DIALOGO DEI MASSIMI SISTEMI

Nel filmato, un momento dell’appassionata e serrata discussione nell’assemblea degli studenti del liceo scientifico. All’ordine del giorno, la riflessione sui più sentiti e drammatici problemi del momento, da approfondire nelle giornate di cogestione.

http://it.youtube.com/watch?v=Hb7pP-gnIdc

Non era l’assemblea: per cortesia si leggano anche i commenti, che contengono le necessarie rettifiche.

Muore lentamente…

Buonasera a tutti…
Scrivo su questo blog perché voglio condividere questo bellissimo video estrapolato dalla trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio. Il video in questione altro non è che una rivisitazione fatta da Luciana Littizzetto sulla celebre nonché bellissima poesia di Pablo Neruda “lentamente muore”.
La domanda sorge (più o meno) spontanea: perché quel metro e quaranta di donna storpia di punto una poesia come questa?
E’ presto detto! Tutto è nato da un discorso pronunciato in Parlamento da quel bravo e onest’uomo che è Clementino Mascella (manteniamo l’anonimato), in cui l’ex guardasigilli conclude leggendo la poesia di Neruda.
Che dire? Questo video dimostra che la differenza tra un comico e un politico è veramente minima…
http://it.youtube.com/watch?v=PbwrM6vOXfM

Piccoli dei

Ammettiamolo, ci sono dei prof che, chiusa la porta della loro classe, si sentono inferiori soltanto a Dio e forse neanche lui perché, dicono, non c’è.
E come Dio vogliono fare: «Plasmiamo l’alunno a nostra immagine e somiglianza».
Vorrebbero riconoscere la loro immagine nel volto di ogni studente. Per fortuna non sempre ci riescono.

il prof vede la sua immagine riflessa negli alunni - vignetta di Chiara Losacco

Ad altri piace giocare al Giudizio Universale. Sono forse i più pericolosi. Guardano dall’alto gli studenti e sono pronti a dividere le pecore dai capri. Ma anche le pecore non devono sentirsi troppo sicure. A questi, ahimè, il gioco vien bene: riescono persino a far credere di essere bravi.

il prof giudice universale - vignetta di Chiara Losacco

Per non dimenticare

Eccoci arrivati ad Auschwitz: ad accoglierci una nebbia fitta e densa, presagio di un’esperienza che ci avrebbe segnato la vita.

Ingresso nel campo Auschwitz 1 - Cancello con la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi)

Binari grigi, filo spinato ovunque e tutto intorno a noi baracche, testimoni di un genocidio inspiegabile e senza senso. La terra, dimora di molte vittime, sembra fremere e urlare di dolore sotto i nostri piedi mentre nei nostri cuori solo rabbia.

il reticolato - alta tensione
Binario a Birkenau

Non potremo mai scordare quelle foto appese nel museo: sguardi attoniti e impauriti ci scrutano dalle piccole cornici, fredde che chiedono di essere ricordate.
Guardando attorno le descrizioni di Primo Levi sembrano prendere vita.
E’ difficile non immaginare uomini, donne e bambini, ormai diventati numeri, girare per il campo immenso in balia del gelo che immobilizza gli arti, incapaci di far scendere sul loro viso anche solo una lacrima.
I camini dei forni crematori sembrano ancora fumare insaziabili.

Forni crematori ad Auscwitz 1

Molti sono gli stagni dove, a distanza di mezzo secolo, galleggiano frammenti di ossa umane. Nelle teche ci sono oggetti di tutti i generi muti e immobili ma allo stesso tempo intrinsechi di una straordinaria carica emotiva. Capelli, tutine di bambini ormai consunte, occhiali deformi e scarpe logore giacciono inermi davanti ai nostri occhi increduli.

Bambola rotta in una teca del museo di Auschwitz

Ci ritroviamo in un corridoio freddo, umido, contaminato dalla muffa invadente e davanti a noi si ergono delle celle, alcune anche di infime dimensioni, dimentiche della luce del sole dove molti prigionieri (tra cui anche il celebre Padre Kolbe) hanno trovato la morte abbandonati a se stessi.
Custoditi qua e là vi sono anche autentici documenti tedeschi compilati minuziosamente e machiavellicamente, partecipi e collaboratori di un piano spietato.

Barattoli vuoti del gas Zyklon B

Imponenti si ergono alcuni Blocks dove dottori malati compivano crudeli esperimenti su corpi innocenti. A testimoniare ciò la foto di un bambino di appena due anni: occhi persi, spauriti e un corpo che di umano ha ben poco.

Piccola vittima degli esperimenti del dottor Josef  Mengele, il “dottor morte” di Auschwitz

Infine più di 600 persone hanno acceso una candela in onore di quelle vittime che per giorni, mesi o addirittura anni sono state costrette a vivere un incubo da cui era impossibile evadere; che ogni mattina lottavano per far sì che la loro speranza di essere liberi non potesse rimanere un flebile sogno.
Ogni nostra singola fiammella sia quindi testimonianza giorno per giorno di questo triste capitolo della storia che coinvolse l’intera umanità.

Carla Diani e Stefano Lenzi

Albano che si permette di schiaffeggiare una ragazza

Alessandro Zangara

Premessa: mi sono rotto di parlare di auto o cogestione, quindi parliamo di qualcosa che mi ha lasciato allibito!

MA SECONDO VOI E’ NORMALE UNA COSA DEL GENERE?!

NO PERCHE’ IERI SERA MIA MAMMA GLI DAVA RAGIONE, E ANCHE CERTI MIEI CONOSCENTI.

ORA, IO DICO, OK, LA RAGAZZA HA FATTO UNO SCHERZO DI DUBBIO GUSTO, MA CHI E’ LUI PER FARE UNA COSA DEL GENERE?!

MA SIAMO TORNATI AL MEDIOEVO?!

PIUTTOSTO AVREBBE DOVUTO MENARE LA LECCISO QUANDO CE N’ERA BISOGNO.

SI DOVREBBE SOLO VERGOGNARE, SOPRATTUTTO QUANDO HA LA FACCIA TOSTA DI DIRE CHE LO HA FATTO PERCHE’ C’ERANO DEI BAMBINI A SEGUIRE LA SCENA: E ALLORA COSA FAI?!

TIRI UNO SCHIAFFO?!

BELL’ESEMPIO DATO AD UN BAMBINO QUESTO, CARO IL MIO ALBANO DI STA CIPPA!

IN CONCLUSIONE, VERGOGNA!!!

Ok lo so, non sono questi i problemi dell’ Italia, però credo che questo sia un mal costume diffuso, chi, per non si sa quale ragione, crede di avere più importanza o rilievo degli altri, si permette di fare cose che da una persona normale (perchè poi?) non ci si aspetterebbe, ma che invece da gente del genere sono fatte con una tranquillità disarmante.
Era per cambiare argomento.

http://it.youtube.com/watch?v=JWpWbJy8580

Doppio Sogno

Alba.

Stretto a te.

Il?tempo pietrificato

come se Medusa, sì,

proprio Lei in divinità,

fosse stata colta

all’ improvviso dai Nostri

sguardi complici.

Lei e il tempo confusi

dal Nostro incontro

più di Noi stessi.

Un sogno.

?

Alba.

Ti cerco, invano.

Bramo il tuo essere,

così mi alzo.

Mi affaccio alla finestra.

Scruto il traffico mattutino.

Milano è ancora assopita.

Poi intravedo la tua figura,

agile e felina.

Porti con te delle

brioches calde.

Sali rapida le scale,

entri in casa

e mi baci.

Doppio sogno.

?

Luca? Palma.