Collettivo

Ragazzi, questo venerdì (il 20) ci incontriamo per il Collettivo del Liceo.
TASSATIVA la presenza di chi vuole fare il capogruppo. Inutile dire che se questa volta non ci sarà nessuno, la cogestione salterà anche per il liceo.

Solito orario, dalle 14.30 fino a quando potete..

Scusate il tono minaccioso, ma non voglio che salti, vi avevamo promesso di farla, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto. Appenderemo qualche foglio in giro per il liceo per avvertire anche chi non frequenta il Blog. Voi iniziate a spargere la voce comunque..

Ragazzo del 2009

Ciao a tutti 🙂

Mi è appena arrivata la solita mail dal Blog di Beppe Grillo con scritto il post del giorno.. E quello di oggi mi ha colpito molto! Mi sembrava carino incollarlo qua sul blog della Scuola, in modo tale che lo possano leggere tutti quelli interessati. Eccolo a voi:

“Caro ragazzo, cara ragazza del 2009,
sono un ex ragazzo degli anni ’60, mi chiamo Beppe Grillo, ho sessant’anni. Faccio parte della generazione che ti ha fottuto. Il tuo futuro è senza pensione, senza TFR, senza lavoro. Il tuo presente è nelle mani di vecchi incartapecoriti, imbellettati, finti giovani. Quando ero bambino l’aria e l’acqua erano pulite, il traffico era limitato, la mia famiglia non faceva debiti e tornavo a scuola da solo a piedi. Non c’erano scorte padane e neppure criminali stranieri in libertà. I condannati per mafia non diventavano senatori.
Le stragi di Stato non erano iniziate, Piazza Fontana a Milano era solo un posto in cui passavano i tram. Le imprese erano gestite da imprenditori. E’ strano dirlo ora, ma c’erano persone che investivano il loro denaro per sviluppare le aziende. E manager che vedevano lontano. Enrico Mattei dell’ENI, ucciso in un attentato, Adriano Olivetti, Mondadori, Ferrari, Borghi e cento altri che non ricordo. Intorno alle città c’erano i prati e non i cimiteri di cemento che chiamano unità residenziali. La bottiglia di latte la riportavo al lattaio e non costruivano inceneritori. La televisione era un servizio pubblico in cui lavoravano anche veri giornalisti come Enzo Biagi, e con solo un quarto d’ora di pubblicità al giorno. Quando si parlava si usava il tempo futuro. Il presente e soprattutto il passato erano verbi di complemento. I giardini pubblici erano puliti e sui marciapiedi si camminava senza doversi destreggiare tra le macchine parcheggiate. Le persone erano più gentili, spesso sorridevano. Sul Corriere della Sera scrivevano Montanelli, Buzzati e Pasolini.
I genitori sapevano che i loro figli avrebbero avuto un futuro migliore. Solo dal punto di vista economico, ma questo non potevano prevederlo. I fiumi erano puliti e si poteva fare il bagno nel fine settimana che non si chiamava ancora week end. L’unico problema era rappresentato dagli imprendibili tafani. Le spiagge erano libere e il mare quasi sempre verde azzurro. La P2 era una variabile al quadrato e non ancora l’antistato progettato da Cefis. Gelli non aveva arruolato il novizio Berlusconi con la tessera 1816. L’Italia era una e indivisibile e Bossi studiava alla scuola per corrispondenza Radio Elettra. Si lavorava duro, ma si poteva risparmiare e la pensione era un approdo sicuro. Era un piccolo Eden, ora perduto. Non sapevamo di averlo. Molti lo disprezzavano. Negli ultimi sessant’anni abbiamo avuto uno sviluppo senza progresso. E ora non ci resta neppure lo sviluppo.
Le generazioni che ti hanno preceduto meriterebbero un processo da parte tua, caro ragazzo e cara ragazza. Sono colpevoli di averti rubato il futuro. Loro vivono nel presente con la seconda casa, le pensioni senza base contributiva. Loro ti governano. L’Italia ha la coppia di cariche dello Stato Presidente/Primo ministro più vecchia del mondo. Loro usano la Polizia contro gli studenti e i precari. Loro hanno ucciso la democrazia e le aziende come Tronchetti e Geronzi, i brizzolati di successo.
Caro ragazzo e cara ragazza, non potete più stare a guardare, la vita vi scivola tra le mani. Voi, invece di lasciarla scivolare, trattenetela. Io non sono in grado di dare lezioni a nessuno. Ho fatto troppi sbagli e sono troppo vecchio (anche se non dimostro i miei anni, belin). Ma ho vissuto un tempo più bello, più vero, più colorato, più umano. E so che è possibile anche per voi.
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.” Beppe Grillo

LETTERA DI UN ASTICE AD UN GIUDICE

Gli animali sono oggetti, liberarli è una rapina…

Questa è la storia dell’incontro fra una cena e una persona.
L’11 ottobre 2007, sulla ghiacciaia del pam di via Olona di Milano, sotto gli occhi di tutti, qualcuno agonizzava. Agonizzava da giorni. Il corpo gelato, i sensi annebbiati dal freddo. Agonizzava senza sapere perchè. Agonizzava e aveva paura.
Sdraiata su una ghiacciaia, una cena conosceva il terrore, il dolore, la nostalgia… Quella cena, in silenzio, urlava… Quella cena che sognava il mare…
Un continuo rumore copriva quel grido silenzioso e disperato, rendendo quel qualcuno cena silenziosa.
Ma ascoltando per un attimo il silenzio, era impossibile sottrarsi alle urla insascoltate una cena, che in silenzio piangeva.
Quel giorno, una cena e una persona si guardavano e si ascoltavano. E poi correvano, insieme, verso il sogno di chi era nato astice ed era stato trasformato in cena. Verso il sogno di chi, sognando, piangeva.

Ma una ragazza ora correva fuori da un supermercato con in mano una cena!
L’uomo saltava giù dal camion e bloccava quella ladra di cene costosissime. Chiamava la polizia, per fermare definitivamente quella criminale.

Quella sera, mentre una ladra veniva arrestata per rapina, una cena cuoceva…

In p.zza Cadorna, alle 13,00 del 5 marzo, in occasione di un’udienza del processo per rapina, ha avuto luogo un presidio, per urlare che un animale non è una cena e che una liberazione non è una rapina.
l’ultima udienza è stata fissata per il 25 giugno. in quell’occasione l’imputata leggerà in tribunale la lettera di rivendicazione che incolliamo qui sotto.

LETTERA DI UN ASTICE AD UN GIUDICE

UNO DEI MILIONI… PROPRIO UNO… PROPRIO LUI…
Immaginate per un attimo di essere sdraiati in una scatola di vetro, a pancia in giù sul ghiaccio, con mani e piedi legati e un pezzo di nastro adesivo sulla bocca. E’ ormai una giornata che siete in quella posizione, o forse cinque minuti, in effetti vi è difficile dirlo con precisione. siete legati in mezzo a centinaia di giganteschi pacchetti di tetrapack, sacchetti di plastica, bottiglie di lemonsoda, elastici e spazzole per capelli. centinaia di persone si muovono intorno a voi. vi guardano, ma sembrano non vedervi, prese a saltare da uno scaffale all’altro, come tutte spinte da uno stesso impulso perverso a voi sconosciuto. quante ore, o giorni, o minuti saranno passati?

Continua la lettura di LETTERA DI UN ASTICE AD UN GIUDICE

“Obama no drama”

Anche Barack Obama, che ha 47 anni e che ha sempre fatto dell’approccio rilassato ai problemi uno degli elementi di base della sua campagna (il famoso ‘Obama no-drama’), prende atto della crisi e prospetta manovre rapide e decise.

Le agenzie titolano:

OBAMA: “CIFRE DISOCCUPAZIONE SBALORDITIVE”. A Febbraio negli USA in fumo 651.000 posti, tasso di disoccupazione all’8,1%, ai massimi da 25 anni.

Contestualmente sulla situazione in Italia:

(CENTRO-DESTRA)
BERLUSCONI: “NON BISOGNA DRAMMATIZZARE LA CRISI”.

(CENTRO-SINISTRA)
FRANCESCHINI, leader del PD, ha le idee chiare: “assegno di disoccupazione”.

E’ interessante notare come Berlusconi abbracci la filosofia “no drama” di Obama proprio quando lo stesso Obama sembra derogarvi e Franceschini, neo leader del PD con origini DC, avanzi una soluzione di tipo assistenzialista giudicata da alcuni come una proposta last-minute, specialità che il centro-sinistra ha sempre attribuito al centro-destra.

Ma non drammatizziamo. “No drama”…. per l’appunto…

affezionatamente,
Davide Currò
www.davidecurro.it

WORLDWIDE DANCENIGHT

Ciao, volevo segnalare che per questo venerdì 6 marzo 2009? è stata organizzata una festa con musica a Rozzano presso lo Spazio Aurora.

Il costo è di 6 euro e comprende un buffet oltre alla musica.

start at 21.30:

live show BRAVI?RAGAZZI (rock crossover)

dj set FOPPA30MASSIVE (reggae dancehall)

VEN 6 MARZO – BRAVI RAGAZZI LIVE @ SPAZIO AURORA

Ciao a tutti, vi segnalo il nostro prossimo concerto, Venerdì 6 Marzo allo Spazio Aurora a partire dalle ore 22 (via Cavour, Rozzano…insomma, a uno sputo dall’Istituto Calvino per chi non lo sapesse!). In apertura, MIR & THE JURASSIC TRIO.

Per tutti quelli a cui piace il rap, ma non disdegnano il rock e per tutti i rocchettari in generale!

…si, il giorno dopo c’è scuola, però vale la pena di fare le ore piccole ogni tanto!

BRAVI RAGAZZI su MySpace.com

Notizie incoraggianti per chi NON ha voglia di lavorare.

17 Febbraio 2009
UNIONE EUROPEA: secondo le stime della commissione sono 3,5 MILIONI i posti di lavoro a rischio solo nel 2009.

2 Marzo 2009
BORSE: EUROPA AI MINIMI DAL 2003 – le piazze europee bruciano quasi 200 MILIARI DI EURO

Cari studenti, diversamente da quanto raccomandato dai vostri professori, io vi suggerirei di non sforzarvi troppo a studiare, a diplomarvi, magari a laurearvi.

A quanto pare il profilo professionale più richiesto sarà quello del *disoccupato*.

Fate bene, inoltre, anche a disinteressarvi di politica, di economia, dei fenomeni sociali.

Gli unici fenomeni degni di nota sono quelli del calcio e del Grande Fratello…

Carpe diem! (“con una carpa al giorno si può campare”)

affezionatamente,
Davide Currò
www.davidecurro.it
www.rozzano.info

PRESIDE O SINDACO? TUTT’E DUE!

pita spesso che genitori, colleghi e studenti beneauguranti mi esternino anticipatamente il loro dispiacere, perché la mia elezione a Sindaco comporterebbe secondo loro il mio abbandono della presidenza del “Calvino”.

Desidero smentire questa ipotesi, contro la quale militano svariate argomentazioni.

In primo luogo, non intendo affatto privarmi del piacere di lavorare nella mia scuola: “mia” non perché io ne sia il proprietario, ma perché le ho dedicato tutto il mio impegno e la mia passione, ricercando pazientemente e costantemente la migliore interpretazione possibile del delicatissimo ruolo che deve ricoprire il preside di una scuola superiore collocata a Rozzano: la cui missione è quella di rispondere contemporaneamente a bisogni di inclusione sociale e a esigenze di crescita culturale della comunità cittadina. Scuola che accoglie ma scuola seria e impegnativa: un’equazione un po’ difficile da risolvere. Non ho la presunzione di essere l’unico a poter fare questo lavoro, ma penso di non doverlo, per ora, abbandonare.

In secondo luogo, in questi otto anni di lavoro ho cercato sempre di fare gioco di squadra, sia perché questo è l’unico modo per gestire con efficienza realtà complesse, sia perché sono convinto che il fine ultimo di un preside debba essere quello di far sì che la scuola sappia camminare sulle proprie gambe e sopravviva anche senza di lui. I risultati di questo lavoro oggi si vedono: c’è uno staff di collaboratori che lavora con me in perfetta sintonia, ci sono organi collegiali che lavorano in armonia ed esprimono un buon grado di efficienza, ci sono relazioni sindacali corrette con una chiara distinzione dei ruoli e delle resonsabilità, c’è un’amministrazione che da anni lavora con procedure certificate, godendo di autonomia e beneficiando di una direzione amministrativa di alto livello professionale.

Pur non essendo particolarmente modesto, non mi ritengo un uomo della Provvidenza e mi ispiro sempre alla finalità dell’educatore, il cui fine ultimo è far sì che la persona in formazione possa a un certo punto fare a meno di lui.

Terzo punto: se Rozzano mi vorrà sindaco, intendo adottare lo stesso criterio. Il governo di una città è incomparabilmente più articolato e somplesso rispetto alla gestione di una scuola, ma il metodo deve essere lo stesso: non serve un uomo solo al comando, ma una squadra di governo (la giunta comunale) i cui membri adottino le loro autonome determinazioni in sintonia con il “capo” e soprattutto con gli indirizzi espressi dal consiglio comunale. E la struttura amministrativa, la “macchina”, deve recuperare autonomia e soprattutto responsabilità, avere uno spazio suo, ben distinto dalla politica.

Quarto: ci sono sindaci, anche di città non secondarie, che sono contemporaneamente deputati: non so se il paragone calzi perfettamente, ma se ci riesce un onorevole ad amministrare il comune stando a Roma tutte le settimane, non vedo perché non dovrebbe riuscirci il preside di una scuola che sta nella stessa sede.

Infine, ciò che più conta è il piacere di stare a scuola, di cui non voglio privarmi. Stare fra i giovani e lavorare per loro è la mia vita: a questo (e allo stipendio) rinuncerei solo se vedessi che il progetto che ho descritto è troppo difficile da realizzare. Ma sono convinto che non sia così.

Il Resto del Calvino n.2 – TUTTI FACEBOOK

Ci tengo a riportare anche qui sul blog della scuola l’articolo “Tutti Facebook” uscito in ultima pagina sul secondo numero del giornalino scolastico e da me scritto. perché? perché non so chi della redazione ha pensato bene di tagliare alcune frasi del testo originale, facendo saltare fuori un articolo che in un paio di punti non fila e dove ci sono due pezzi non collegati tra loro. Dato che nell’originale il discorso fila che è una meraviglia, lo copio tutto, senza inutili modifiche, qui. Se poi quelli della redazione ritengono necessario tagliare delle parti di qualche articolo che si scrive per il giornalino per motivi di spazio non c’è problema. Solo che poi andrebbe riletto tutto il testo e si dovrebbe vedere se ha ancora senso, e se così non è, si può rivedere un attimino l’impaginazione. perchè riservare metà pagina a un quadrato con 5 cerchi per far vedere come è fatto un campo di hockey, e far terminare l’articolo stesso alla pagina successiva magari è un pò troppo. perchè l’idea di scrivere il titolo enorme, lasciare spazi bianchi sopra e sotto questo, mettere in ogni pagina un riquadro che toglie ulteriore spazio magari non è una grandissima idea. Già il formato è piccolo, se poi si fa di tutto per togliere altro spazio…
Comunque dicevo… ecco l’articolo originale, riveduto e corretto anche dalla prof. Longhi (più di così che volete??)…

TUTTI FACEBOOK

Adesso che su Facebook c’è anche il preside, il social network più utilizzato al mondo è veramente completo. Per chi non è pratico del campo, offro solo un rapido identikit dell’argomento: Facebook (letteralmente, faccia-libro, o meglio, il libro delle facce) è uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati al mondo. E pensare che nel 2004, l’allora 19enne Mark Zuckerberg (il genio fondatore del network) decise di creare un sistema online per poter rimanere in contatto con i compagni dell’università di Harvard al termine degli studi: evidentemente, la cara mail non gli bastava. Bene, sono passati 5 anni e Facebook conta la bellezza di 175 milioni (leggasi centosettantacinque milioni) di utenti iscritti attivi: dubito che tutta questa bella gente collegata da ogni parte del mondo sia stata compagna di classe di Mark. O almeno, io questo ragazzotto (che è oggi il più ricco under-25 del pianeta Terra) non l’ho mai avuto come vicino di banco. Dicevamo del numero impressionante di iscritti: ben il 15% del totale accede dall’Italia, il 30% dagli Stati Uniti d’America e c’è anche un dignitoso 3% della Groenlandia. Ma come funziona in pratica Facebook? Che cos’ha di così irresistibile da attrarre così tante persone? Sostanzialmente, neanche più di tanto di un comune sito internet, forum o blog, scegliete voi. É la moda del momento, e il caro Mark ci campa su. Che sia popolare l’avrete ormai capito: basta aggiungere solo che Chris Brown, dopo aver picchiato a sangue la fidanzata Rihanna settimana scorsa (chissà se davvero con un “umbrella” come dice qualcuno), ha cambiato il suo “stato sentimentale” da “in una relazione” a “single”, per farvi capire che è anche abbastanza divertente. Se decidete di iscrivervi dovete semplicemente inserire nei classici campi nome, cognome, indirizzo mail, residenza i vostri dati (ormai è quotidiana routine qualunque cosa si faccia), accettare le condizioni scritte in quei minuscoli box su decine e decine di righe che secondo me mai nessuno ha letto, e il gioco è fatto. Facebook è totalmente a vostra disposizione, o meglio, voi siete completamente a disposizione di questo. Mi spiego: se qualcuno avesse letto casualmente le condizioni di cui parlavo poco fa, avrebbe notato che da qualche giorno a questa parte sono sparite alcune semplici parole, che suonavano più o meno così: “Puoi rimuovere i tuoi contenuti dal sito in ogni momento, e se decidi di rimuoverli, la licenza scadrà automaticamente”. In poche parole, se ti stufavi del giochino potevi liberartene quando volevi, una roba usa e getta diciamo. Oggi non è più così: “Facebook d’ora in poi si appropria dei contenuti degli utenti. E ne può fare ciò che vuole. Per sempre. Anche quando le persone volessero rimuoverli”. Non è un nuovo padrone della Terra e non finirà con l’ucciderci tutti, tranquilli. Anche perché le parole minacciose non provengono direttamente dalla bocca o dalle manine fatate di Mark, quindi pericolo scampato. Altrimenti sarebbero scattate subito denunce su denunce e ciao ciao al simpatico passatempo. Semplicemente, esistono delle opzioni che permettono o meno, di condividere i contenuti caricati (foto, video, commenti e “tag”) con determinate persone, che possono essere solo i tuoi amici virtuali, gli amici degli amici, oppure tutti i 175 milioni di cui sopra. Per fare un esempio, se modifico il mio status scrivendo “Marco oggi non ha voglia di studiare per l’interrogazione”, tutti i miei amici possono leggerlo, preside, Veltroni, Paul Baccaglini, Bagatta e Chris Bosh compresi (senza dimenticarci di Mark, che come un narratore onnisciente può sapere tutto di tutti). Se invece carico delle foto private o voglio creare un gruppo intestato a qualcuno (anche a me stesso o a un professore, perché no!) posso decidere a chi mostrare le immagini e chi invitare nel gruppo. In questo caso, l’unico estraneo che può buttarci l’occhio e magari farsi 4 risate è sempre lui, il genio di Facebook.

Marco Paolini

PS: chiedo scusa a tutti i miei compagni di classe se oggi, dopo che ho notato le imprecisioni sull’articolo, ho sfasato per un paio d’ore…

FINALMENTE APRE IL CANTIERE!

Ieri mattina la Ditta vincitrice della gara d’appalto per la realizzazione dell’ampliamento del corpo est dell’edificio scolastico di via Guido Rossa ha iniziato a lavorare. Nei prossimi giorni verrà delimitata e recintata l’area del cantiere, dopo di che si darà inizio allo scavo delle fondamenta. I lavori dureranno circa 14 mesi: quindi il 2009/2010 sarà presumibilmente l’ultimo anno in cui utilizzeremo i locali della succursale.
L’ampliamento è un obiettivo a cui abbiamo lavorato fin dal mese di marzo 2002, quando presentai all’Amministrazione Provinciale i dati previsionali sull’incremento della popolazione scolastica, che già sotto la presidenza dell’amico Antonio Arrigoni, primo preside dell’autonomia di Rozzano, aveva manifestato un “trend” di sviluppo, chiaramente leggibile nei dati raccolti da Sergio Cappellini e Lorenza Marchesini nell’ambito del progetto “Scuola & territorio”.
Inizialmente ci siamo scontrati con l’incredulità dei funzionari e dell’assessore, perché nessuno credeva che la scuola superiore di Rozzano e Opera, partita con poco più di 700 alunni, sarebbe cresciuta fino ai 1200 studenti di oggi.
Di questo processo di crescita siamo tutti quanti giustamente orgogliosi, perché il successo ce lo siamo guadagnato lavorando e – lasciatemelo sottolineare ancora una volta! – lavorando bene.
La crescita della popolazione studentesca ci ha costretto a ricorrere alla rotazione delle classi sulle aule e a utilizzare i locali di viale Liguria, superando con senso pratico, e soprattutto con buon senso e disponibilità, i disagi che ne derivavano.
Dobbiamo ringraziare quegli studenti che, di fronte ai continui rinvii della Provincia, sono andati a Milano dall’Assessore a rivendicare quanto ci spettava, ottenendo l’anticipazione di un anno del finanziamento dell’opera.
Adesso si tratterà di sopportare con pazienza gli inevitabili disagi che deriveranno dalla presenza del cantiere. Contiamo, come al solito, sull’intelligente disponibilità degli studenti, dei genitori, del personale e dei docenti: ma adesso pensiamo soprattutto a goderci questa soddisfazione perché ce la siamo meritata.