Il Vangelo secondo Precario

mi è capitato di vedere questo lungometraggio sulla realtà del lavoro
dei giovani..
Non sembra un film destinato ai giovani… Voglio dire.. Loro la
conoscono molto bene la situazione.. La vivono!
Forse potrebbe essere formativo per gli studenti e gli adolescenti, in
quanto potrebbe mostrare loro che la realtà che li aspetta è
“leggermente” diversa dai modelli di successo che vengono propinati
dalla televisione: ballerini, cantanti, calciatori, ragazzi spensierati
sempre abbronzati che passano il tempo in barca o agli aperitivi nei
locali trendy…

Si, perchè lo stato di fatto non lascia spazio ad equivoci:
– PIL nullo, il che significa che l’Italia non produce
– Fondi destinati alla ricerca pari a solo 1% del PIL, il che significa
che perdiamo competitività sulle nuove tecnologie.

Proprio oggi, nel suo discorso per il 1? Maggio, il Presidente Carlo
Azeglio Ciampi esorta la nazione a lavorare unita per risollevare il
livello competitivo dell’Italia, attualmente inferiore rispetto la
media dell’Europa, degli Stati Uniti e dell’Asia… Cosa manca mi
domando? Africa, America latina, Marte, Giove e Venere???

E’ possibile che a ragazzi addirittura laureati si chieda di fare un
“corso di formazione” prima di essere assunti? E che, poi, spesso i
corsi non diano seguito ad assunzione certa ma a stage non retribuiti?

Da qui il dubbio che, come mostrato in una recente puntata di Ballarò,
pare diventare certezza, che molti corsi non sono altro che un business
per speculare sui fondi destinati dall’Europa alle regioni.

E che dire delle agenzie interinali, dove chi fa la selezione del
personale è spesso una stagista senza contratto alla prima esperienza
lavorativa?

E, purtroppo, sempre più aziende si servono delle agenzie interinali.

Se è vero che un constratto precario costa meno all’azienda, è anche
vero che un’azienda che non intende assumere a tempo indeterminato fa
trasparire una situazione patologica del tessuto produttivo italiano.

perchè se non c’è assunzione a tempo indeterminato significa che non
c’è investimento a lungo termine sulla risorsa umana, non c’è
progettazione di un percorso di crescita e specializzazione.

La sensazione è che non basti rinormare la legge sul lavoro.
L’intervento deve essere più profondo e strutturale.

Davide Currò

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