza di un magistrato, che ho avuto l’onore di conoscere personalmente. A questa persona gli italiani devono le indagini sulla clinica Santa Rita (detta anche clinica degli orrori) e i conseguenti procedimenti penali, che hanno accertato come in tale sede siano state praticate operazioni chirurgiche immotivate pur di ottenere minimi introiti. Secondo quanto mi ha riferito le indagini si sarebbero avvalse fin dalle fasi preliminari delle intercettazioni in quanto fin ora concesse in base a ipotesi di reati minori. A nulla varrebbero dunque gli argomenti esposti pubblicamente da Alfano quando aveva asserito che trattandosi nei casi in questione d’omicidio plurimo la futura legge avrebbe consentito le intercettazioni dei p.m. E’ difatti frequente che i crimini più gravi emergano nel corso di procedimenti avviati per reati più lievi. Tanto meno sono fondate le considerazioni di Gasparri, secondo cui potevano costituire materiale probatorio le cartelle cliniche, le quali ovviamente, riportavano voci false non individuabili.
Evidentemente simili disposizioni di legge metterebbero in pericolo vite umane oltre a porsi in contrasto con il naturale interesse dei cittadini onesti di reprimere i reati, e tutelerebbero invece una classe dirigente che non ha gradito le intercettazioni Berlusconi- Saccà. Nonostante l’informazione italiana non si sia occupata di queste ultime, relegandone così la conoscenza ad ambiti ristretti, la loro circolazione ha scosso gli attuali membri del governo i quali si sono subito adoperati per evitare che situazioni di questo tipo possano nuovamente influire sull’opinione pubblica. Appare quindi evidente che per coprire quei delitti che ancora troppi Italiani considerano ombre trascurabili e marginali sulla figura del premier la collettività si troverà a pagare un prezzo troppo alto per passare inosservato.

Per ulteriori informazioni sulle ingannevoli cifre diffuse riguardo alle intercettazioni potete far riferimento agli interventi di Marco Travaglio in merito alla questione, mentre le intercettazioni Berlusconi-Saccà sono disponibili su you tube a questo link http://it.youtube.com/watch?v=ul9FBrdPBcs

3 commenti su “Al cittadino non far sapere i delitti del potere”

  1. però un organo di controllo, non in mano ai politici, potrebbe servire. Dico che le intercettazioni deve essere usate con la giusta dose.

  2. Storico visto che ti avvali della rete non farti incantare quando vengono sbandierate in tv cifre ridcole: Alfano dice addirittura che “gran parte del Paese è sotto controllo”. Assurdo con 45 mila decreti di ascolto all’anno, che valgono per un solo telefono e per 2 settimane(più di 460 solo per Moggi), mentre in italia ci sono 3 milioni di processi all’anno.
    Le intercettazioni non sono troppe: sono quelle che i giudici autorizzano in base alle leggi vigenti, in rapporto all’unico parametro possibile: le notizie di reato. In Italia ci sono troppi reati e delinquenti, non troppe indagini e intercettazioni. L’alto numero di quelle italiane dipende dal fatto che da noi possono effettuarle solo i giudici. Negli altri paesi a intercettare sono soprattutto servizi segreti e polizie varie (in Inghilterra addirittura il servizio ambulanze e gli enti locali), senz’alcun controllo né statistica.

  3. Altra falsità: le intercettazioni andrebbero limitate in nome della privacy, già tutelata dalla legge sulla privacy(1996)che però si ferma là dove iniziano le esigenze della giustizia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *