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FRAMMENTI URBANI

LE LUCI DELLE AUTO
accendono e
spengono
con effimeri riflessi
intermittenti,
l’asfalto lucido e
la ringhiera della
corsia filovie.

Lampioni gialli
brillano
come stelle giganti
oltre i vetri
appannati e gocciolanti
del mio bus.

Lo sciaquìo delle ruote e
il tamburellare
della pioggia
sul tetto
ritmano
il viaggio di
volti mesti ed
umidi.

Un poster della stazione
di Porta Romana
supplica
“Delta:Lasciateci lavorare.”

PRIMA FERMATA

Il motore elettrico comincia a ronzare
sul lungo 15 arancione
fermo al capolinea di Rozzano.
I passeggeri attendono impazienti
nel brusìo,
il conduttore assente.
Una dolce brezza muove le foglie degli alberi
nel caldo, assolato meriggio.

Eccolo finalmente salire
e chiudere di schianto le tante porte.
Un brusco sobbalzo,
e parte il gigante,
con l’usuale
stridìo
di metallo sui binari.

Pali, transenne ed alberi
sfrecciano nel finestrino.
Realtà nuove si susseguono.
Prima fermata.

M.Pigni

Per cominciare

Qualcuno deve pur cominciare.
Per non dar l’idea che si debba essere bravi, comincio io: la critica domestica (la più sincera) dice che i miei pochisssimi versi, scritti nei momenti di ispirazione profonda, fanno veramente schifo. Dunque…

Rime
Di corvée è questo il giorno
e mondar devo carote
non mi sto a guardare intorno
ma mi sento un don Quijote
il coltello stringo in man ben fiero
arrendetevi, radici, al mio impero.

Tra i fornelli non ho crucci
sbuccio ben molte patate
che nemmeno il gran Carducci
n’ha si buone mai mangiate.
Tra padelle e polpettoni,
mio maestro sia il Tassoni.

E se altro ho da fare
e la camera da letto
devo ancora rassettare
o pulire il gabinetto,
lieto volo col pensiero
anche nel Celeste Impero.

Sbatto bene il materasso
metto nuova biancheria
e del buon Torquato Tasso
la mia sorte sia men ria.
La mia mente vo’ innalzare
e con l’arte via volare.

Angelo Paganini