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“A modest proposal” per il viaggio d’istruzione della 5BS

Pensavo ad un ragionevole compromesso tra l’interesse degli studenti per la città di Berlino e l’esigenza di valorizzare il percorso CLIL di Storia in Inglese. So che in alcune scuole hanno ricevuto un’ottima impressione sul livello di preparazione e approfondimento delle guide locali di Berlino su percorsi tematici (ad esempio sugli ‘antimonumenti’ della shoà).

Invece di scegliere una guida parlante italiano, si potrebbe richiedere che la guida tenga le spiegazioni e interagisca con gli studenti in Inglese. In fondo è questo lo spirito del CLIL: non l’Inglese ‘impeccabile’ dei madrelingua, ma l’inglese come lingua veicolare, per intendersi e abbattere le barriere comunicative, accedendo ad altri orizzonti culturali, punti di vista ed esperienze storiche. Personalmente, mi è capitato di riuscire a comunicare in questo modo con giovani guide locali a Varsavia e a Praga: con il polacco o il ceco sarebbe stato per me impossibile, invece l’Inglese riesce a fare questo piccolo miracolo… Se volete mi posso interessare sui canali da seguire per avere delle brave guide (anglofone) di Berlino. 

Best regards!

Perdere il filo della Storia

Della scuola, i genitori scoprono le cose un po’ alla volta. A giugno, come è stato valutato il lavoro dei figli; a luglio, quali saranno i libri di testo. Solo a settembre, con l’avvio delle lezioni, quali saranno gli insegnanti. E può anche capitare di scoprire, dagli insegnanti appunto, che i libri (adottati e pubblicati sul sito scolastico) non verranno utilizzati. Motivo: si salta a piè pari il programma previsto normalmente per un anno di corso e si passa direttamente a quello successivo.

 Metto le carte in tavola: si tratta dell’idea di articolare il programma di Storia del triennio a partire dal Settecento. Lo scopo, dichiarato e in sé condivisibile, è quello di trattare con maggior ampiezza e grado di approfondimento la Storia recente.

 Il Presidente del Consiglio Monti (riferendosi nel suo caso allo Statuto dei Lavoratori), diceva che talvolta con l’intenzione di tutelare degli interessi si finisce invece per danneggiarli. L a sua dichiarazione non è stata accolta con simpatia; temo che lo stesso possa accadere anche al sottoscritto, visto che sto per dire cose simili, ma non mi pare giusto, come diceva Lutero a Worms, mettere a tacere la propria coscienza.

 Ecco, appunto, Lutero. Incominciare con il Settecento significa escludere settecento anni di Storia europea (dal momento che, secondo i nuovi programmi, l’insegnamento della Storia nel secondo biennio dei Licei dovrebbe prendere le mosse dal sec. XI). In questi settecento anni si colloca per esempio anche la Riforma protestante. Più in generale, vi si trovano: “i diversi aspetti della rinascita dell’XI secolo; i poteri universali (Papato e Impero), comuni e monarchie; la Chiesa e i movimenti religiosi; società ed economia nell’Europa basso medievale; la crisi dei poteri universali e l’avvento delle monarchie territoriali e delle Signorie; le scoperte geografiche e le loro conseguenze; la definitiva crisi dell’unita religiosa dell’Europa; la costruzione degli stati moderni e l’assolutismo; lo sviluppo dell’economia fino alla rivoluzione industriale; le rivoluzioni politiche [inglesi] del Seicento”. Cito tra virgolette, perché si tratta delle “Indicazioni nazionali riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento” per i Licei, il documento prodotto nel contesto della recente riforma della Scuola Secondaria e che dovrebbe costituire “l’intelaiatura sulla quale le istituzioni scolastiche disegnano il proprio Piano dell’offerta formativa” e “i docenti costruiscono i propri percorsi didattici”.

Nelle Indicazioni nazionali, circa i temi elencati sopra, si dice che “non potranno essere tralasciati”.

 Certamente la riforma ha anche i suoi aspetti irritanti di incongruenza: mentre prescrive di “non tralasciare” questo e quello, riduce le ore di Storia nel quinto anno. Tuttavia, per quanto irritati, ci sentiamo davvero di sostenere che la storia delle autonomie comunali, le scoperte geografiche, Riforma e Controriforma, l’organizzazione e le giustificazioni teoriche dello Stato assoluto sono argomenti che i ragazzi possono anche fare a meno di conoscere? E se non li spiega il docente di Storia chi lo farà al suo posto? Forse il professore di Italiano, che anche lui (o lei) subisce i disgraziati tagli di orario, dovrà, mentre spiega Dante, fornire anche tutte le informazioni del caso sulla Firenze della fine del ‘200, su guelfi e ghibellini, sul priorato e su Giano della Bella, su Bonifacio VIII, ecc.? E poi, quando i ragazzi studieranno il Barocco in Arte o Tasso in Letteratura Italiana e si imbatteranno in espressioni come “il clima culturale della Controriforma”, come se la caveranno per capirci qualcosa? Chi insegna Arte ha diritto di concentrarsi sull’analisi della produzione artistica, presupponendo che il contesto storico sia stato chiarito dal docente a cui è affidato.

 Dal momento inoltre che questa distribuzione del programma viene proposta come sperimentazione, aggiungerei che le sperimentazioni dovrebbero essere dichiarate in anticipo alle famiglie, per consentire loro di scegliere.

 Concludo con una citazione dal P.O.F. 2012-2013: “Pur riconoscendo la specificità dei singoli indirizzi, in tutti i corsi di studio i docenti perseguono i seguenti obiettivi didattici comuni:

– fornire una buona cultura generale e dare una visione organica [!] dello svolgimento della civiltà” (pag. 6)

 Spero di aprire un proficuo dibattito

 Cordialmente

 Un genitore