Le tre metamorfosi di F. Nietzsche

Ho da poco iniziato a leggere Così parlò Zarathustra di Nietzsche su indicazione della professoressa Acciavatti. Sono rimasta colpita dal primo discorso di Zarathustra, quello sulle tre metamorfosi. Ho visto che è già stato trattato un argomento filosofico (la quinta via di San Tommaso) e allora ne ho approfittato per scrivere anche io!

Riporto prima di tutto il testo:

Tre metamorfosi io vi nomino dello spirito: come lo spirito diventa cammello, e il cammello leone, e infine il leone fanciullo. Molte cose pesanti vi sono per lo spirito, lo spirito forte e paziente nel quale abita la venerazione: la sua forza anela verso le cose pesanti, più difficili a portare. Che cosa è gravoso? domanda lo spirito paziente e piega le ginocchia, come il cammello, e vuol essere ben caricato. Qual è la cosa più gravosa da portare, eroi? così chiede lo spirito paziente, affinché io la prenda su di me e possa rallegrarmi della mia robustezza. Non è forse questo: umiliarsi per far male alla propria alterigia? Far rilucere la propria follia per deridere la propria saggezza? Oppure è: separarsi dalla propria causa quando essa celebra la sua vittoria? Salire sulle cime dei monti per tentare il tentatore? Oppure è: nutrirsi delle ghiande e dell’erba della conoscenza e a causa della verità soffrire la fame dell’anima? Oppure è: essere ammalato e mandare a casa coloro che vogliono consolarti, e invece fare amicizia coi sordi, che mai odono ciò che tu vuoi? Oppure e: scendere nell’acqua sporca, purché sia l’acqua della verità, senza respingere rane fredde o caldi rospi? Oppure è: amare quelli che ci disprezzano e porgere la mano allo spettro quando ci vuol fare paura? Tutte queste cose, le più gravose da portare, lo spirito paziente prende su di sé: come il cammello che corre in fretta nel deserto sotto il suo carico, così corre anche lui nel suo deserto. Ma là dove il deserto è più solitario avviene la seconda metamorfosi: qui lo spirito diventa leone, egli vuol come preda la sua libertà ed essere signore nel proprio deserto. Qui cerca il suo ultimo signore: il nemico di lui e del suo ultimo dio vuol egli diventare, con il grande drago vuol egli combattere per la vittoria. Chi è il grande drago, che lo spirito non vuol più chiamare signore e dio? «Tu devi» si chiama il grande drago. Ma lo spirito del leone dice «io voglio». «Tu devi» gli sbarra il cammino, un rettile dalle squame scintillanti come l’oro, e su ogni squama splende a lettere d’oro «tu devi!». Valori millenari rilucono su queste squame e così parla il più possente dei draghi: «tutti i valori delle cose – risplendono su di me». «Tutti i valori sono già stati creati, e io sono – ogni valore creato. In verità non ha da essere più alcun “io voglio”!». così parla il drago. Fratelli, perché il leone è necessario allo spirito? Perché non basta la bestia da soma, che a tutto rinuncia ed è piena di venerazione? Creare valori nuovi – di ciò il leone non è ancora capace: ma crearsi la libertà per una nuova creazione – di questo è capace la potenza del leone. Crearsi la libertà e un no sacro anche verso il dovere: per questo, fratelli, è necessario il leone. Prendersi il diritto per valori nuovi – questo è il più terribile atto di prendere, per uno spirito paziente e venerante. In verità è un depredare per lui e il compito di una bestia da preda. Un tempo egli amava come la cosa più sacra il «tu devi»: ora è costretto a trovare illusione e arbitrio anche nelle cose più sacre, per predar via libertà dal suo amore: per questa rapina occorre il leone. Ma ditemi, fratelli, che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone era in grado di fare? Perché il leone rapace deve anche diventare un fanciullo? Innocenza è il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di sì. Si, per il giuoco della creazione, fratelli, occorre un sacro dire di sì: ora lo spirito vuole la sua volontà, il perduto per il mondo conquista per sé il suo mondo. Tre metamorfosi vi ho nominato dello spirito: come lo spirito divenne cammello, leone il cammello, e infine il leone fanciullo. così parlò Zarathustra.

Con queste tre metamorfosi Zarathustra (e quindi il filosofo) mira a far comprendere i passi per arrivare al Superuomo. Ma a mio parere i tre stadi coincidono con momenti della vita umana quotidiana. Quanto volte siamo stati cammelli, leoni o fanciulli?

6 commenti su “Le tre metamorfosi di F. Nietzsche”

  1. non ho letto il post, ma anche io sto per iniziare a leggere “così parlò Zarathustra” di Nietzsche.
    Una figura che mi affascina e che ha rivoluzionato il modo di pensare (forse secondo solo a Freud fra la seconda metà dell’800 e la prima del 900). Ho letto il brano “Dio è morto” da “così parlò Zarathustra”: non facendo filosofia probabilmente non potrò cogliere tutti gli aspetti di quel brano, ma l’idea del Superuomo e dell’irrazionalità mi piace!

  2. Da quando ho sentito parlare di Nietzsche mi è subito piaciuto.. e se devo essere sincera principalmente per la posizione nei confronti di Dio e della religione e per il concetto di Superuomo [che poi ho notato leggendo il mio libro di testo è meglio definirlo Oltreuomo].

  3. Anch’io lo sto leggendo! Ma non mi è mai piaciuto Nietzsche… E’ sempre esageratamente lapidario e deciso nelle sue posizioni. Ma il concetto della morte di Dio, a mio avviso, è affascinante e originale, molto più della nozione di Oltreuomo (anche se in un certo modo sono concetti consequenziali).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *