Guerra e Neve

Ragazzi, 89 messaggi per qualche fiocco di neve e solo 2 messaggi per le centinaia di missili che solcano i cieli di Israele e Gaza?

Immaginate che domani mattina alle 7.30 vi arrivi una telefonata dal Comune.

Ma non per dirvi che la scuola è chiusa.

Per dirvi che siete stati richiamati nell’esercito regolare per un’invasione di terra.

Dovete prepararvi e presentarvi alle 15.00 dello stesso giorno al vostro punto di raccolta.

Verificate l’equipaggiamento che avete nell’armadio della vostra stanza: zaino, mimetica, fucile mitragliatore.

Il tutto non ha lo stesso appeal della vostra Play Station, pesa maledettamente tanto e puzza di morte.

Verrete prelevati dai mezzi dell’esercito e non saprete quando e se tornerete a casa.

Solo qualche ora per dire ciao o addio alla vostra ragazza, ai vostri amici, alla vostra vita.

Molti giovani in medio oriente e nel mondo vivono così.

Non vi pare che siamo davvero fortunati a poterci lamentare per qualche fiocco di neve di troppo?

Buon 2009

Davide Currò
www.davidecurro.it

massacro in terra santa

Sabato 3 gennaio alle 15,30 in Piazza San Babila ci sarà una manifestazione in solidarietà con il popolo palestinese. Questo articolo è stato scritto nei giorni scorsi da Mustafa Barghouthi, un parlamentare che non fa parte dei 2 partiti maggiori, Hamas e Al Fatah.

Ramallah, 27 dicembre 2008.
Leggerò domani, sui vostri giornali, che a Gaza è finita la tregua.
Non era un assedio dunque, ma una forma di pace, quel campo di concentramento falciato dalla fame e dalla sete.
E da cosa dipende la differenza tra la pace e la guerra? Dalla ragioneria dei morti?
I bambini consumati dalla malnutrizione, a quale conto si addebitano?

Chi muore perché manca l’elettricità in sala operatoria muore di guerra o di pace?
Si chiama pace quando mancano i missili – ma come si chiama, quando manca tutto il resto?
E leggerò sui vostri giornali, domani, che tutto questo è solo un attacco preventivo, solo legittimo, inviolabile diritto di autodifesa.
La quarta potenza militare al mondo, i suoi muscoli nucleari contro razzi di latta, e cartapesta e disperazione. E mi sarà precisato naturalmente, che no, questo non è un attacco contro i civili – e d’altra parte, ma come potrebbe mai esserlo, se tre uomini che chiacchierano di Palestina, qui all’angolo della strada, sono per le leggi israeliane un nucleo di resistenza, e dunque un gruppo illegale, una forza combattente? – se nei documenti ufficiali siamo marchiati come entità nemica, e senza più il minimo argine etico, il cancro di Israele?
Se l’obiettivo è sradicare Hamas – tutto questo rafforza Hamas. Arrivate a bordo dei caccia a esportare la retorica della democrazia, a bordo dei caccia tornate poi a strangolare l’esercizio della democrazia – ma quale altra opzione rimane? Non lasciate che vi esploda addosso improvvisa.

Non è il fondamentalismo, a essere bombardato in questo momento, ma tutto quello che qui si oppone al fondamentalismo. Tutto quello che a questa ferocia indistinta non restituisce gratuito un odio uguale e contrario, ma una parola scalza di dialogo, la lucidità di ragionare il coraggio di disertare – non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l’altra Palestina, terza e diversa, mentre schiva missili stretta tra la complicità di Fatah e la miopia di Hamas. Stava per assassinarmi per autodifesa, ho dovuto assassinarlo per autodifesa – la racconteranno così, un giorno i sopravvissuti.

E leggerò sui vostri giornali, domani, che è impossibile qualsiasi processo di pace, gli israeliani, purtroppo, non hanno qualcuno con cui parlare. E effettivamente – e ma come potrebbero mai averlo, trincerati dietro otto metri di cemento di Muro? E soprattutto – perché mai dovrebbero averlo, se la Road Map è solo l’ennesima arma di distrazione di massa per l’opinione pubblica internazionale? Quattro pagine in cui a noi per esempio, si chiede di fermare gli attacchi terroristici, e in cambio, si dice, Israele non intraprenderà alcuna azione che possa minare la fiducia tra le parti, come – testuale – gli attacchi contro i civili. Assassinare civili non mina la fiducia, mina il diritto, è un crimine di guerra non una questione di cortesia.

E se Annapolis è un processo di pace, mentre l’unica mappa che procede sono qui intanto le terre confiscate, gli ulivi spianati le case demolite, gli insediamenti allargati – perché allora non è processo di pace la proposta saudita? La fine dell’occupazione, in cambio del riconoscimento da parte di tutti gli stati arabi. Possiamo avere se non altro un segno di reazione?
Qualcuno, lì, per caso ascolta, dall’altro lato del Muro?

Ma sto qui a raccontarvi vento. Perché leggerò solo un rigo domani, sui vostri giornali e solo domani, poi leggerò solo, ancora, l’indifferenza.
Ed è solo questo che sento, mentre gli F16 sorvolano la mia solitudine, verso centinaia di danni collaterali che io conosco nome a nome, vita a vita – solo una vertigine di infinito abbandono e smarrimento. Europei, americani e anche gli arabi – perché dove è finita la sovranità egiziana, al varco di Rafah, la morale egiziana, al sigillo di Rafah? – siamo semplicemente soli. Sfilate qui, delegazione dopo delegazione – e parlando, avrebbe detto Garcia Lorca, le parole restano nell’aria, come sugheri sull’acqua. Offrite aiuti umanitari, ma non siamo mendicanti, vogliamo dignità libertà, frontiere aperte, non chiediamo favori, rivendichiamo diritti. E invece arrivate, indignati e partecipi, domandate cosa potete fare per noi. Una scuola?, una clinica forse? delle borse di studio? E tentiamo ogni volta di convincervi – no, non la generosa solidarietà, insegnava Bobbio, solo la severa giustizia – sanzioni, sanzioni contro Israele. Ma rispondete – e neutrali ogni volta, e dunque partecipi dello squilibrio, partigiani dei vincitori – no, sarebbe antisemita.
Ma chi è più antisemita, chi ha viziato Israele passo a passo per sessant’anni, fino a sfigurarlo nel paese più pericoloso al mondo per gli ebrei, o chi lo avverte che un Muro marca un ghetto da entrambi i lati?

Rileggere Hannah Arendt è forse antisemita, oggi che siamo noi palestinesi la sua schiuma della terra, è antisemita tornare a illuminare le sue pagine sul potere e la violenza, sull’ultima razza soggetta al colonialismo britannico, che sarebbero stati infine gli inglesi stessi? No, non è antisemitismo, ma l’esatto opposto, sostenere i tanti israeliani che tentano di scampare a una nakbah chiamata sionismo. Perché non è un attacco contro il terrorismo, questo, ma contro l’altro Israele, terzo e diverso, mentre schiva il pensiero unico stretto tra la complicità della sinistra e la miopia della destra.
So quello che leggerò, domani, sui vostri giornali. Ma nessuna autodifesa, nessuna esigenza di sicurezza. Tutto questo si chiama solo apartheid – e genocidio. Perché non importa che le politiche israeliane, tecnicamente, calzino oppure no al millimetro le definizioni delicatamente cesellate dal diritto internazionale, il suo aristocratico formalismo, la sua pretesa oggettività non sono che l’ennesimo collateralismo, qui, che asseconda e moltiplica la forza dei vincitori.

La benzina di questi aerei è la vostra neutralità, è il vostro silenzio, il suono di queste esplosioni.
Qualcuno si sentì berlinese, davanti a un altro Muro.
Quanti altri morti, per sentirvi cittadini di Gaza?

Antigone

Venerdì 19 in via Bellagio a Milano è andata in scena l’opera Antigone. L’idea di questo spettacolo viene dalla compagnia teatrale Puntozero, che decise di dedicarsi al teatro sociale collaborando con i ragazzi del Beccaria. Questo progetto è in atto dal 7 Novembre, ma per vari motivi, come sciopero dei mezzi o a causa della neve, abbiamo sempre rinviato l’incontro fino appunto a venerdì scorso, quando finalmente siamo riusciti ad andare: tutto senza intoppi.

A differenza di quello che molti possono pensare di un’opera classica come Antigone, è stato inveceuno spettacolo molto particolare con anche l’uso di costumi o recite insolite rispetto a questo tipo di scene. Appena si entrava in sala si notava infatti il palco inclinato, da cui poi si aprirono anche delle botole, o anche i vestiti indossati dagli attori, formati dalla parte superiore,che ricopriva il busto con dello spago intrecciato e cucito ai ferri, e quella inferiore da un paio di pantaloni di seta, che metteva in contrapposizione i due diversi materiali impiegati. Molto distintivo era anche la scelta musicale di sottofondo, molto ampia e particolare che si adattava perfettamente con gli eventi.

Non so se lo rifaranno ancora, ma se siete interessati vi consiglio di informarvi perché è veramente particolare e bello sotto tutti i punti di vista.

Auguri

Eh sì, dopo i soliti auguri in classe e dopo il fantastico “Corteo Natalizio” improvvisato oggi, mi sembravano d’obbligo porgere i miei più sentiti auguri di buone feste anche a tutti voi che frequentate questo blog. Dagli studenti al Preside, passando per gli ex-studenti, i professori e gli esterni alla scuola.

Auguri a tutti!!

Un augurio particolare al mio compagno Joaquin. Ti stimo Cotechinho 🙂

Tra qualche giorno è Natale…

babbo natale con asinello, animazione
Tra qualche giorno sarà Natale, tutti pazzi per le spese, nonostante la fantomatica crisi di recessione, di cui tanto parlano i media, a vuotare le saccocce siamo sempre pronti. Da qualche anno va di moda regalare l’intervento di chirurgia estetica, il simpatico presente natalizio trova tra i suoi fautori molti genitori, che per l’occasione pagano la fattura per il rifacimento dell’impianto mammario delle figliole. Che soddisfazione trovare sotto l’albero due belle tette di silicone, attenzione però agli aghi dell’abete. Se invece preferite regalare qualcosa di più corposo, e se volete prendere due piccioni con una fava, potete acquistare il pacchetto famiglia, ovvero: una bella liposuzione per la moglie, che negli ultimi anni si è scofanata troppi panettoni, così da eliminare il superfluo, e ciò che avanza alla moglie lo usiamo per andare ad integrare le tette della figlia, bella idea no? Rimane tutto in famiglia e si risparmia un po’, in tempi di crisi non si butta via nulla. Veniamo ora ai regali per i maschietti, nella hit-list troviamo una bella serata al night o un bel incontro a luci rosse, di solito lo regala il papà, anche qui esistono dei pacchetti ad hoc, ma non scenderei nei particolari. Non ci si può fermare qui, il regalo ai genitori ?si sa- va fatto. Ed ecco che le fantasie si spengono, come ogni anno, dopo aver girato in lungo e in largo, i regali sono sempre gli stessi. Alla fine entriamo al centro commerciale, e senza addentrarci più di tanto nei reparti, infatti ci si ferma proprio davanti all’entrata dove c’è di tutto di più ammassato nei cestoni di ferro, le fantastiche ideone per i regali natalizi. Al papà confezione in plastica contenente: profumo, dopobarba ed un altro tubetto che non si capisce mai cosa cavolo ci sia dentro. Ovviamente il profumo è quello sfigatissimo che non compra nessuno, quello all’essenza di crisantemo. Per la mamma un classico, un libro di alta cucina, ma quest’anno prendiamo quello dei dolci, visto che è l’unico che manca alla collezione del “Cucchiaio d’Argento”, quarantasei libri di cucina, intonsi, vergini, mai usati occupano tutta la credenza, ed ovviamente ci stanno solo quelli. Per il pranzo di Natale quindi ci si aspetta un sacco di manicaretti, e invece niente, nonostante i 499? di collezione del “Cucchiaio d’Argento” a Natale il menù è fisso. Si comincia con gli antipasti, tartine confezionate formato famiglia, per intenderci quelle con la maionese bianca, che non ho mai capito dove cavolo la trovino, salumi misti serviti direttamente nelle vaschette usa e getta, Crodino rigorosamente da bere a canna nella bottiglina di vetro. Passiamo al primo, lasagne Buitoni congelate e pronte in 15 minuti di forno, non è vero! Ce ne vogliono almeno 30 di minuti perché si sciolga la besciamella. Il secondo è un classico, arrosto già confezionato, condito e con patate incorporate, lo si trova al supermercato, al banco “Pronti e via”. Il dolce per tradizione è il panettone, sotto l’albero ce ne sono 18, mandorlato, nocciolato, cioccolato, granellato farcito, impanato e con qualsiasi altra fantasia, e tua mamma quale apre? Quello con l’uvetta e i canditi che non lo mangia nessuno, e lei fa le fette da mezzo chilo l’una. Finisce il pranzo ed incominciano ad arrivare i parenti, la prima ad arrivare è la zia, quella sposata da vent’anni e senza figli. Ti porta il regalo, ed ovviamente anche il diciannovesimo panettone. Apri il regalo, è un pigiama, il pigiama a quadri no! Ne ho cinque uguali e non ne metto neanche uno perché pizzicano! Mi da fastidio la lana, lo sa, ma lei è stronza e te lo regala comunque. Tutti gli altri zii ti regalano vestiti, ma non quelli che piacciono a te, ti regalano tutti vestiti rigorosamente in lana urticante. Ma il migliore è lui, è tuo zio ma siete quasi coetanei, apre il portafoglio e ti caccia in tasca un bel bigliettone verde e ti dice: “così ti prendi quello che vuoi”, magnifico zio. Tra un regalo e l’altro si fa sera, i parenti corrono a casa per rimpinzarsi con gli avanzi del pranzo. Raccogli i regali, ed inizi a dividere quelli buoni e quelli da riciclare, perche i regali che non ti piacciono li ricicli. Nel frattempo la mamma sistema i panettoni sotto l’albero, ma la pigna dei panettoni è più alta e quindi formano la piramide di Cheope, li mangerò a colazione fino a Pasqua, perché da Pasqua in poi si va di colomba.

Buon Natale a tutti.

“Fatti il nome vai a rubare”

11/12 “toc toc” “chi è?”

– “FBI apra la porta”

Così inizia la lunga mattina di Bernard Madoff, un imprenditore statunitense, un simpatico settantenne che è riuscito a truffare banche e investitori istituzionali per circa 50 miliardi di dollari.

Madoff nasce a New York il 29 aprile 1938, lavora come bagnino a Long Island (spiaggia dei facoltosi statunitensi) e, incontrando le persone giuste, inizia negli anni sessanta un attività come broker. Crea una sua società la Bernard Madoff Investement Securities che cresce molto velocemente, l’ex bagnino ci sa fare… convince proprio tutti, inizia a essere conosciuto e stimato da tutta la comunità finanziaria, assume cariche nelle più importanti istituzioni culturali della città alla Sy Syms School of Business della Yeshiva University, al New York City Center e diventa membro del Cultural Institutions Group. Bernard ci sa fare con tutti, è spigliato, non sbaglia un investimento, riesce a diventare presidente del Nasdaq, listino dei titoli tecnologici statunitensi negli anni del “boom dei tecnologici”. La capacità di Bernard è proprio questa convincere tutti a fidarsi di lui, crea un hedge funds che rende il 10% l’anno indipendentemente da quello che fa la borsa, cosa alquanto difficile e rara perchè mediamente i rendimenti di un fondo sono la metà del suo; Inizia a prendere soldi dalle banche statunitense, londinesi, italiane, da investitori istituzionali, tutti vogliono il 10% l’anno fisso e nessuno si preoccupa come sia possibile, perchè il fondo lo gestisce Madoff vuoi che non ce la fa?

Testate giornalistiche esordiscono con “LA TRUFFA DEL SECOLO”

È incredibile quest’uomo riesce a rubare 50 miliardi di dollari con una catena di Sant’Antonio ideata per truffare i clienti con un sistema di piramidi finanziarie. Tale sistema è detto anche schema Ponzi, dal nome del suo ideatore Charles Ponzi; il signor Madoff prometteva il 10% l’anno d’ interesse, che riusciva a dare fino a che c’erano nuovi clienti che investivano e con i loro soldi pagava l’interesse dei vecchi clienti. Una semplicissima catena i nuovi arrivati finanziano i vecchi, quando i nuovi e i vecchi richiedono i soldi perchè c’è crisi di liquidità si verifica il CRAC. Era così difficile capire per i massimi sistemi di sicurezza della SEC che Madoff stava facendo una truffa? Visto che tutti i suoi concorrenti e gli analisti degli alti palazzoni di wall street continuavano a dire che i suoi risultati erano alquanto sospetti e a dir poco impossibili. Visto che dicono che in Italia facciamo i furbi e in America i controlli finanziari funzionano, guardate che bello scherzetto vi ha preparato Madoff.

E’ propio vero: una volta che ti sei fatto il nome puoi fare qualsiasi cosa, la cosa “divertente” è che non truffa il vecchietto facendogli fare investimenti rischiosi o gli vende le obbligazioni argentine facendogli perdere i suoi soldi, Madoff riesce a prendersi i soldoni dalle banche leggete qui:

Le società coinvolte nel crack di Madoff
società importo in fonte
Fairfield Greenwich Group 7,5 miliardi Comunicato sociale
Banco Santander 3,1 miliardi El Pais
Kingate Management 2,5 miliardi Bloomerg News
Access international Advisors 1,8 miliardi Bloomberg
Ascot Partners 1,8 miliardi Wsj/Bloomberg
Fortis 1,4 miliardi Comunicato sociale
Hsbc Holding 1 miliardo Financial Times
Tremont CapitaI Management 1 miliardo Wsj
Benhassat & Cie 935 milioni Le Temps/Reuters
Union Bancaire Privée 850 milioni Le Temps
Natixis 600 milioni Comunicato sociale
Royal Bank of Scotland 600 milioni Variety
Bnp Paribas 470 milioni Wsj
Fix Asset Management 400 milioni Comunicato sociale
Man Group 360 milioni Comunicato sociale
Reichmuth Matterhorn 327 milioni Le Temps
Nomura 303 milioni Wsj
Pioneer Alternative Investments 280 milioni Bloomberg
Maxam Capitai Management 280 milioni Wsj
Eim Group 230 milioni Le Temps/Wsj
Carland Ruth Shapiro Family 145 milioni Boston Globe
M&B CapitaI Partners 137,4 milioni El Mundo
Dexia 116,3 milioni Comunicato sociale
UniCredit 75 milioni MarketWatch

Parliamo di 50 miliardi di dollari, sarà pure uno dei più grandi truffatori del mondo, ma resta il fatto che è un GENIO.

Autogestione – Cogestione.

Salve!

Sono nuova di qui e vorrei richiamare l’attenzione dei rappresentanti d’Istituto o di chiunque voglia rispondermi in modo esauriente…

Prima di tutto, perchè da due anni a questa parte non si fa più autogestione quando è una cosa normale in tutte le altre scuole milanesi e non?

Ed avrei poi un ulteriore domanda, dato che i nostri rappresentanti vorrebbero indire una cogestione…

Esattamente di cosa si tratta?

E’ una buffonata discutere di argomenti di vario genere alla presenza di professori.

E’ la brutta copia dell’autogestione, giusto per sospendere le lezioni per qualche giorno.

L’essenza dell’autogestione sta nella parola stessa: AUTO – GESTiONE!

Noi in prima persona dobbiamo gestirci!

Con i professori discutiamo (e fin troppo) ogni singolo dì.

Con questo saluto e rimango in attesa di una risposta che possa soddisfare le mie curiostà.

Il tasso alcolemico

Ho appena appreso dal TG1 l’esistenza di una proposta di legge per abbassare il tasso alcolemico consentito per chi è alla guida dallo 0,5 allo 0,2. Motivazione: troppi incidenti causati da pirati della strada ubriachi. Adesso anche una birra diventerà troppo.

Io sono dell’idea che, se già non si riesce a fare rispettare lo 0,5, una proposta di legge del genere sia assurda.
Diciamocela tutta…le stragi nelle strade non vengono causate da chi ha in corpo un tasso alcolemico pari allo 0,6. Vengono causate da chi guida UBRIACO. Non ho mai sentito di una “strage del sabato sera” provocata da un guidatore che ha bevuto 3 bicchieri di vino anzichè 2.
Con una proposta di legge del genere non diminuiranno mai i pirati della strada. Uno che si ubriaca non bada certo al tasso alcolemico consentito: beve come una spugna e poi si mette alla guida.
Non si combattono così gli incidenti stradali.
L’unico risultato che verrà ottenuto sarà il pagamento di più multe e il ritiro di più patenti.

Non sarebbe più logico istituire il reato di omicidio volontario per questi casi e dare almeno 10 anni di galera? Non sarebbe più logico garantire una certezza della pena per chi commette questo reato? Non sarebbe più logico dare una “multina” a chi supera di poco il consentito e indebitare fino al collo chi viene beccato ubriaco alla guida?

L’ideale sarebbe non bere proprio, certo. Se è per questo l’ideale sarebbe anche pagare le tasse, ma mica lo fanno tutti.

E voi? Che ne pensate?